Non profit

Il sociale? Parlerà in radio

Inchieste e servizi, mirati al mondo del volontariato e del non profit. Questa la nuova frontiera della radiofonia italiana. Parola di neo consigliere della Rai. Che in questa intervista svela i pian

di Giampaolo Cerri

Alberto Contri, ex-presidente dell?associazione dei pubblicitari italiani, o meglio, past-president come tiene a precisare lui, siede da un paio di mesi nel consiglio di amministrazione della Rai. I bene informati dicono che quella di Contri sia stata l?unica nomina non ?ulivista? delle cinque.
Contri, come aprire questa Rai al sociale?
Credo che la sensibilità al sociale sia molto presente in questo Consiglio, per il fatto stesso che la riflessione sul servizio pubblico ha delle connessioni automatiche con tutto quello che è sociale. Certo, bisogna vedere cosa si intende: si può considerare sociale qualsiasi forma di elevazione della cultura, oppure temi che riguardano il rapporto con i cittadini.
Prendiamo il sociale rappresentato dall?associazionismo e dal non profit…
Questa è una presenza sempre maggiore nella società, sia per quel che riguarda il volontariato sia per la crescita enorme delle associazioni non-profit. È un?area da sviluppare: la Rai non può che esserne interessata.
Il Segretariato sociale, in questo, che ruolo avrà?
Sicuramente accresciuto, soprattutto nella forma di rapporto con gli utenti. E? un punto da sostenere in modo particolare.
Potrebbe essere un?area di programmazione in cui rilanciare la radiofonia?
Oggi la radio è un mezzo sottoutilizzato rispetto a questi obiettivi, mentre sarebbe uno strumento efficacissimo. La radio potrebbe dare molti spunti per una programmazione veramente sociale, di servizio. E quando dico di servizio, non intendo programmi noiosi, ma trasmissioni accattivanti e intelligenti, che sappiano catturare nuovi ascoltatori.
Veniamo proprio alla tv e al rapporto con i bambini. Ci sono programmi Rai, come Cronaca in diretta che, a metà pomeriggio, propongono argomenti scabrosi o violenti, con grande disinvoltura.
Vogliamo arrivare a determinare comportamenti generali. E questo accade anche quando gli incidenti di percorso derivano magari da scelte a noi precedenti. Proprio in occasione delle polemiche sorte intorno a ?Cronaca in diretta? abbiamo deciso di riesaminare tutti i codici esistenti, credo ce ne siano 11 o 12 fra autoregolamentazioni, fasce protette ecc. I consiglieri Gamaleri ed Emiliani ci stanno lavorando, per cercare di arrivare ad un testo unico. Perché spesso questi codici sono inapplicabili. Come l?ultimo.
Cosa risponde a chi vi chiede di dedicare un?intera rete all?infanzia?
Che vorremmo aumentare la programmazione dedicata ai bambini e ai ragazzi. Lo sviluppo della tecnologia ci può aiutare: con il digitale potremmo realizzare altre reti tematiche – anche gratuite – che potrebbero servire a questo scopo. E? pensabile che, in capo ad un anno, un anno e mezzo, i programmi di RaiSat siano raggiungibili da molte più persone. Non sono evidentemente d?accordo con coloro che chiedono di dedicare interamente una delle attuali reti ai più piccoli. L?idea può essere buona, ma non in questo contesto e con queste frequenze.
Un suo predecessore, il professor Menduni, sta riproponendo in questi giorni la dieta-punti televisiva per i bambini. Dato un monte giornaliero, i programmi ?scemi? pesano molto, quelli ?educativi? pochissimo. Che ne pensa?
Tutto ciò che spinge, grandi o piccini, a guardare la programmazione di qualità è interessante. La qualità però ha il suo prezzo. Se per ipotesi volessimo realizzare programmi ?alla Piero Angela? sull?educazione civica costerebbero il triplo degli altri. Rendiamoci conto che un servizio pubblico fatto così, costerà molto di più di quello che si fa oggi.

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