Welfare

Il sociale ha preso il volo

Da Nord a Sud, viaggio nelle buone pratiche messe in campo da giunte e consigli

di Francesco Dente

Famiglia, immigrazione, non autosufficienza.
Il quinquennio appena trascorso è stato il primo vero banco di prova
del federalismo in tema
di welfare. Ecco dove
(e su quali temi)
le Regioni si sono mosse
da protagoniste
Il quinquennio che si chiude con il voto del 28 e 29 marzo ha rappresentato per le politiche di welfare locale un importante giro di boa. Le 13 legislature agli sgoccioli hanno coinciso infatti con l’entrata a regime, dopo il rodaggio nella precedente legislatura regionale, della riforma costituzionale del 2001 che assegna alle Regioni la competenza esclusiva sull’assistenza sociale. I territori infatti, una volta disegnata l’architettura dei sistemi di welfare negli anni 2000-2005, si sono mossi da protagonisti delle politiche sociali. Non più semplici esecutori o snodo dello smistamento delle risorse fra centro e periferia, ma soggetti ideatori, attuatori e valutatori del welfare locale.

Competizione emulativa
La strada da percorrere, specie fra Nord e Sud, è tuttavia ancora lunga. C’è però un dato interessante da registrare. Sembra essere scattata una sorta di emulazione che moltiplica gli interventi di welfare regionale: basti pensare ai fondi per la non autosufficienza. Vita parte proprio da un provvedimento ormai diffuso, il fondo in favore dei familiari di vittime sul lavoro, per elencare una serie di best practices delle t13 Regioni che rinnoveranno le proprie assemblee. Piccoli interventi, in alcuni casi, ma innovativi. Come quello calabrese, che prevede l’assegnazione del contributo sia ai familiari di lavoratori morti (o rimasti invalidi) sul lavoro sia di giovani impegnati nel servizio civile. La Basilicata, risaliamo la penisola, ha introdotto invece una misura utile per le persone disabili: nell’ambito del Piano casa sulle volumetrie ha dato il via libera agli interventi straordinari, in deroga agli strumenti urbanistici, per il riutilizzo dei piani terra delle abitazioni per realizzare alloggi per i soggetti individuati dalla legge 104/92.

Immigrazione e bullismo
Fiore all’occhiello della legislatura della Campania è la nuova legge sull’immigrazione. Dopo 16 anni, la Regione guidata da Bassolino ha rivisto la normativa sull’accoglienza e l’inclusione dei cittadini stranieri equiparando, con la legge numero 6 approvata lo scorso gennaio, il sistema di tutela e di garanzia degli italiani e degli immigrati.
Spostandoci sull’Adriatico, in Puglia, un provvedimento particolarmente innovativo preso durante la legislatura Vendola è stato quello sulle attività di volontariato “irrogate” agli studenti superiori che hanno compiuto atti di bullismo. Il protocollo d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale e i Centri di servizio al volontariato prevede infatti l’impegno nel terzo settore per un periodo da uno a tre mesi in caso di sospensione dalla scuola. Le Marche, nel settore delle politiche giovanili, hanno patrocinato la campagna «Fun no flash» sulla sicurezza e il divertimento responsabile. La particolarità è consistita nel coinvolgimento di decine di locali del divertimento, tv locali e soprattutto radio.

Mafia e crisi
Spostandoci al Centro Italia, l’Umbria, poco prima della chiusura della legislatura, ha licenziato la legge sulla famiglia che stanzia più di 3 milioni per i nuclei in condizioni di grave disagio. Il provvedimento, questa la peculiarità, trae origine da una proposta di iniziativa popolare sostenuta da 12mila firme: un fatto inconsueto nel panorama normativo italiano. Dalla famiglia all’usura. Il Lazio, che a luglio scorso contava 328 beni confiscati alla criminalità, è stato la prima Regione a istituire l’Agenzia per la gestione degli immobili sottratti alle mafie. Ha introdotto, in particolare, un fondo di rotazione per l’estinzione delle ipoteche e uno per consentire l’accesso al credito dei destinatari dei beni, fra cui gli enti non profit.
Ma il quinquennio 2005-2010, non va dimenticato, è stato segnato anche dall’irrompere della crisi economica. Il terzo settore, nell’ultimo biennio, complice il taglio dei fondi sociali statali, ha sofferto non poco. La Toscana è scesa al fianco delle cooperative sociali approvando, sulla base di un’intesa sulla quota sanitaria pro capite nelle Rsa, un protocollo che fissa gli incrementi contrattuali da assicurare nella ricontrattazione territoriale ai lavoratori del privato sociale.

Anziani, famiglia, scuola
Impegno record, invece, per l’Emilia Romagna sul fronte della non autosufficienza. Le risorse destinate nel 2009 agli oneri sanitari per case protette, Rsa, centri diurni, assistenza domiciliare integrata, assegno di cura per gli anziani e per le gravi disabilità hanno toccato i 420 milioni di euro (contro i 400 stanziati dal governo nello stesso anno per l’intero Paese). Anziani e famiglia sono stati due pilastri anche del welfare Veneto. La Giunta Galan ha ideato il progetto pilota «Marchio Famiglia» che premia chi promuove la famiglia con progetti mirati o interventi di prezzo.
Passando a Nord-Ovest e al settore istruzione, c’è da segnalare la “dote scuola” introdotta in Lombardia che unifica in un’unica erogazione (anticipata) il complesso delle risorse su cui può contare uno studente: assegni, borse di studio, fondo per l’acquisto dei libri di testo. Uno strumento, la dote, che mira a superare il tradizionale distacco tra attribuzione delle risorse e erogazione dei servizi e a favorire la libera scelta delle famiglie.
Penultima Regione di questo tour fra gli interventi regionali più innovativi nel sociale è il Piemonte. La Regione guidata da Mercedes Bresso ha approvato in “zona Cesarini” il testo unico sull’edilizia sociale che introduce numerose novità: dal mutuo sociale per l’acquisto della casa all’apertura alle famiglie di fatto, dalla modifica dei criteri di residenza richiesti agli italiani e agli stranieri (tre anni) all’esclusione dal calcolo dell’Isee della badante che assiste gli anziani. Infine, la Liguria. Il cantiere delle politiche di welfare della Giunta Burlando non ha mai interrotto i lavori nell’ultimo quinquennio, specie nel settore degli anziani e giovani. Fra le misure più innovative val la pena segnalarne una a metà strada fra sanità e sociale: Dottor Sorriso. La Liguria ha disciplinato infatti la figura del “tecnico qualificato nelle arti delle clownerie” per l’assistenza in corsia a piccoli e anziani.

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