Welfare
Il sociale ha preso il volo
Da Nord a Sud, viaggio nelle buone pratiche messe in campo da giunte e consigli
Famiglia, immigrazione, non autosufficienza.
Il quinquennio appena trascorso è stato il primo vero banco di prova
del federalismo in tema
di welfare. Ecco dove
(e su quali temi)
le Regioni si sono mosse
da protagoniste
Il quinquennio che si chiude con il voto del 28 e 29 marzo ha rappresentato per le politiche di welfare locale un importante giro di boa. Le 13 legislature agli sgoccioli hanno coinciso infatti con l’entrata a regime, dopo il rodaggio nella precedente legislatura regionale, della riforma costituzionale del 2001 che assegna alle Regioni la competenza esclusiva sull’assistenza sociale. I territori infatti, una volta disegnata l’architettura dei sistemi di welfare negli anni 2000-2005, si sono mossi da protagonisti delle politiche sociali. Non più semplici esecutori o snodo dello smistamento delle risorse fra centro e periferia, ma soggetti ideatori, attuatori e valutatori del welfare locale.
Spostandoci sull’Adriatico, in Puglia, un provvedimento particolarmente innovativo preso durante la legislatura Vendola è stato quello sulle attività di volontariato “irrogate” agli studenti superiori che hanno compiuto atti di bullismo. Il protocollo d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale e i Centri di servizio al volontariato prevede infatti l’impegno nel terzo settore per un periodo da uno a tre mesi in caso di sospensione dalla scuola. Le Marche, nel settore delle politiche giovanili, hanno patrocinato la campagna «Fun no flash» sulla sicurezza e il divertimento responsabile. La particolarità è consistita nel coinvolgimento di decine di locali del divertimento, tv locali e soprattutto radio.
Ma il quinquennio 2005-2010, non va dimenticato, è stato segnato anche dall’irrompere della crisi economica. Il terzo settore, nell’ultimo biennio, complice il taglio dei fondi sociali statali, ha sofferto non poco. La Toscana è scesa al fianco delle cooperative sociali approvando, sulla base di un’intesa sulla quota sanitaria pro capite nelle Rsa, un protocollo che fissa gli incrementi contrattuali da assicurare nella ricontrattazione territoriale ai lavoratori del privato sociale.
Passando a Nord-Ovest e al settore istruzione, c’è da segnalare la “dote scuola” introdotta in Lombardia che unifica in un’unica erogazione (anticipata) il complesso delle risorse su cui può contare uno studente: assegni, borse di studio, fondo per l’acquisto dei libri di testo. Uno strumento, la dote, che mira a superare il tradizionale distacco tra attribuzione delle risorse e erogazione dei servizi e a favorire la libera scelta delle famiglie.
Penultima Regione di questo tour fra gli interventi regionali più innovativi nel sociale è il Piemonte. La Regione guidata da Mercedes Bresso ha approvato in “zona Cesarini” il testo unico sull’edilizia sociale che introduce numerose novità: dal mutuo sociale per l’acquisto della casa all’apertura alle famiglie di fatto, dalla modifica dei criteri di residenza richiesti agli italiani e agli stranieri (tre anni) all’esclusione dal calcolo dell’Isee della badante che assiste gli anziani. Infine, la Liguria. Il cantiere delle politiche di welfare della Giunta Burlando non ha mai interrotto i lavori nell’ultimo quinquennio, specie nel settore degli anziani e giovani. Fra le misure più innovative val la pena segnalarne una a metà strada fra sanità e sociale: Dottor Sorriso. La Liguria ha disciplinato infatti la figura del “tecnico qualificato nelle arti delle clownerie” per l’assistenza in corsia a piccoli e anziani.
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