Politica
Il sociale a palazzo,poltroncine a gogò
Inchiesta L'incredibile proliferazione di commissioni e di osservatori
di Redazione
L’Osservatorio nazionale contro le molestie e la violenza ed il Forum permanente sulla violenza alle donne, voluti dal ministro Barbara Pollastrini, sono gli ultimi nati. Vanno ad aggiungersi a una foresta intricata di commissioni, consulte e osservatori. Quanto utili, nessuno lo sa. Elenchi di esperti qualificati, di accademici insigni, di bravi operatori che con dedizione (e per lo più in forma volontaria) si occupano di problemi seri. Una fabbrica di piani, pareri, relazioni. Spesso destinati a divenire voci che risuonano nel deserto ma permettono di dire «Sì, ce ne stiamo occupando. Stiamo studiando il fenomeno».
Un giro un po’ lungo per arrivare a scrivere un piano. Ma finché si tratta di questo (cioè in pratica, spesso), di un libro dei sogni, pazienza. Ma quando il tema è la pedofilia? Ovviamente presso il ministero dell’Interno esistono strutture specificamente individuate e addestrate. C’è pure un coordinamento dei prefetti. A livello interministeriale, poi, è attivo il Comitato di coordinamento per la lotta alla pedofilia (coinvolge anche i ministeri Giustizia e Comunicazioni). Per rendere più “efficace” la lotta, nel 2006 sono stati creati l’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e pornografia minorile (presso il ministero Bindi) e il Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia sulla rete internet, alle dipendenze del ministro Amato.
Mentre l’Osservatorio deve, secondo la legge istitutiva (la 38 del 6 febbraio 2006) «acquisire e monitorare i dati e le informazioni relativi alle attività svolte da tutte le pubbliche amministrazioni» (con apposita banca dati), un po’ a sorpresa il compito di comunicare «elementi informativi e dati statistici» per la stesura del Piano nazionale di contrasto spetta al Centro.
Regole condivise per la composizione di questi satelliti del potere centrale, non ce ne sono. Ma la questione non è solo capire come si formano. È anche comprendere se sono collegate, se si parlano. Se sono capaci di fare rete oppure se si abbarbicano su se stesse.
Prendete il problema delle dipendenze. Anche qui sette istituti di cui sei fanno capo al ministero della Solidarietà sociale. Elencandoli secondo la data di costituzione si ha chiara idea della loro efficacia: Osservatorio per la verifica dell’andamento del fenomeno delle droghe e delle tossicodipendenze, che risale al 1990 e a cui si affianca un Comitato scientifico; Consulta degli esperti e degli operatori sociali sulle tossicodipendenze (1990) che deve contribuire alle decisioni del Comitato nazionale di coordinamento per l’azione antidroga; Consulta nazionale sull’alcol e sui problemi alcolcorrelati (2001); Osservatorio per il disagio giovanile legato alle dipendenze (2006); Commissione consultiva sulle dipendenze patologiche (2007). E la produttività? Anche qui non c’è una costante. Si va dalla Commissione nazionale per le cure primarie e l’integrazione socio-sanitaria, costituita dal ministro Turco il 6 febbraio, che non pare troppo attiva (si è riunita per la prima volta alla fine di novembre!) alla Consulta interreligiosa giovanile che sta macinando convocazioni formali e appuntamenti informali: i 16 componenti stanno elaborando il loro terzo documento…
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