Welfare

Il Social Eating del caffè Meletti di Ascoli Piceno


È uno dei caffè storici più celebri e più belli d’Italia che per anni ha vissuto una crisi di gestione. Fino all'intervento della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli che lo ha trasfromato da semplice esercizio commerciale a strumento per la crescita sociale della comunità locale

di Giuseppe Frangi

È uno dei caffè storici più celebri e più belli d’Italia. Si affaccia sulla meravigliosa piazza del Popolo di Ascoli. Venne inaugurato il 18 maggio 1907 quando Silvio Meletti, industriale produttore di liquori acquistò la palazzina ad un’asta pubblica. Divenuto proprietario decise di destinare l’edificio all'apertura di un elegante bar nel cuore della città, acquistando presto una fama che travalicava i confini di Ascoli: divenne spesso set per film di registi italiani. Pietro Germi ad esempio lo scelse per ambientare “Alfredo Alfredo”. Nel 1981 venne dichiarato Locale di interesse storico e artistico dal ministero dei Beni Culturali e Ambientali. Ma in quegli anni la gestione entrò in crisi, arrivando alla chiusura del locale. Così è intervenuta la Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli, per volontà diretta del presidente Vincenzo Marini Marini, che nel 1996 ha acquistato il locale. Nel 1998 c’è stata l’attesa riapertura, raggiunta però a caro prezzo: ben 2,2 milioni di euro di erogazioni sottratti dal 2008 al 2015 alle attività sociali – e quindi tolti alla parte debole della società per garantire la conduzione dello storico Caffè. Da qui la necessità di dare una svolta. La Fondazione decide di puntare, tre anni fa, sull’attività di ristorazione, e sulla gestione diretta per il tramite della società strumentale Caffè Meletti Srl.


Da istituzione e salotto delle idee, per anni sede del sodalizio dei notabili della città e rara espressione del liberty nelle Marche, il Caffè Meletti sta divenendo, in virtù della nuova vision, strumento per la crescita sociale della comunità locale. Da palcoscenico accessibile a pochi a strumento per la crescita sociale di tutta la comunità locale.

La trasformazione, che vede all’opera il nuovo consiglio di amministra- zione composto dal segretario generale, Fabrizio Zappasodi, e da due dipendenti della Fondazione, Marco Perosa e Stefano Amadio, è attualmente in atto e segue due semplici direttrici: la valorizzazione dei prodotti e delle eccellenze del territorio (tipicità, musica, cultura, artigianato con il lancio della prima raccolta di ceramiche d’autore Caffè Meletti) e la partnership, sempre più consolidata, con le organizzazioni di Terzo settore presenti nella provincia. Il tentativo, confortato dal conto economico che ha segnato nel secondo semestre 2015 una svolta decisiva, è quello di coinvolgere tutta la comunità locale.

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Così il ristorante del Caffè, guidato dal giovane e promettente chef marchigiano Roberto Di Sante, propone piatti gourmet costruiti su prodotti rigorosamente locali: frutta, verdura, carni, olio, vino, formaggi, miele, farina, passate di pomodoro. Tutto a chilometro zero e, in gran parte, frutto di progetti realizzati da organizzazioni non profit del territorio che danno impiego a disabili fisici e sociali. Ogni mese le organizzazioni di Terzo settore propongono all’interno dei locali del Caffè momenti conviviali che hanno lo scopo di promuovere la propria attività istituzionale ed i progetti in corso, in modo da informare sensibilizzare coinvolgere la comunità: ecco il Banco Alimentare, l’associazione per l’affido, l’organizzazione di assistenza ai malati oncologici o agli anziani, l’associazione che occupa giovani con disabilità fisiche o sociali… In questo modo il Caffè Meletti diviene, un luogo dove condividere il pranzo o la cena significa contribuire al fermento di dinamiche relazionali. Il social eating è, soprattutto, questo: un luogo di confronto aperto alla relazione.

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