Diritto alla cura
Il sistema salute non si sente troppo bene
Liste di attesa eterne, difficoltà di accesso ai Pronto soccorso, pochi servizi sul territorio. Dal rapporto di Cittadinanzattiva sulla sanità emergono le preoccupazioni quotidiane degli italiani. E dieci proposte per raddrizzare la direzione, dai “Lea” alle Case di comunità. Finché per una prima visita oculistica servirà il quadruplo del tempo consentito non potremo nasconderci dietro le pur notevoli eccellenze del Paese
Il sistema sanitario italiano è come un grande organismo. Va avanti grazie ad alcune parti che funzionano bene. Molte altre, invece, sono strutturalmente carenti e ne rallentano l’andatura. Talvolta, sempre più spesso, la bloccano. Le eccellenze mediche e chirurgiche, così come l’impegno di tanti medici, operatori e dirigenti sono sotto gli occhi di tutti. Al pari, purtroppo, delle carenze, senza neanche voler indulgere sui singoli casi di cronaca, per uno sguardo più complessivo e meditato. Infatti, è sempre il grande tema delle difficoltà di accesso alle cure sanitarie del nostro Paese quello che emerge dall’annuale Rapporto civico sulla salute, presentato a Roma da Cittadinanzattiva presso il ministero della salute, presente il ministro, Orazio Schillaci.
Segnalazioni in aumento
Partiamo dai numeri. Su 24.043 segnalazioni dei cittadini nel 2023 (in crescita di 9971 rispetto all’anno precedente), quasi una su tre – il 32,4%, +2,8% rispetto al 2022 e +8,6 rispetto al 2021 – fa riferimento al mancato accesso alle prestazioni. A seguire, con il 14,2%, il tema delle cure primarie (anche questo in crescita, +5,1% rispetto al 2022), ossia le difficoltà nel rapporto tra i cittadini e i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, nella continuità assistenziale e nel raccordo ospedale territorio. Poco sotto l’ambito dell’assistenza ospedaliera (13,3% nel 2023, -2,5% rispetto all’anno precedente), ossia le difficoltà relative ai pronto soccorso, ai ricoveri e alle dimissioni.
Con l’11,1% segue l’ambito dell’assistenza territoriale (+5,4% rispetto al 2022), ossia le criticità relative allo scarso coordinamento delle strutture sul territorio, alla carenza di personale, alla scarsa presa in carico del paziente. Sotto al 10%, ma comunque rilevante, l’ambito della prevenzione che nel 2023 raccoglie l’8,6% delle segnalazioni (era il 15,2% nell’anno precedente).
Troppe porte chiuse
«Le segnalazioni del Rapporto civico, da sempre “termometro” del rapporto tra cittadini e servizio sanitario, ci restituiscono un fermo immagine da anni bloccato sull’accesso, la piaga della sanità pubblica, capace per la sua portata e per la sua trasversalità di mettere in secondo piano ogni altro ambito, dal governo della sicurezza, alla necessità di umanizzazione, persino alla qualità delle cure. Avere la percezione di trovare chiusa la porta di accesso al Servizio sanitario – a causa delle difficoltà connesse alla desertificazione dei servizi, alla debolezza delle cure primarie, alla situazione dei Pronto Soccorso, alle lunghe liste di attesa – scolora gli altri problemi, pur rilevanti, e impedisce anche di cogliere le aree di miglioramento e innovazione o di assumere un atteggiamento fiducioso nelle riforme in corso», dichiara Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva.
Lea, questi sconosciuti
«Rivendichiamo per la sanità pubblica risorse maggiori e continuative, dopo che per anni essa è stata considerata una specie di salvadanaio a cui attingere per tappare i buchi di bilancio del nostro Paese, impoverita e desertificata, ma allo stesso tempo dobbiamo chiederci in che modo sono impiegate le risorse, visto che i Livelli essenziali di assistenza non sono ancora mai stati aggiornati, dal 2008 non si propone al Parlamento un piano sanitario nazionale, e visto che sono state di recente approvate riforme pur significative, come quella sulla non autosufficienza degli anziani, senza investimenti e senza un Patto di corresponsabilità fra Stato centrale e Regioni», ha detto Mandorino.
Liste d’attesa da brivido
Tra i numerosi problemi affrontati nel voluminoso studio, ricco di dettagli e approfondimenti, colpisce quello sulle principali difficoltà di accesso alle prestazioni (32,4% delle 24.043 segnalazioni) determinate soprattutto da liste d’attesa bloccate (31,1%), lunghe attese o difficoltà a contattare i Cup e a programmare visite (complessivamente il 20%). Sui tempi di attesa, ci sono alcuni tempi massimi segnalati dai cittadini che fanno rabbrividire: 468 giorni per una prima visita oculistica in classe P (programmabile, da eseguire entro 120 giorni); 480 per una visita di controllo oncologica in classe non determinata; 300 giorni per una visita oculistica di controllo in classe B (breve da erogare entro dieci giorni); 526 giorni per un ecodoppler tronchi sovraaortici in classe P (programmabile, da erogare entro 120 giorni); 437 giorni per un intervento di protesi d’anca in classe D (entro 12 mesi), 159 giorni per un intervento per tumore alla prostata in classe B (entro 30 giorni).
Chi ci rinuncia
Nel 2023 il 7,6% dei cittadini ha rinunciato alle cure (+0,6% rispetto al 2022) e il 4,5% lo fa per le lunghe liste di attesa (era il 2,8% nel 2022). La quota di rinuncia è pari al 9,0% tra le donne e al 6,2% tra gli uomini, Sul territorio, “l’incremento alla rinuncia” rispetto all’anno precedente si concentra soprattutto al Centro (dal 7,0% all’8,8%) e al Sud (dal 6,2% al 7,3%) mentre il Nord con 7,1% mantiene lo stesso livello del 2022.
Prime visite
A conferma del fenomeno della rinuncia alle cure anche il decremento sul numero totale delle prestazioni erogate nel corso del 2023: il decremento medio è dell’8% rispetto all’anno precedente. È minimo lo scarto in Lombardia e in Toscana (-2%), seguite dall’Emilia Romagna (-3%), ma in ben 14 Regioni le percentuali superano la media nazionale con picchi di -25% in Sardegna, -27% e -28% in Valle d’Aosta e nella provincia di Bolzano. È soprattutto sul fronte delle prime visite che i sistemi regionali arrancano: queste sono diminuite mediamente del 10%. Lo studio approfondisce con la stessa dovizia di particolari anche il tema delle cure primarie, dell’assistenza territoriale, dell’assistenza ospedaliera e della prevenzione. È possibile consultarlo cliccando qui.
Quel che c’è da fare
Sono dieci le priorità per un Servizio sanitario più forte ed equo promosse da Cittadinanzattiva che riportiamo per esteso data la loro capacità di offrire uno sguardo complessivo e al tempo stesso puntuale della situazione e di quel che si può attuare concretamente:
- Alla data prevista dell’1 gennaio 2025 dare piena e totale attuazione ed esigibilità a tutti i cittadini e su tutto il territorio nazionale Lea 2017 e garantire una revisione costante e certa dei Livelli essenziali di assistenza.
- Dotare il Paese di un nuovo piano sanitario nazionale, assente dal 2008, per ottenere, insieme a una programmazione dell’offerta sanitaria coerente con i tempi, il sostegno del Parlamento, l’impegno trasversale a un progressivo e adeguato finanziamento per la sanità con risorse commisurate alle riforme, la collaborazione delle Regioni.
- Investire nel potenziamento delle infrastrutture digitali e di interconnessione dei dati, lavorando sulle competenze digitali tanto dei cittadini quanto dei professionisti sanitari.
- Rilanciare politiche sul personale sanitario, co-progettando organicamente ruoli e fabbisogno di tutti i professionisti sanitari, riformando i processi di formazione, valutazione e sviluppo delle competenze, incentivando le professioni considerate meno attrattive.
- Investire su ogni livello della prevenzione, dall’alfabetizzazione sanitaria agli stili di vita alle campagne vaccinali alla diagnosi precoce, e implementare i provvedimenti previsti, al livello nazionale e regionale, per potenziare e rendere i servizi di prevenzione vaccinale e di screening più accessibili e uniformi.
- Garantire la piena e tempestiva attuazione delle disposizioni previste dal Decreto liste d’attesa con particolare riguardo al governo delle agende, agli aspetti di monitoraggio del dato e all’uniformità delle procedure sul territorio.
- Accelerare l’implementazione delle Case della comunità, delle Centrali operative territoriali e degli Ospedali di comunità per garantire una migliore assistenza di prossimità nel più breve tempo possibile, ma intanto potenziare le reti dell’assistenza primaria e i servizi territoriali già presenti nelle comunità.
- Rafforzare e incentivare il personale sanitario nei reparti di emergenza-urgenza, riducendo le disparità regionali nell’accesso ai servizi sanitari.
- Promuovere attraverso campagne informative un uso più consapevole dei farmaci, con particolare attenzione agli antibiotici e il sostegno all’uso dei farmaci equivalenti.
- Garantire processi di approvazione più celeri e un accesso più rapido ed equo per i farmaci innovativi.
Foto in apertura di Transly translation agency su Unsplash
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