Formazione

Il sistema creditizio tira, l’industria perde colpi

Uno dei padri del Testo unico difende a spada tratta la sua creatura: «Ora le banche sono competitive» Intervista a Roberto Pinza (Unione)

di Francesco Maggio

Roberto Pinza, deputato dell?Unione, è stato tra coloro che hanno partecipato materialmente alla stesura del nuovo Testo unico bancario.

E&F: Onorevole Pinza, gli obiettivi della nuova legge bancaria sono stati a suo avviso rispettati?
Roberto Pinza: La legge del 1993 nasce dall?esigenza di dover recepire la seconda direttiva comunitaria che si poneva proprio il problema di come disciplinare l?attività creditizia, facendo in modo che anche nel mondo bancario si affermasse la piena concorrenzialità del sistema. Ed era evidente a tutti che il nostro sistema fosse tutt?altro che concorrenziale, quanto, piuttosto ingessato e segmentato. Se si tiene ben presente da dove si è partiti, il mio giudizio sulle ?conseguenze? del Testo Unico è molto positivo. Il sistema industriale di cui riescono a dire cose mirabili in continuazione mentre, invece, questo perde costantemente competitività. Al contrario, il sistema bancario oggi è davvero diventato un comparto dell?economia realmente concorrenziale.

E&F: E sui suoi rapporti con le imprese, anche qui niente da ridire?
Pinza: Può senz?altro esserci stata qualche distorsione. Ma non dimentichiamoci che la legge prevede dei vincoli, esiste la funzione di vigilanza della Banca d?Italia e, comunque, io sono convinto che in futuro più che le banche saranno altre istituzioni finanziarie ad entrare nelle compagini azionarie delle imprese. Penso ai fondi pensione, ai fondi di private equity.

E&F: Sostiene l?economista Alessandro Penati che gli imprenditori fanno la coda per entrare nelle banche non perché siano un buon investimento ma perché in un?economia dove le banche controllano l?accesso alle risorse finanziarie, entrare in banca è come farsi una polizza assicurativa in caso di dissesto. Condivide?
Pinza: Completamente. E, infatti, con la nuova legge sul risparmio ho tentato, inutilmente, di cominciare a sradicare simili conflitti d?interesse. Si sono confrontate, in proposito, tre posizioni: quella della maggioranza, che poi è prevalsa, di dare una delega a Bankitalia per intervenire sulla materia; c?era poi la posizione fatta propria da Bruno Tabacci, per il quale sarebbe stato opportuno porre dei tetti ai finanziamenti che una banca può erogare a un imprenditore che è socio della banca stessa; infine, c?era una terza posizione, la mia, che partiva dal presupposto che i conflitti di interesse debbano essere sradicati alla radice.

E&F: Secondo lei, oggi, in Italia, è più ?sano? il sistema bancario o quello industriale?
Pinza: Non ho dubbi, il sistema bancario, diventato davvero competitivo e capace di realizzare una significativa penetrazione all?estero. Questo paese ha disperatamente bisogno di una politica industriale. Basti pensare che le nostre imprese, solo negli ultimi tre anni, hanno perso ben il 30% della quota di mercato mondiale che prima detenevano.

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