Formazione
Il sindaco irradiatore che ha adottato tre figli
Intervista a Roberto Zucchetti, primo cittadino a Rho
di Redazione
Governa un comune di 50mila abitanti. Un “comune mondo” alle porte di Milano, con la Grande Fiera e l’Expo
in arrivo. Ma qui racconta un altro aspetto della sua vita: quella di padre di una famiglia molto aperta C’è soprattutto un consiglio che dà alle persone che lo vanno a trovare e gli raccontano i loro problemi con i figli adolescenti: «Scriviti sullo specchio del bagno, dove tu ti fai la barba e tua moglie si trucca al mattino, “chi sono io”. La chiave per educare è farsi tutte le mattine questa domanda».
Roberto Zucchetti ha 58 anni, da due è sindaco di Rho, 50mila abitanti, una città tra le tante della città infinita milanese. Una fra le tante, finché non è stata scelta per ospitare la nuova immensa Fiera di Milano e in prospettiva i padiglioni di Expo 2015. Una cittadina attorno a cui improvvisamente ha iniziato a girare il mondo. Ma Zucchetti, economista, docente universitario in Bocconi, a capo di una coalizione di centrodestra pur non appartenendo a nessun partito, ha i piedi ben piantati per terra. È la sua storia personale a “obbligarlo” alla concretezza: il sindaco infatti ha adottato tre figli più altri in affido.
Vita: Sindaco, più facile farsi ascoltare in giunta o a casa sua?
Roberto Zucchetti:I figli ascoltano pochissimo, ma guardano molto. Quello che gli dici entra da una parte ed esce dall’altra, ma come tu ti muovi, come sei, questo è molto importante. Allora la prima cosa che un adulto deve aver di fronte è la coscienza di sé, “chi sono io”. Non in modo superficiale: io sono quello che fa questo lavoro, che abita qui? ma “chi sono io” nella prospettiva del mio destino, della mia morte. Quel giorno lì che devo morire, chi sono io? Perché tutte le altre cose quel giorno lì non ci sono più.
Vita: Il punto si sposta dal figlio al genitore.
Zucchetti: Si educa innanzitutto per testimonianza, per “irraggiamento”. Se tu entri in una stanza e c’è un calorifero acceso, ti accorgi che è acceso. E così per l’educazione: se entri in contatto con un adulto che c’è, ti accorgi che c’è. È questa la cosa più importante per un ragazzo. Quindi a tutti gli amici che vengono a parlarmi dei lori figli che fanno disastri io sposto il discorso: «Tu in cosa consisti? Chi sei?». Perché se tu sei saldo, lui avrà sempre un punto di riferimento a cui riferirsi. Se tu sei in preda ai venti, lui ne risentirà.
Vita: Ci può anche essere il genitore che vive così, ma il risultato non arriva, nel senso che il figlio “viene su storto”. E allora?
Zucchetti: C’è una mostra didattica su Caravaggio qui a Rho (al collegio dei Padri Oblati, ndr). Caravaggio era un disgraziato, uno che ha fatto una vita riprovevole sotto tutti i profili. Eppure ha lasciato un’eredità artistica, e quindi umana, incomparabile. Allora Caravaggio è venuto su bene o è venuto su storto? Ditelo voi. Bisogna stare attenti a non ridurre l’educazione al moralismo, ai comportamenti sociali, all’adeguamento alla morale borghese. Nelle nostre famiglie c’è una grandissima attesa di comportamenti sociali coerenti con il modello che abbiamo scelto noi. Ma il comportamento è la conseguenza della coscienza che uno ha di sé.
Vita: Tante volte a questi figli bisogna dare un’altra possibilità, scommettendo su una persona che ha tradito la fiducia e che probabilmente la tradirà di nuovo. Perché ne vale la pena?
Zucchetti: Uno si educa nel presente, il passato non c’è più, il futuro non c’è ancora. Allora conta sempre il presente. Se uno ci sta tentando in questo momento, non importa se ha fallito cento volte prima. Concentrare l’attenzione nel presente avendo lo sguardo all’infinito. Oggi-infinito, dentro questa dinamica si gioca l’educazione. Sono fuori strada tutti quelli che si fanno le menate del tipo «Ma quando sarai grande? Ma cosa farai nella vita?». L’educazione è un rapporto tra uomini liberi e il figlio ha la libertà di dire di no anche alla tua proposta più giusta. Anche tu sei un uomo e sbagli di sicuro. Ci si gioca tutto dentro questa fragilità e questa libertà, senza fare i conti del ragioniere, mi conviene o non mi conviene? non è quello il livello adeguato dell’educazione.
Vita: Quando un ragazzo decide di rompere, però, rifiuta perfino questo rapporto.
Zucchetti: Quando comincia il conflitto e il ragazzo o la ragazza ti dicono: «A te non vengo più dietro, faccio di testa mia», in quel momento lì bisogna trattare l’altro con grande serietà. Quel giorno dev’essere chiaro che lui risponde di quello che fa. Non bisogna mai permettere che un figlio scelga e poi ne risponda il genitore, perché questo deresponsabilizza, mette in una condizione di onnipotenza: «Io posso qualunque cosa tanto le conseguenze non mi cadono addosso». Invece se non accetti quello che ti dico io, sarà la realtà a dirti quello che puoi fare e che non puoi fare. Il ragazzo deve sperimentarlo, non nel senso moralistico, ma nel senso fisico, pratico.«Posso comprarmi la moto?». «Compratela. Non è così semplice, bisogna aver tanti soldi. Procurateli». «Allora vado a rubare, spaccio». «Fallo, non è così facile. E poi ha delle implicazioni che val la pena che tu valuti».
Vita: La vita è tua?
Zucchetti: La vita è tua, hai voluto giocartela? Giocatela. Ma devi decidere tu, sapendo che le conseguenze sono tue, e quindi attento. Questo è fondamentale e invece oggi non avviene più. I ragazzini a 14 anni decidono l’80% della loro vita ma cominciano a risponderne, se va bene, dopo i 30. Abbiamo 15 anni di delirio di onnipotenza. Disastroso.
Vita: Cos’ha imparato dall’esperienza della sua famiglia per fare il sindaco e dal mestiere di sindaco per la sua famiglia?
Zucchetti: Con i figli ho imparato una grandissima tenacia, a tenere a freno i nervi, a gestire situazioni conflittuali. Dal lavoro di sindaco impari una grande conoscenza dell’umanità. Conosci tantissime persone, le vedi in azione, hai uno sguardo molto ampio sull’umanità.
Vita: E che cosa ci vede?
Zucchetti: Una società che fa veramente paura. Siamo nella fase di fine di una civiltà. È del tutto evidente che ciò che ha retto questa civiltà non regge più.
Vita: Su quali punti?
Zucchetti: Su tutti i punti fondamentali. Sul perché ci si alza al mattino, sulla consistenza di sé. Se si osservano le persone appena sotto l’apparenza emergono risentimento, paura e una grandissima solitudine. È un problema di educazione degli adulti, incapaci di un dialogo umano vero con chiunque.
Vita: Prima, nei riguardi dei figli, ha detto che è importante tenere a freno i nervi. Perché è così importante?
Zucchetti: Arrabbiarsi è un fatale errore tattico. Perché il ragazzo capisce benissimo cosa si ottiene facendoti arrabbiare. Lui conosce la dinamica che segue. Sa già come funziona la questione: prima c’è la sfuriata, poi lo sbattimento di porte; poi ognuno per i fatti suoi? e lui ha risolto il problema. Si è sottratto da quella questione stringente, sulla quale tu lo stavi incalzando. Allora, tutte le volte in cui tu ti arrabbi, gli dai un vantaggio competitivo impressionante, gli dai la possibilità di sfuggire al rapporto; nell’arrabbiatura non c’è rapporto. Allora non ci si deve arrabbiare.
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