Non profit

Il settore non profit vive ancora off line

Una ricerca Sodalitas-Vita: Terzo settore e Rete. Non c’è amore

di Carlotta Jesi

Ben fornito di hardware elettronico, poco incline a costruirsi un sito web ma super esigente con la Rete quando cerca informazioni on line. È l?identikit dell?internauta non profit tracciato da una ricerca condotta da Vita in collaborazione con Sodalitas sul rapporto tra la rete e il Terzo settore. Che su Internet ha ancora molta strada da fare. I dati parlano chiaro: per quanto oltre il 70% degli organismi non profit possegga gli strumenti necessari per entrare in rete, solo il 10% delle associazioni di volontariato ne sfrutta tutte le potenzialità navigando effettivamente in rete oltre che mandando e-mail, e l?1,5% ha un sito. La percentuale sale di poco nel settore della cooperazione sociale, il 15% usa abitualmente la rete, il 2,5% possiede un sito. Interessante solo il numero di utilizzatori tra le ong, il 40% delle organizzazioni usa la rete per lavoro e il 4% tra loro possiede un sito. Stesse percentuali per le Fondazioni. Perché queste differenze? Si tratta di un problema di costi? «Solo in parte», spiega Fabio Pipinato di Unimondo, che dal supersito www.unimondo.it diffonde informazioni sempre aggiornate sulle sfide, le vittorie e le difficoltà delle organizzazioni non governative. «Se le ong hanno maggiore dimestichezza con Internet delle associazioni, è semplicemente perché ne hanno bisogno, in rete riescono a comunicare velocemente anche con i cooperanti all?estero». Un?esigenza che, ovviamente, non hanno le associazioni molto legate al territorio e interessate a Internet soprattutto per comunicare via posta elettronica con i soci. «Da quando abbiamo un sito Internet tutta la nostra comunicazione viaggia per e-mail e le richieste cui prima rispondevamo per telefono ci vengono indirizzate sul web. Una gestione molto più rapida ed efficace», spiega Monica Bernassola della Focsiv. La federazione di 52 ong di ispirazione cristiana, di cui il 90% comunica via e-mail e 20 hanno un proprio sito Internet, che si sta attrezzando per gestire anche il fundraising on line. Attività verso cui, pur con qualche dubbio, si sta orientando anche il Terzo settore. «Chi oggi dona al Terzo settore», spiega il direttore del Cesvi (www.cesvi.org) Paolo Caroli, «spesso non ha neppure un computer e ci sostiene perché vede una pubblicità in Tv». Diversi i dubbi di Pipinato: «Dicendo agli internauti che con un semplice clic del mouse si fa solidarietà, rischiamo di svuotare l?impegno che occorre alla solidarietà». Come quello che circa 54 mila persone ogni mese comunicano a Mani Tese visitando il suo sito www.manitese.it. «La maggior parte», spiega Stefano Bigi, «lo fa per leggere on line le nostre news e informarsi sulle campagne internazionali che sul web aggiorniamo ogni due o tre giorni». Un compito che, dalle associazioni alle più ricche fondazioni, è spesso affidato a volontari. I soldi, purtroppo, per il momento servono a pagare provider commerciali che al Terzo settore non fanno sconti.


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