Politica

Il settembre nero della responsabilità

di Redazione

Si preparano un autunno caldo e un settembre nero, per utilizzare due espressioni a dir poco abusate nel passato. Ma ciò che la politica ci annuncia per le prossime settimane è a dir poco allarmante.
L’ordalia (ossia la prova suprema di fedeltà e di verità) prevede di camminare sui carboni ardenti della giustizia, del fisco, del federalismo e del Sud. Punto e basta. Tutto il resto è noia. È aggiunta folcloristica, come nel caso dell’intervento del leghista Reguzzoni a proposito delle pensioni di invalidità secondo lui falciate a colpi di centomila alla volta. Oppure è silenzio sordo e cieco.
A Roma si annuncia grande attenzione ai numeri della scuola per garantire il rispetto della legge sull’integrazione scolastica, poi, dal territorio, arrivano ovviamente segnali opposti, basati sui numeri reali dei tagli agli insegnanti di sostegno. L’Inps continua imperterrita il suo lavoro di rastrellamento degli invalidi civili, anche in situazione di gravità, al punto da costringere il governatore del Piemonte, Cota, a prendere le parti delle famiglie e delle associazioni che si preoccupano di persone con handicap grave, ma anche questo accenno di consapevolezza resta là, sullo sfondo di uno scontro che ha altri argomenti, altri protagonisti, altri scenari. Se davvero ha un senso la parola responsabilità, è nel suo etimo: ossia la necessità di rispondere, di fornire risposte serie. Chi si preoccupa solo del consenso e del bastone del comando non può avere a cuore il destino dei più deboli, dei senza voce. Ecco perché a volte le persone scelgono il gesto eclatante, si incatenano, salgono sui tetti (se possono), digiunano, minacciano gesti inconsulti. Sono convinte che non ci sia altro modo per farsi sentire. Sta a tutti noi provare a smentirli nei fatti, restituire in termini di ascolto e di attenzione, dalla politica al giornalismo, il senso di ogni esistenza, non solo in punto di morte.


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