Famiglia

Il servizio civile in mezzo al guado

Crolla il numero degli obiettori di coscienza e i volontari sono ancora troppo pochi. Così gli enti non riescono a far fronte a tutte le emergenze.

di Redazione

Sono quindici le famiglie di disabili o con pesanti situazioni di disagio che non possono più usufruire dei servizi di sostegno erogati dalla Caritas. Succede a Cesena, dove il direttore don Carlo Meleti attraverso la stampa locale ha lanciato l?allarme: “Fino a due anni fa disponevamo di 35 obiettori. Oggi ne abbiamo 3. Da gennaio probabilmente nessuno”. Le conseguenze le illustra don Giorgio Gasperoni, responsabile del Centro di ascolto della diocesi romagnola. “Ci dobbiamo arrangiare con le risorse che abbiamo, certo alcuni servizi rimarranno per forza di cose scoperti, in attesa della campagna acquisti rivolta alle ragazze del servizio civile volontario”, confida a Vita. Dal prossimo bando che scade il 30 settembre, ne aspettano cinque. In queste stesse ore, la sede Arci di Milano naviga a vista, rischiando il naufragio. Daniele Belluschi, responsabile servizio civile, è preoccupato: “In un anno abbiamo sofferto una riduzione del 45% degli obiettori in servizio che da 200 sono passati a poco più di un centinaio. Un dimagrimento che ha comportato il ridimensionamento dei nostri progetti sull?ambiente e sulla cittadinanza attiva, ma anche di assistenza a disabili, anziani e minori”. Il Nord in panne Due casi, Cesena e Milano, che sono la spia di un malessere generalizzato, anche se più acuto nel Nord del Paese. La transizione dalla leva obbligatoria (e quindi dall?obiezione di coscienza) al servizio civile volontario sta, infatti, comportando un sostanziale ridimensionamento dei servizi, per lo più socioassistenziali, che le associazioni sono in grado di erogare. Cristina Nespoli, presidente della Conferenza nazionale degli enti per il servizio civile (Cnesc) non è sorpresa: “Il caso di Cesena è la fotografia di un trend ampiamente previsto. Frutto di un dato oggettivo: oggi mentre sperimentiamo il servizio civile volontario, assistiamo a un crollo verticale delle assegnazioni degli obiettori”. Che, secondo i dati dell?Ufficio nazionale servizio civile presso la Presidenza del Consiglio dei ministri sono passati dai 108.371 del 1999 ai 48.986 nel 2002 e ai 5.790 per l?anno in corso (ma in questo caso il dato è relativo solo ai primi quattro mesi dell?anno). Un calo che non è stato certo compensato dall?avvio della sperimentazione del servizio civile volontario, che nel 2002, su 14.999 posti messi al bando, ha accolto 8.308 ragazze (gli uomini sono meno del 10% del totale dei volontari), come testimoniano le cifre del Quinto rapporto del Cnesc. “In pochi mesi”, aggiunge don Giancarlo Perego, responsabile dell?area nazionale di Caritas italiana, “anche noi siamo passati da 5mila a 3.200 obiettori, a fronte di 560 volontarie in organico nell?anno 2002”. Perego ricorda anche che delle 200 Caritas diocesane presenti sul territorio italiano “solo un centinaio hanno presentato progetti per il nuovo servizio civile”. Le responsabilità Come si è arrivati a questo punto? La Nespoli non si sente di puntare il dito contro il governo, “che in più occasioni si è dimostrato sensibile, anche se di fatto questa condizione sta facendo morire la domanda di servizi sociali. Penso ai disabili e non li immagino in piazza a manifestare per i loro diritti, si tratta di un?utenza silenziosa che non fa lobby. Di certo, però, esiste un problema di risorse”. La constatazione della necessità di un aumento dei fondi a disposizione del servizio civile volontario è condivisa anche dal direttore generale dell?Ufficio nazionale, Massimo Palombi che in più occasioni ha invitato Palazzo Chigi “a fare uno sforzo, perché un volontario (la paga mensile è di 433 euro, ndr) costa cinque volte più di un obiettore di coscienza, e non si può non tenerne conto”. Risorse che servirebbero anche ad equilibrare la distribuzione geografica dei volontari, impegnati (dati 2002 dell?Ufficio nazionale servizio civile) per oltre il 75% nel Centro-Sud. Licio Palazzini, responsabile di settore per l?Arci nazionale, dopo aver richiamato le Regioni “a fare la loro parte, a quanto mi risulta solo l?Emilia Romagna ha messo mano al portafoglio”, lancia un?idea: “Se al Sud i volontari coprono il 100% dei posti e al Nord facciamo i salti di gioia quando raggiungiamo il 30%, perché non agevolare, finanziando vitto e alloggio, il trasferimento dei ragazzi?”. Gli fa eco Gianni Girardo, responsabile Acli, che avverte come “i limiti di bilancio troppo stringenti abbiano comportato un mese di ritardo nell?entrata in servizio delle volontarie del primo bando 2003, e non è ancora chiaro dove l?Unsc vada a pescare le risorse per sostenere il contingente, di 30mila unità, annunciato per il 2004. In queste condizioni programmare è proibitivo, a maggior ragione se l?obiezione di coscienza andrà in pensione con due anni di anticipo rispetto alla data prevista del 2007”. Info: Informazioni sul servizio civile volontario e sull?obiezione di coscienza: Servizio civile


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