Famiglia
Il servizio civile e le ragazze in gamba
Una scelta di vita che a volte ha cambia l'esistenza di chi l'ha intrapresa.
Micaela, Silvia: due ragazze in gamba, occhi grandi, sorriso sincero. Due ragazze di oggi, che ancora non possono sapere che cosa riserverà loro la vita, ma intanto hanno fatto una scelta precisa: il servizio civile. Le ho conosciute a Ponte nelle Alpi, durante un incontro promosso dall?Aism, l?associazione per la sclerosi multipla, per parlare di disabilità e non solo. Ho scoperto che erano agli ultimi giorni del loro servizio. Ne parlavano con entusiasmo e perfino con una punta di malinconia. “Fra cinque giorni finisce tutto”, diceva Micaela. “Andrò a lavorare, ma come faccio a rinunciare ai ?miei? nuovi amici? Continuerò ad andarli a trovare a casa”. E Silvia, che studia a Milano, condivideva la stessa soddisfazione per una scelta fatta così, senza pensarci troppo, con semplicità. Ho visto l?atteggiamento concreto ma affettuoso con il quale interagivano con le persone a loro affidate in quelle ore. Niente a che vedere con alcuni obiettori del passato (una minoranza, per fortuna), che vivevano il servizio come un sacrificio, utile soprattutto per evitare la caserma. Molti obiettori ancora oggi sono vicini al mondo delle associazioni dei disabili perché hanno vissuto il loro servizio come un periodo di formazione umana e morale, e ne sono usciti trasformati, resi uomini, e solidali nel profondo. Hanno dato e hanno ricevuto. Ma le ragazze hanno una marcia in più e potrebbero davvero rappresentare, nei prossimi anni, il grande ?polmone di umanità? per un volontariato in crisi di ?adozioni?, e che pure ha un bisogno assoluto di presenze, proprio adesso che le tecnologie spesso fanno cilecca. Sarebbe importante che le associazioni del mondo delle persone disabili raccogliessero le testimonianze positive e concrete di questa nuova piccola schiera di giovani donne in gamba, che possono costituire un esempio e un?indicazione concreta per migliaia di ragazze, sicuramente più adatte, in genere, a stabilire rapporti umani sensibili e attenti con persone in difficoltà, che spesso non hanno bisogno di muscoli, ma di un sorriso e di una attenzione alle piccole cose. Quelle che fanno la differenza per giudicare la qualità della vita.
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