Non profit
Il servizio civile argine contro il lavoro nero
Solo un ragazzo su quattro aveva un contratto di lavoro dipendente: è uno dei dati che emergono dallo studio sui 961 giovani selezionati da Asc e intervistati al termine del servizio. Il 20 per cento di loro non aveva altro che un lavoro pagato in nero prima dell'avvio dell'esperienza
C’è fermento attorno al mondo del Servizio civile nazionale, e questo fermento si può tradurre in un rilancio vero e proprio. “Dopo l’azione di ‘tamponamento delle falle’, realizzata con il Governo Letta che aveva incrementato i fondi con la Legge di stabilità 2014 da 71 milioni a 105 milioni, il passaggio all’investimento politico esplicito sul Servizio Civile Nazionale avviene a Lucca nell’Aprile del 2014 con l’annuncio del Presidente del Consiglio Renzi di voler dare vita al Servizio Civile Universale, nell’ambito di un provvedimento che avrebbe riguardato il Terzo Settore italiano”. Queste parole sono contenute nell’introduzione del Rapporto 2015 di Asc, Arci servizio civile, l’undicesimo della sua storia, presentato la mattina del 21 ottobre a Roma. Un cambio di passo c’è stato, grazie anche a una nuova strutturazione istituzionale, che “ha prodotto come uno dei primi effetti l’effettiva attivazione dell’Azione Servizio Civile nel Programma Comunitario Youth Guarantee, in gestazione anche con il precedente Governo ma che per impulso del Ministro Poletti e del Sottosegretario Bobba ha prodotto specifici bandi progetti di Scn, bandi per i giovani e afflusso di risorse aggiuntive per il Dipartimento, risorse che fra l’altro hanno permesso nel 2014 l’avvio delle procedure per alcune ricerche”.
In questo contesto, Arci servizio civile ha avuto a disposizione nel 2014 ben 961 giovani, avviati in 107 progetti del bando 2013. Ragazze e ragazzi che l’associazione ha poi intervistato per capire il livello di gradimento del servizio e altri aspetti relativi alla loro azione. Tra le varie situazioni degne di nota, salta all’occhio un dato impressionante relativo alle esperienze lavorative precedenti al servizio civile: “il possesso di un titolo di studio elevato non ha fin qui garantito ai giovani del servizio civile nazionale una maggiore stabilità contrattuale rispetto ai non laureati: tra chi ha lavorato, soltanto un quarto ha avuto un contratto di lavoro dipendente ed addirittura quasi il 20 per cento si è dovuto adattare al lavoro nero”. Il servizio civile rappresenta una luce, con la speranza che le competenze acquisite portino poi a una posizione lavorativa successiva all’anno di impegno più dignitosa. “Grazie all’accordo con ASVI Social Change è stato possibile per 490 giovani del Servizio civile nazionale 340 donne e 150 uomini – su un totale di 852 aventi diritto richiedere l’attestato per le competenze relative alle conoscenze e capacità di agire la cittadinanza attiva, alla capacità di affrontare situazioni impreviste (problem solving), come di operare in gruppo e programmare l’attuazione delle attività previste dal progetto”, si legge nel Rapporto Asc.
La novità probabilmente più significativa di quanto accaduto nel 2014 riguarda l’accesso al Scn da parte degli stranieri residenti, sancito dall’ ordinanza 14219 del 4 ottobre 2013 del Tribunale di Milano, avente oggetto “la riapertura dei termini per la presentazione delle domande degli stranieri”. In fase di presentazione delle domande per i progetti di Asc furono 25 i giovani stranieri che chiesero di svolgere il Servizio Civile Nazionale presso Asc su un totale di 4.017 domande (0,62%): 3 vennero selezionati, 18 idonei non selezionati e 4 non idonei. Essi provengono da 12 paesi dei quali 4 europei (Albania, Portogallo, Romania e Spagna), 6 dell’Africa (Congo, Guinea, Mali, Marocco, Nigeria, Costa d’Avorio) e 2 del Medio Oriente (Iran e Siria), 15 sono donne e 10 uomini. Fra i giovani idonei non selezionati tre sono stati interpellati per il subentro e due hanno accettato, mentre una persona ha risposto negativamente. Tutti e cinque i giovani, tre ragazze e due ragazzi, sono stati impegnati in progetti riguardanti l’accoglienza dei migranti.
Infine, un ulteriore dato interessante dell’XI Rapporto di Arci servizio civile (in allegato una serie di dati esemplificativi) riguarda il piano dell’esperienza di impegno civico: “circa un terzo dei ragazzi ha già avuto incarichi in forma retribuita in organizzazioni del Terzo settore, dato che evidenzia una provenienza da quel mondo per una parte significativa di loro. Più in generale, soltanto quattro giovani su dieci, meno rispetto al passato, non hanno maturato alcuna esperienza di impegno civico, nemmeno in forma gratuita. Tale dato è in forte contro tendenza rispetto ai dati della popolazione italiana, entro la quale soltanto circa il 10 per cento si dedica ad attività di volontariato (dati Istat 2012) e getta una nuova luce, più positiva rispetto a timori espressi in più sedi, della capacità di relazione del Terzo Settore con i giovani, anche come opportunità di impiego.
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