Welfare
Il senso di una cooperativa di abitanti nel 2020
Dopo l'uscita del numero di Vita magazine di febbraio interviene il coordinatore dipartimento Housing di Legacoop Lombardia: «Negli ultimi anni stiamo però assistendo all’affermazione e alla crescita di un nuovo fenomeno: cittadini o nuclei familiari con legami amicali, associativi, valoriali o esperienziali ricercano soluzioni abitative in comune, non tanto per il contenimento dei canoni o dei prezzi di acquisto ma per poter condividere servizi legati all’abitare, vivere esperienze di vita e familiari “comunitarie”, mettere in comune risorse e competenze per offrire servizi al territorio»
“Intorno al 1877, in un luogo fortemente legato alla storia dei lavoratori milanesi «in una sera d’inverno, intorno al fuoco, parecchi operai parlavano del caro pigioni». Poiché i costi sostenuti per l’affitto decurtavano le già magre entrate delle famiglie operaie, iniziò a farsi strada tra i presenti un’ipotesi: «quei denari che tutti insieme paghiamo, non formano forse l’interesse di un grosso capitale che basterebbe per comperare non una ma parecchie case insieme?». Trascorso un anno nell’apostolato, i 5 promotori decisero di uscire da quello stadio di incertezze […] Si versarono le prime 5 quote (da 5 lire ciascuna) formando quelle 25 lire famose che furono messe sul libretto della Banca Popolare di Milano col titolo pomposo di “Fondo per la Società Edificatrice di abitazioni operaie in Milano“». In un solo anno si raccolsero 4000 lire ed «allora si cominciò a creare una casa»…..”
La fondazione della Edificatrice Abitazioni Operaie risale al 1879 e racconta della prima declinazione concreta di mutualità riferita all’abitare. Lo scopo mutualistico prevede infatti che i soci di una cooperativa mettano in comune risorse (non solo economiche), tempo ed energie per ottenere qualcosa che altrimenti non potrebbero raggiungere da soli: condizioni di lavoro migliori, prezzi migliori per i servizi, costo minore per l’acquisto di attrezzature e materiale. Per quasi un secolo operai, contadini, artigiani, hanno unito le proprie risorse e i propri risparmi per avere la possibilità di accedere ad abitazioni a condizioni più favorevoli rispetto al mercato; questo è stato possibile proprio per il fatto di non dover riconoscere alcuna rendita a capitali, mancando nelle cooperative lo scopo lucrativo.
Dopo più di un secolo che senso e che vantaggi ha fondare una cooperativa di abitanti?
Agli albori della cooperazione di abitanti i soci si auto organizzano per avere case a prezzi o canoni sostenibili. L’evoluzione di oltre un secolo di storia della cooperazione di abitanti è stata attraversata da grandissimi mutamenti normativi e procedurali ma anche economico-finanziari, tanto che oggi il percorso che porta alla realizzazione di alloggi ed edifici cooperativi difficilmente può essere gestito in autonomia da un gruppo di persone o nuclei familiari; le complessità e le conseguenti necessarie competenze che oggi sottendono alla progettazione, alle procedure tecniche ed amministrative, agli adempimenti normativi e alle possibilità di accesso al sistema finanziario, fanno sì che, quasi sempre, la risposta al bisogno di casa a prezzi o canoni contenuti sia delegato a realtà cooperative già esistenti (intergenerazionali, patrimonializzate e a larga base sociale) o a consorzi che raccolgono e aggregano domanda per promuovere poi la costituzione di cooperative ad hoc sui singoli programmi edificatori.
Negli ultimi anni stiamo però assistendo all’affermazione e alla crescita di un nuovo fenomeno: cittadini o nuclei familiari con legami amicali, associativi, valoriali o esperienziali ricercano soluzioni abitative in comune, non tanto per il contenimento dei canoni o dei prezzi di acquisto ma per poter condividere servizi legati all’abitare, vivere esperienze di vita e familiari “comunitarie”, mettere in comune risorse e competenze per offrire servizi al territorio (iniziative culturali, accoglienza abitativa di fragilità sociali…)
La forte coesione e specificità “valoriale” di ognuno di questi gruppi porta, come conseguenza, la volontà di riappropriarsi del protagonismo sin dalle fasi iniziali di promozione, esattamente come succedeva 140 anni fa nella prima cooperativa di abitanti, per arrivare a costruire un “progetto su misura”. La cooperazione delinea, in questi casi, la forma giuridica che meglio può rappresentare la traduzione concreta di tali obiettivi. Il principio democratico “una testa un voto” (indipendentemente dalle quote sociali sottoscritte), l’adesione libera e volontaria e il controllo democratico da parte dei soci favoriscono lo sviluppo di un progetto il più partecipato e condiviso possibile, stabilendo e formalizzando regole e comportamenti sia nella fase di costituzione, con la redazione di atto costitutivo e statuto, che successivamente, con l’approvazione di regolamenti ad hoc, per regolare i diversi aspetti di convivenza (coabitazione) e gestione della cooperativa.
Nella foto: interno dello stabile sociale di Via Mambretti 29 costruito nel 1908 dalla Società Edificatrice l’Avvenire di Musocco a Milano
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