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Il senatore chiude con un bliz alla legge basaglia

Psichiatria. La relazione parlamentare propone la riforma.

di Benedetta Verrini

E’un mandato molto pesante quello che la commissione Sanità del Senato lascia al futuro parlamento in tema di psichiatria. La relazione conclusiva dell?indagine sull?applicazione della legge 180, approvata tra le polemiche il 14 febbraio, chiede infatti di rimettere mano alla rivoluzionaria legge che portò alla chiusura dei manicomi. «La legge Basaglia si è rivelata intrinsecamente incompleta ed è stata parzialmente superata», si legge nella relazione. «A trent?anni dalla sua approvazione è necessaria una modifica e una vera riforma dell?assistenza psichiatrica». La principale critica mossa dall?indagine parlamentare è l?insufficienza dei servizi del Ssn (a fronte di circa 2 milioni di italiani con problemi e 82mila ricoveri all?anno), che si traduce in un problema per le famiglie che devono farsi carico totalmente del malato. La maggior parte delle risorse vengono assorbite da pochi pazienti gravi: si stima che il 90% dei fondi disponibili sono assorbiti da circa 40mila pazienti, che presentano costi assistenziali elevati, fino a 80mila euro l?anno. Secondo la relazione si dovrebbe diversificare l?offerta a seconda del grado di patologia del paziente. E se tra i suggerimenti c?è l?erogazione di assistenza psichiatrica domiciliare per chi può essere curato in famiglia, emerge anche un?apertura verso politiche di contenzione: si suggerisce l?attivazione di «strutture residenziali protette di medie dimensioni per la lungo-degenza dei malati cronici» e «strutture di alta specializzazione per il trattamento dei malati non ancora cronici». Prospettive, queste, respinte con fermezza dagli operatori. «La 180 non è affatto superata, anzi ha in sé tutte le indicazioni e le risposte per governare il settore», commenta Mariagrazia Fioretti, responsabile per Cgm del progetto Salute mentale. «Il problema è che non è stata completamente applicata sul fronte dei servizi leggeri, come la domiciliarità, e sul piano delle strategie territoriali e della prevenzione. Questo fa sì che sempre più spesso i responsabili dei servizi restano a una scrivania ad attendere che sia il paziente o la famiglia a recarsi a chiedere aiuto, non viceversa. La risposta a tutto questo è una vera applicazione della 180 in ?combinazione? con la legge 328 sui servizi, che prevede proprio la creazione di una rete di prossimità. È quanto Cgm sta facendo, ad esempio, insieme a Caritas attraverso il progetto Comunità solidali». Non serve una nuova gabbia legislativa, insomma, «né tantomeno la creazione di nuove strutture residenziali», prosegue Fioretti. «Ma il rinnovo del progetto Obiettivo salute mentale e la verifica che il 5% delle risorse della sanità per la salute mentale sia davvero speso secondo criteri di qualità». La relazione La commissione Sanità del Senato ha approvato la relazione conclusiva dell?indagine conoscitiva sulla legge 180. Contrari i Ds, che sono usciti al momento del voto. La maggioranza si è schierata a favore del testo, presentato dalla relatrice Rossana Boldi (Lega). La legge basaglia Il 16 maggio 1978 la Gazzetta Ufficiale pubblicava il testo della legge 180 che, sotto il generale titolo di «Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori», detta le norme della riforma psichiatrica. La capienza dei servizi Sono 211 Dipartimenti di salute mentale in Italia con 9.289 posti letto disponibili, cui si aggiungono 17.101 posti letto delle 1.552 strutture residenziali su territorio.


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