Mondo
Il segretario Onu in Sudan. Kofi Annan, luomo dei silenzi adesso parlerà?
Come già sul Ruanda, è prudente su Darfur e Uganda. A meno di svolte...
Correva l?anno 1993 quando all?attuale segretario generale delle Nazioni Unite, allora capo delle missioni di pace dell?Onu, giunsero dal Ruanda informazioni precise sulla preparazione di uno sterminio. Ma piuttosto che comunicare le allarmanti notizie alla Segreteria generale o al Consiglio di sicurezza, Kofi Annan si rese protagonista di un?indifferenza quanto meno imbarazzante visto il bagno di sangue che seguì sulle colline ruandesi.
A dieci anni di distanza, sono i popoli del Darfur, regione martoriata del Sudan, e assieme a loro una lista infinita di agenzie umanitarie, ong e missionari, a pressare Annan affinché la comunità internazionale fermi i massacri perpetrati dalle milizie Janjaweed e dall?esercito sudanese contro civili inermi. Dal febbraio 2003 gli scontri tra i ribelli del Darfur e il regime di Khartoum hanno provocato almeno 10mila morti, un milione di sfollati e 130mila rifugiati. Sui massacri, Human Rights Watch denuncia «una politica di pulizia etnica condotta dal governo sudanese». Per l?Alto commissario Onu per i diritti umani, le violazioni del Darfur potrebbero apparentarsi a «crimini di guerra e contro l?umanità». «Oseremo chiamarlo genocidio?», ammoniva il 16 giugno scorso l?editoriale del New York Times. No, ha risposto Annan, secondo il quale «in base ai rapporti che ho ricevuto, ci sono violazioni del diritto umanitario, ma non un genocidio o una pulizia etnica». Quindi, per il segretario generale Onu non vi sono i presupposti per accusare il regime sudanese di aver l?intenzione «di distruggere, del tutto o parzialmente, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso in quanto tale». La questione è di secondo piano perché nel momento in cui Annan dovesse impiegare il termine genocidio, il Consiglio di sicurezza dell?Onu dovrebbe assumersi le proprie responsabilità (Usa in testa). Intanto, sulla graticola massmediatica ci sta Annan, schiacciato tra il peso del passato e l?esigenza di stabilire le responsabilità dei protagonisti della tragedia del Darfur. La sua prossima visita in Sudan rappresenta una ghiotta occasione.
L?occasione che invece sembra già persa è l?Uganda, ignorata da Annan nella sua prossima tournée africana. Eppure, Kampala è a due passi da Khartoum. Eppure, come Vita ha ricordato nel suo dossier sul Nord Uganda, ci sarebbero i presupposti per una visita di peso che ponga fine alle follie di un uomo, Joseph Kony, e alla drammatica inerzia del regime di Kampala.
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