Cultura

Il saluto a Tettamanzi pensa al Fondo Famiglia

Centomila euro per il Fondo Famiglia-Lavoro con l'ultima raccolta straordinaria, da oggi alle 12 Scola è il nuovo arcivescovo di Milano

di Redazione

Oggi alle ore 12 nel Duomo di Milano il cardinale Angelo Scola, per mezzo di un procuratore, prende possesso canonico dell’Arcidiocesi di Milano. Da questo momento il cardinale Angelo Scola è il nuovo Arcivescovo di Milano mentre il cardinale Dionigi Tettamanzi è Arcivescovo emerito.

Ieri sera in un Duomo gremito di fedeli e autorità il saluto alla Diocesi del cardinale Dionigi Tettamanzi dopo nove anni alla guida della chiesa ambrosiana. Una festa, «Nè un addio, né un arrivederci, ma un grazie», ha detto il vicario generale, monsignor Carlo Redaelli all’inizio della celebrazione, che si è conclusa sul sagrato del Duomo con tanto di banda musicale, la Besana Marching Band di Besana Brianza. E non manca il regalo simbolico che il Cardinale Tettamanzi ha ricevuto dalla Diocesi nel giorno del suo commiato: gli oltre centomila euro dell’ultima raccolta straordinaria promossa nell’ambito del Fondo famiglia-lavoro per le famiglie colpite dalla crisi e intitolata “Grazie Dionigi, noi andiamo avanti”. Il totale del Fondo, cioè l’iniziativa che proprio Tettamanzi aveva lanciato nel Natale del 2008 e che terminerà il prossimo 31 dicembre, arriva così a sfiorare i 13 milioni di euro

Durante l’omelia Tettamanzi ha rivelato come la prima telefonata della giornata sia stata quella del suo predecessore, il cardinale Carlo Maria Martini «ed è stata la più bella di tutte». Non è mancato un pensiero anche al successore Scola: «Vorrei dire a lui che la Chiesa di Milano, nella quale è nato ed è stato battezzato, lo aspetta per compiere insieme un altro tratto di strada. La Chiesa milanese ama i suoi Arcivescovi e li aiuta moltissimo nel loro ministero».

Un passaggio è stato dedicato al futuro della Chiesa di Milano con l’augurio che: «sappia rinunciare a molte cose pur di non perdere ciò che è essenziale. Forse occorrerà ridurre qualcosa dei nostri programmi e delle nostre istituzioni, ma semplicemente per renderla ancora più agile e più splendente, positiva, capace di entrare nel cuore delle persone e nei bisogni più veri di questa nostra generazione» e ha proseguito allargando lo sguardo all’Italia: «Il nostro Paese ha bisogno di una Chiesa trasparente, che sia madre e maestra, comprensiva ed esigente, pronta solo a servire e non a conquistare, unicamente preoccupata di far incontrare Gesù Cristo mediante la fede e la carità, capace per questo di amare ogni uomo perché figlio di Dio».

L’ultimo pensiero dell’omelia è stato per il suo futuro «Dicono che nelle giornate limpide e un po’ ventose da Villa Sacro Cuore di Triuggio si può vedere la Madonnina del Duomo. Una visione che, fin dal primo giorno del mio ingresso in Diocesi come Vescovo, mi è sempre stata di aiuto e di consolazione: oggi questa visione mi richiama quel vincolo di fede e di affetto che non potrà mai essere cancellato, perché stampato da Dio nei nostri cuori. Ogni giorno pregerò la Madonna per la Chiesa di Milano».

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