Sostenibilità

Il sale sostenibile nasce in mezzo ai fenicotteri

L'Oasi del mese

di Redazione

«La passione per questo lavoro mi è stata trasmessa da mio padre, e prima ancora da mio nonno. Siamo salinari da quattro generazioni. C’è sale in tutto il mondo, ma il nostro è uno dei migliori, per questo vogliamo portarla avanti questa tradizione, anche con i nostri figli». Carmelo Culcasi lavora ogni giorno nelle saline della Riserva di Trapani e Paceco, gestita dal WWF. L’abbiamo incontrato in occasione della Festa delle Oasi, proprio all’interno del Museo del Sale, per capire quanto le attività economiche tradizionali legate all’estrazione del sale vadano d’accordo con il ruolo di conservazione di un’area preziosa per la tutela della biodiversità.

Quanto è cambiato il suo lavoro negli ultimi anni, rispetto alle tecniche tradizionali?
Tantissimo, fino a 30 anni fa la lavorazione del sale era un lavoro da schiavi: dalle 2 di notte fino alle 2-3 di pomeriggio. Ora è un lavoro duro ma a chi piace, come me, non si stanca mai!
Come giudica la convivenza tra le attività economiche e la conservazione?
In linea di massima vanno abbastanza bene: l’istituzione della riserva ha vincolato di fatto alcune aree e non ha permesso uno sviluppo dell’attività a livello industriale… All’inizio ciò sembrava uno svantaggio ma in realtà ne abbiamo beneficiato. Possiamo vendere il nostro sale incassando di più perché possiamo dire che lavoriamo all’interno della riserva, che qui il mare è pulito. Inoltre lavoriamo manualmente, dunque il nostro sale è un prodotto artigianale, ciò ne aumenta la qualità. Facciamo anche parte di Slow food.
Riconoscete al WWF un ruolo importante per la promozione del territorio e delle vostre attività?
Sì, in buona parte sì. All’inizio non è stato facile, c’era un po’ di timore, del resto i nostri padri acquistarono le saline con i loro risparmi ed è grazie a loro per primi che le saline sono state salvaguardate. Poi è arrivato il WWF che ha trovato, possiamo dire… una situazione già pronta.
I timori iniziali insomma hanno avuto conferma o sono stati fugati?
Temevamo che improvvisamente non si potesse fare più niente. Non era vero. Sappiamo che non possiamo andare in salina a fare un palazzo… possiamo fare le opere ordinarie che si fanno in salina. Ma anche il WWF ha capito le nostre esigenze, e da alcuni anni abbiamo un rapporto di buona collaborazione. Il WWF ci sta anche aiutando a commercializzare meglio il nostro sale, attraverso il logo del Panda o dell’avocetta (WWF Oasi, ndr).Federica Penna


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA