Welfare

Il ruolo politico dell’imprenditoria sociale, un’economia che genera impatto

Imprenditori sociali e cooperatori rivendicano il loro ruolo politico, la loro posizione di intermediari e collettori tra enti pubblici e cittadini per costruire un nuovo assetto sociale ed economico partendo da un welfare che risponda alle esigenze e bisogni delle persone

di Redazione

È dalla città di Catania, la più grande d’Italia ad essere travolta da un dissesto finanziario di oltre 1,6 miliardi di euro, che imprenditori sociali e cooperatori rivendicano il loro ruolo politico, la loro posizione di intermediari e collettori tra enti pubblici e cittadini per costruire un nuovo assetto sociale ed economico partendo da un welfare che risponda alle esigenze e bisogni delle persone.

È in questo quadro di crisi delle finanze e dei diritti, in cui enti pubblici non riescono a garantire assistenza, l’asticella della povertà continua a crescere travolgendo in primo luogo i giovani, che l’Happening della Solidarietà, l’evento promosso e organizzato dal Consorzio Sol.Co. per il XIX anno, ha offerto dal Sud l’opportunità di ripensare allo sviluppo del Paese partendo proprio dalla capacità di rivedere il ruolo dell’imprenditoria a “impatto sociale”.

Due giorni di confronto serrato tra esperti, tanti casi d’impresa sociale coraggiosa e produttiva, oltre 600 partecipanti legati da un filo rosso: dare spazio ai giovani, investire sulla cultura, formazione, istruzione e rimettere al centro il protagonismo delle persone.

«La comunità vive la sua più grande sconfitta», ha dichiarato dichiara Stefano Granata, Imprenditore e Presidente Confcooperative Federsolidarietà, «Due milioni di giovani italiani non studiano, né lavorano, questo accade perché c’è una caduta del desiderio: mancano le aspirazioni e i giovani non riescono a immaginarsi il loro futuro. È compito della cooperazione sociale affrontare oggi questa grande sfida. Ma bisogna partire da qui, dare fiato alle opportunità e riattivare quei sensori sociali per fare in modo che tutti possano farcela e non soltanto chi proviene da un contesto economico e sociale agiato».

Il primo bug sta nel sistema d’Istruzione e Formazione, ha sottolineato il prof. Piero Dominici, Direttore Scientifico del Complexty Education Project, Università degli Studi di Perugia. «Scuola e Università non garantiscono più una mobilità sociale verticale, si sono trasformate invece in agenzie di selezione, premiando soltanto chi ha una condizione di partenza privilegiata. Per ridisegnare un nuovo welfare dobbiamo dunque investire su formazione, ricerca, istruzione e non cadere nell’errore di dare vita a sistemi e modelli che hanno funzionato in contesti completamente diversi».

Qual è dunque il ruolo dei cooperatori sociali? Come rispondere a questa emergenza sociale e offrire alla Pubblica Amministrazione occasioni di scambio per mettere in campo soluzioni concrete? «Smettere di essere erogatori di risposte a bisogni rendicontabili ma operare da interpreti di questi bisogni e costruire insieme alla Comunità percorsi virtuosi, che rispondano al tema dell'inclusione sociale in tutte le sue sfaccettature», così Marco Gargiulo, Presidente Consorzio Nazionale Idee in Rete, rimette al centro la capacità di essere modelli.

E su questo piano Happening ha ospitato un’opportunità di confronto e studio (disertata dall’Assessorato regionale della Salute) su uno dei modelli più avanzati di assistenza alle fragilità, quello del Caregiving familiare. Un campo ancora non normato dallo Stato che invece l’Emilia Romagna non solo ha regolamentato ma ha modellizzato con l’evidenza del benefici per chi viene assistito e per la comunità. A guidare il Case study Loredana Ligabue, Direttrice "Anziani e non solo" e segretaria dell'associazione CARER Caregiver Familiari regione Emilia Romagna: “Tutti siamo o siamo stati caregiver – così ha esordito – la cura significa guardare l’altro, la persona, in una logica inclusiva e non di discriminazione o emarginazione. La cura è qualcosa di cui abbiamo bisogno tutti, cambia l'intensità e le modalità ma è qualcosa che ci accompagna dalla nascita fino alla morte".

Vere e proprie emergenze sociali che non possono essere programmate e gestite soltanto dagli enti locali. «Quella della disabilità è una battaglia culturale seria», ha affermato Giuseppe Lombardo Assessore ai Servizi Sociali e politiche per la famiglia presente in gran parte dei lavori, «perché da una parte aumentano sempre di più le persone disabili dall'altra, invece, crescono nuove tecniche efficienti. Bisogna però pensare a una logica di co-programmazione di respiro nazionale».

Ma il cuore di questo Happening sono stati certamente i giovani, protagonisti di una sessione a loro dedicata per mettere in campo energia e talento.

«Inseguite i vostri sogni, perché dovete averli», così Ornella Laneri, Presidente di Fondazione Oelle tra gli ospiti più appassionati di questa edizione ha invitato a cercare l’unicità e trasformarla in lavoro mettendosi in discussione. A farle da eco anche l’Assessore Barbara Mirabella che ha aggiunto «Questo spazio dovrebbe intitolarsi Happening Giovani per la curiosità. Siate curiosi. Abbiate fame, è questo che smuove il mondo».

Curiosità, contaminazione, formazione e voglia di fare, questi gli ingredienti del confronto tra 200 studenti e imprenditori giovani e di successo Alessandro La Rosa, Luca Reina, Mirko Viola,

Francesco Stagno D’Alcontres, Carlo Leonardi, con la supervisione di Marco Romano, Università di Catania e Marco Aloisi Direttore e Fondatore dell’Harim – Accademia Euromediterranea di Catania.

E se veramente gli imprenditori sociali possono e devono riacquisire il ruolo di interlocutori per lo sviluppo oltre che “operatori” tutto passa per la contaminazione e la comunicazione. Happening si è chiuso proprio con una sessione dedicata alla comunicazione sociale e di prossimità per accendere i riflettori su come il Terzo Settore si racconta e come creare notizie a forte impatto sociale. Confezionare storie, raccontare soluzioni e non soltanto problemi, formare gli operatori del settore e approfondire la notizia, sono gli strumenti che le No Profit devono adottare nelle loro strategie di comunicazione e che forse porteranno a questa economia che cresce ad acquisire quel ruolo politico capace di “ridisegnare il Welfare”.

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