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Il ruolo delle Regioni nell’attuazione della riforma del Terzo settore
La replica della dirigente della regione Puglia all'articolo a firma di Antonio Fici pubblicato ieri su queste stesse colonne: «Non crediamo di stare generando confusione, pensiamo, invece, che se fossimo rimasti fermi dall’agosto 2017 in poi, a quest’ora l’intero sistema sarebbe terrorizzato dinanzi all’approssimarsi delle scadenze di agosto 2019»
La riforma del Terzo Settore che il Legislatore nazionale ha inteso operare con la legge delega e l’apposito D.Lgs. n. 117/2017 Codice del Terzo Settore ha, tra gli altri, il grande merito di promuovere un sostanziale avvicinamento dei tanti sistemi regionali e del frammentato quadro di regole che ancora permane per l’iscrizione nei registri regionali di organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, altre associazioni di diritto privato, ma anche per il riconoscimento della persona giuridica.
L’abnorme diversità che le Regioni presentano per numero di organizzazioni iscritte, per tipologie e cadenza dei controlli effettuali per la verifica dei requisiti minimi richiesti, per dimensione della base degli associati, i diversi parametri richiesti per la valutazione dell’adeguatezza patrimoniale in funzione del riconoscimento della persona giuridica, tutto questo non è ininfluente nel generare confusione e disorientamento nelle stesse organizzazioni ma anche nelle migliaia di Comuni che sono responsabili dei procedimenti istruttori delle domande di iscrizione nei Registri e delle attestazioni di sussistenza dei requisiti richiesti. Con specifico riferimento agli adeguamenti statutari per il pieno rispetto dei requisiti minimi richiesti per ottenere il riconoscimento di Ente del Terzo settore e l’iscrizione nel RUNTS, per la rispettiva articolazione regionale, dall’agosto 2017 in poi i più importanti Centri Servizi per il Volontariato e le più importanti reti nazionali di associazioni hanno fornito progressivamente indicazioni, interpretazioni e indirizzi operativi per aiutare le singole OdV e APS a districarsi nel quadro normativo, evitare errori e assumere le decisioni giuste.
Anche in Puglia gli effetti delle proposte di schemi di statuto si sono fatti sentire e vedere, in particolare nell’ultimo anno, cioè da quando, dopo la proroga di agosto scorso, è parso più reale e vicino l’effettivo termine per gli adeguamenti statutari, dapprima addirittura vissuto come termine perentorio che molto ha preoccupato i responsabili delle varie organizzazioni.
Il Tavolo regionale per l’attuazione della riforma del Terzo Settore, che in Puglia abbiamo inteso promuovere e costituire a partire dal gennaio 2018, ha dapprima lasciato che fossero i singoli CSV a produrre i propri schemi di statuto, pur accompagnando sul territorio con circolari e note interpretative di semplice lettura le note circolari diffuse dalla DG Terzo Settore del Ministero del Lavoro e Politiche Sociali. E tuttavia, quando è parso chiaro il disorientamento delle singole organizzazioni di fronte a funzionari comunali diversamente informati e preparati, più o meno disponibili ad accettare diversi format di statuto, non avendone alcuno a riferimento, il Tavolo regionale ha ritenuto indifferibile un intervento unitario a livello regionale, che si è palesato con l’approvazione della determina dirigenziale n. 223 del 28/03/2019. Obiettivo di questo atto è stato quello di fornire dei riferimenti omogenei e univoci a tutti i Comuni, per ridurne la discrezionalità e la fantasia interpretativa delle norme nazionali con cui non di rado hanno richiesto alle associazioni tempi lunghi e diversi rigetti delle istanze negli ultimi mesi, e di supportare OdV, APS e altre organizzazioni nel predisporre tutti gli atti necessari per pervenire agli adeguamenti statutari.
Va detto che per questo lavoro e per la produzione degli schemi allegati all’A.D. n. 223/2019 il Tavolo Regionale per l’attuazione della riforma del Terzo Settore ha inteso acquisire tutti gli schemi fin lì adottati e diffusi da singoli associazioni o loro reti e da singoli CSV, proprio per tener conto del lavoro già fatto e delle indicazioni già formalizzate dalle diverse reti nazionali.
Il risultato è stato molto apprezzato ed è costantemente richiesto, via mail e con il download dal portale PugliaSociale.regione.puglia.it , proprio da quanti vogliono superare confronti pretestuosi con i singoli funzionari di EE.LL. o di singoli consulenti dei Centri Servizi stravolgere inutilmente i propri statuti, fare interventi parziali e come tali da ripetere. Gli schemi per definizione costituiscono, in tal senso, un riferimento per quanti debbano cimentarsi nell’adeguamento dello Statuto della propria organizzazione, quindi una traccia o una guida da seguire per l’autonoma rielaborazione o integrazione del rispettivo statuto, ma anche una sorta di check-list per i funzionari chiamati a verificare lo statuto presentato e validarlo oppure respingerlo.
Al contrario di altre reti di CSV e di altre Regioni abbiamo atteso molti mesi, dall’agosto 2017, prima di adottare nostri schemi, perché sinceramente in tanti preferivano attendere che prima o poi alle complesse e articolate circolari ministeriali fossero allegati anche schemi di statuti; di fronte alla reiterata rinuncia a orientare dal livello nazionale, pur nel rispetto della preziosa diversità, anche in Puglia si è deciso di intervenire.
Come questo costituisca un problema per uno studioso, esperto e facente parte del gruppo di stesura dello stesso Codice del Terzo Settore e dei primi decreti attuativi, davvero lascia sbalorditi e rattristati (il riferimento è all'intervento del professor Antonio Fici pubblicato ieri su queste setesse colonne, ndr.).
Ma non per questo il lavoro del Tavolo regionale per l’attuazione della Riforma del Terzo Settore in Puglia potrà fermarsi: dopo la deliberazione con le linee guida per il riconoscimento giuridico di Associazioni e Fondazioni, che tra l’altro hanno recepito i parametri dell’art. 22 del Codice, e dopo l’atto dirigenziale che ha approvato gli schemi statutari per OdV e APS, il Tavolo sarà a breve impegnato anche per l’elaborazione di indirizzi regionali per la corretta impostazione di percorsi di coprogettazione pubblico-privato a livello locale per la sperimentazione di servizi innovativi e l’attivazione di comunità generative. E intanto il rapporto sul Welfare collaborativo in Puglia, il rapporto sull’economia sociale, il programma PugliaCapitaleSociale 2.0 a supporto dello sviluppo di processi di innovazione sociale da parte di OdV e APS, il finanziamento di percorsi per la crescita e lo sviluppo delle cooperative di comunità sono tra i principali cantieri di lavoro che la Regione ha inteso attivare, con la piena partecipazione di numerosi attori istituzionali e parti sociali, per accompagnare l’attuazione della riforma del Terzo Settore, evitando che il complesso delle norme sia vissuto più come un complesso di freddi adempimenti amministrativi, dimenticando le molteplici opportunità di crescita e sviluppo che le organizzazioni possono invece trarre dalla riforma stessa.
E no, non crediamo di stare generando confusione, pensiamo, invece, che se fossimo rimasti fermi dall’agosto 2017 in poi, a quest’ora l’intero sistema sarebbe terrorizzato dinanzi all’approssimarsi delle scadenze di agosto 2019. Noi in Puglia facciamo così.
**Dirigente della Sezione Inclusione Sociale e Innovazione reti sociali dell’Assessorato al Welfare della Regione Puglia
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