Cultura

Il rock è forte perché vive in mezzo a noi

Recensione del libro "Note" di fenomenologia del rock" di Salvo Pettinato.

di Benedetta Verrini

«Aumentate il volume dell?impianto, ora, se avete letto con attenzione…» È l?invito irresistibile con cui si chiude ?Note? di fenomenologia del rock di Salvo Pettinato. E c?è da stare certi che molti non mancheranno, dopo questa intensa lettura, di riascoltare i vecchi e i nuovi miti del rock con rinnovata consapevolezza. Magari anche a un volume da lite condominiale.
L?autore, che molti lettori di Vita conosceranno soprattutto come uno dei più affermati avvocati tributaristi e membro dell?Agenzia per le Onlus, è un fine critico musicale, con una cultura di settore davvero sterminata e una devozione speciale per i Beatles. Al punto che questo suo ultimo libro offre non solo una visione del fenomeno rock nella storia, dal suo primo guizzo creativo fino all?evento di massa, ma anche (e soprattutto) un metodo di analisi, un percorso appassionante e nello stesso tempo pragmatico in un universo oggi più che mai vitale e potente. Perché se è vero, come dice Kandisky, che ogni opera d?arte è figlia del suo tempo e spesso madre dei nostri sentimenti, riguardo al rock Pettinato giustamente sottolinea che stiamo parlando di una «musica dalle origini incredibili, oggi preponderatamente presente nel mondo di ogni livello sociale, dalle balere di periferia agli incontri internazionali dei capi di Stato, e vive con gli esseri umani in modo diverso rispetto a tutta la musica del passato».
Sarà per questo, allora, che invece di un tramonto dei vecchi ?miti?, questi primi anni del 2000 hanno registrato uno straordinario fermento di vendite e di concerti per attempati signori che rispondono ai nomi di Bob Dylan, Lou Reed, Paul McCartney, Patti Smith. «Lo splendido invecchiamento che migliora», argomenta un gustoso capitolo del libro, che nei passaggi successivi non si esime dallo scandagliare i più straordinari giovani eredi, dagli Strokes agli Evanescence ai più (inspiegabili) fenomeni collettivi legati al successo di Robbie Williams, fino al percorso di contaminazione ed affermazione sociale che ha condotto al rap e alle icone hip hop Jay-Z e Beyoncé.
Anche questo è rock, e lo sarà sempre, fino al fatidico ?day after? che metterà fine alla vita dell?uomo del terzo millennio, giura Pettinato. E il motivo è semplice: «Con lui (il rock, of course!, ndr) è innegabile che la musicalità ragionevole della mente, orientata per insegnamento ricevuto al contatto con il bello, si è fusa con quella delle pulsioni fisiche e interiori, legate in sé al vivere, a ciò che si sente a prescindere da ciò che si è imparato».

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