Famiglia

Il ritorno delle balie che aiutano le neomamme

La chiamano "baby blues": è la malinconia che colpisce le donne dopo il parto e che può diventare depressione.

di Silvia Vicchi

Gli americani la chiamano “baby blues”, l?inspiegabile malinconia della neomamma, accompagnata dalla voglia di piangere senza ragione, da una paralizzante stanchezza e da un senso di inadeguatezza.
È un fenomeno comune, anche se taciuto, che riguarda il 70% delle donne che hanno appena partorito e che esordisce due o tre giorni dopo il lieto evento manifestandosi con ansia, tristezza, irritazione e instabilità. Per una donna su dieci diventa depressione post partum e porta a conseguenze anche gravi, che possono mettere a rischio l?incolumità della mamma e del neonato.
Gran parte degli infanticidi compiuti dalle donne nei confronti dei propri figli derivano, infatti, da uno stato depressivo post partum non riconosciuto, o non curato e poiché nessuna donna può dirsi immune dal rischio di vivere questa condizione, nemmeno quelle che hanno già avuto figli, è importante che le donne in gravidanza e le persone a loro vicine siano informate e sappiano riconoscerne i sintomi.
Le cause possono essere ormonali e psicologiche, ma la quasi totalità dei casi di “baby blues” si risolve da sé, entro il primo mese dopo il parto, il periodo più delicato e difficile per ogni mamma.
Un tempo c?erano le nonne e le zie, le sorelle e le cugine, una famiglia allargata di donne che si faceva carico come comunità del nuovo nato e della puerpera. La donna non era mai lasciata sola ad affrontare il suo nuovo ruolo e poteva contare su valide esperienze e aiuti per prendersi cura nel modo giusto del proprio bambino. Perché fare la mamma non è affatto istintivo: è un?attività complessa, che richiede l?apprendimento di molte tecniche e astuzie, un percorso che può essere costellato da insuccessi, prima di trovare la strada giusta.
Il Progetto Balia promosso dal Comune di Bologna tende proprio a ricreare, almeno in parte, questo clima di condivisione: “Vogliamo sostenere le mamme nella gestione delle incombenze pratiche legate alla vita quotidiana attraverso volontarie preparate”, dice Marina Cesari, la funzionaria responsabile del progetto. “Donne esperte affiancano mamme sole, dalla nascita ai sei mesi di vita del bambino. Al progetto, che è sperimentale, partecipa anche l?Azienda Usl Città di Bologna, i cui operatori possono segnalare alle volontarie le mamme in difficoltà”.
Il primo corso di formazione si è concluso nel novembre dello scorso anno. Le volontarie sono soprattutto donne anziane, con esperienze di volontariato, o di attività sociale, già impegnate all?interno dell?Auser, o nei Centri sociali per anziani. Una scelta, questa, che permette lo scambio generazionale, un arricchimento per tutti i soggetti coinvolti nel progetto.

Il Progetto Balia è promosso dal Coordinamento Servizi sociali del Comune di Bologna. Balia è uno dei servizi del Centro per le famiglie,
via Orfeo 40/2, tel. 051.6563311
, annalisa.zandonella@comune.bologna.it

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