Economia

Il ritorno dei soliti padroni del mondo

editoriale

di Giuseppe Frangi

È passata in sordina una notizia che è quanto meno sconcertante: Goldman Sachs, la grande banca d’affari americana, ha annunciato lo scorso 14 luglio il risultato migliore della sua storia: un trimestrale con un utile netto di 3,44 miliardi di dollari. La maggior parte di questo utile è stato ottenuto da trading, cioè da speculazione pura. A fine 2008 Goldman Sachs aveva ottenuto 10 miliardi di dollari di aiuti dal Tarp, il fondo per il salvataggio finanziario istituito dal governo americano. Non avrebbe potuto accedervi in quanto banca d’affari e non banca commerciale. Ma grazie all’intervento del nuovo presidente della Federal Reserve, Stephen Friedman, già amministratore delegato della stessa Goldman Sachs, è riuscita ad ottenere il passaggio che le ha permesso di accedere al prestito statale e a salvarsi così dalla probabile bancarotta. Friedman al momento dell’operazione era ancora nel board della stessa Goldman Sachs, carica che ha lasciato solo l’8 maggio scorso. Un incredibile conflitto di interesse, passato nell’indifferenza generale.
Nel frattempo Goldman Sachs ha rimborsato i 10 miliardi di dollari avuti dal governo per il proprio salvataggio, e si è così liberata dai vincoli dei tetti salariali. Risultato: tra bonus e stipendi, solo nel primo semestre dell’anno i dipendenti in media riceveranno 386mila dollari, una media tenuta ben alta dai bonus da favola che si intascano i vari Lloyd Blankfein, numero uno di Goldman Sachs (63,2 mln di dollari); Gary Cohn, direttore generale (61,3 mln); David Vilniar, direttore finanziario (34,9 mln). Inutile dire che questi guadagni vanno ad aggiungersi alla crescita di valore delle azioni possedute: il titolo Goldman infatti ha guadagnato il 77% dall’inizio dell’anno.
Altri particolari di questa incredibile vicenda li potete trovare sul blog di Riccardo Bonacina su Vita.it (La Puntina) e nelle interessanti e documentate reazioni che ha suscitato. Qui non resta che trarre una disarmante morale: appena rimarginata (in superficie) la grande falla apertasi con la scoperta della finanza tossica a fine 2008, tutto sta tornando come prima. Nel frattempo l’economia reale è ancora in ginocchio e la gente normale guarda con inquietudine al proprio futuro. I soliti gnomi hanno ricominciato impunemente a far girare le loro macchine da soldi, che producono ricchezza privata ed esclusiva e nessun benessere diffuso. Per fare un rapporto e capire l’insostenibilità di un mondo come questo, basti pensare che gli utili fatti nel secondo trimestre da Goldman Sachs, riferiti a un anno ammonterebbero a oltre 12 miliardi di dollari: molto più di quanto gli 8 Grandi hanno stanziato a L’Aquila per sostenere l’agricoltura dei Paesi in via di sviluppo (20 miliardi in tre anni). Il destino di miliardi di persone resta in balìa dell’avidità di pochi («I ricchi più volgari che la storia abbia mai conosciuto», li ha definiti efficacemente Nichi Vendola, commentando l’Enciclica del Papa, due settimane fa su Vita). Persino la speranza innestata da Obama scolorisce di fronte a questo ritorno dei soliti padroni del mondo. Ma chiediamoci: quanto potrà ragionevolmente reggere una simile vergognosa asimmetria?

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.