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Il ritorno a casa

di Elena Zanella

Sono sette giorni che non ci sei più. Te ne sei andato di domenica così come di domenica sei nato. Alla stessa ora, come ricorda la nonna, e ora come allora suonavano le campane della chiesa a celebrarti. Ti ho lasciato lassù, in quel cimitero tra le montagne, nel tuo paese natale. In alto, a vedere il Piave scorrere per l’eternità. Così come volevi tu.

Sarà dura lasciarti andare, padre mio. Ho il cuore stretto in una tenaglia. Fa male, tanto. Un dolore che mi pervade fin nelle viscere. Non riesco ancora a immaginare il futuro senza te. Senza i tuoi consigli, la tua voce, la tua presenza rassicurante, il tuo sorriso bellissimo, il tuo volto.

Sarà dura, papà. È dura, papà.

Credo che al mondo non potrà mai esserci una persona che creda in me quanto hai fatto tu. Ora dovrò farmi forza da sola, quando occorrerà. Se sono quella che sono è merito tuo. Mi dicono che ti somiglio, nel bene e nel male. Nel carattere, così fiero e determinato. Così severo. Bene, mi dico ora, sebbene a volte mi abbia pesato questa risolutezza tua, mia, ora ne vado fiera se ripenso che ad accompagnarla c’è stata una generosità fuori dal comune, quella medesima generosità che vorrei rappresentasse anche me, presto o tardi.

La tua è stata una vita straordinaria. Vissuta attimo per attimo. Una vita che ha cambiato la vita di molti lasciando in ciascuno un segno indelebile, il tuo, per sempre. Nelle persone che ti hanno amato c’è la certezza di aver trovato una persona che sul loro cammino non ha mai lesinato un consiglio, a volte buono, a volte duro, un sostegno paterno.

Fratello, amico, guida, sei stato un padre per molti ma eri il mio papà, il migliore che un figlio possa avere. Sei e lo sarai sempre anche se per parlarti dovrò rivolgere lo sguardo e la voce al cielo.

Non passerà. Cambierà, certo, ma non passerà.

Ti amo, papà mio. Stammi vicino. Ho ancora bisogno di te perché senza è dura.

Tua,

Elena

(La foto e il suo contenuto sono della mia nipotina Ginevra. Grazie Gine).

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