Non profit

Il risparmio in cascina ha un nome nuovo: gap

Nasce l'evoluzione dei Gruppi di acquisto solidale

di Chiara Cantoni

Gli uni aggregano domanda, gli altri producono offerta; i primi hanno scopo mutualistico, i secondi sociale. Tra Gruppi di acquisto solidale e Gruppi di acquisto privilegiato c’è ben ben più di uno scarto nominale, da Gas in Gap: c’è l’interesse di alcune aziende agricole del Torinese a condividere l’etica del modus operandi; c’è il sostegno alle famiglie svantaggiate; c’è un lavoro in rete che coinvolge enti pubblici, istituzioni scolastiche, servizi socio-assistenziali e non profit, nell’individuare le fasce più deboli sul territorio; e, soprattutto, c’è il progetto di formazione e inserimento professionale «Scuola, impresa e solidarietà» per ragazzi diversamente abili o in condizioni di disagio.
La vendita al pubblico di prodotti agro-zootecnici a prezzi convenienti è un tassello del puzzle, il piacevole corollario di una proposta che ha già messo tanta carne al fuoco e tanta ne metterà. Il Comune di Pianezza (Torino) è l’epicentro di questa piccola rivoluzione. Dal 10 ottobre, l’azienda agricola annessa all’Istituto tecnico agrario G. Dalmasso (27 ettari di campi e stalle con 75 capi) è un via vai di gente che esce con le borse della spesa cariche di prodotti genuini, a km zero e a prezzi stracciati: dalle carote (60-70 centesimi al kg), al miele naturale (6,40 euro al kg), alla carne (pollo, lonza di maiale) con una varietà di 7,8 tagli differenti a 8,50 euro al kg contro i 13,5 di un qualsiasi supermercato. «Tutte produzioni dei percorsi formativi agro-zootecnici e di avviamento professionale svolti dai ragazzi svantaggiati dell’istituto: il 10% con disabilità certificate e altrettanti in condizioni di disagio famigliare, su 650 iscritti», spiega spiega Roberto Collura, ideatore del progetto e presidente di AgriSocialCoop, la prima società cooperativa europea in ambito agricolo in Italia.
Dal successo della proposta all’idea di avviare un primo centro di agricoltura sociale il passo è stato breve: i dieci mesi necessari a definire il marchio della filiera etica «Genuinità amica», certificato dall’Istituto nazionale per la valutazione dell’impatto sociale dell’economia; proporlo alle aziende del torinese e aprire il Gap, un punto di raccolta dove conferire i prodotti per la vendita a prezzi vantaggiosi: «Sia per il pubblico che per i produttori della rete, una trentina, che ricevono compensi tre volte superiori a quelli della gdo». Nello shop del Dalmasso (mille clienti a tre settimane dall’inaugurazione), vale il principio del prezzo “etico” differenziato: «Per tutti il 40% in meno sul valore di mercato. Per le persone indigenti gli sconti sono ancora più forti, grazie ai buoni spesa distribuiti sul territorio da parrocchie e associazioni».

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