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Il rimborso spese deve essere vero

Il presidente di un'associazione sportiva dilettantistica deve retribuire i propri atleti, facendo figurare i loro compensi come rimborsi spese.

di Giulio D'Imperio

Sono presidente di un?associazione sportiva che opera nel basket meridionale che mentre da un lato è ritenuta dilettantistica, dall?altro è costretta a retribuire i propri atleti, allenatori e dipendenti, facendo figurare tali compensi come rimborsi spese. Vorrei sapere prima se tale procedura è corretta, e poi se esiste un?altra soluzione al problema. Lettera firmata (Ba)

Capisco la difficoltà che in questo momento storico ha una società sportiva che, come lei ha affermato, finisce con l?essere dilettantistica soltanto sulla carta e non nella realtà. Attorno a tali società ruotano persone che chiedono, in cambio delle loro prestazioni, un compenso che si cerca di far passare come rimborsi spese.
È chiaro che per far passare tali compensi sotto forma di rimborsi spese occorre essere in grado di dimostrare l?effettiva esistenza delle cosiddette ?pezze giustificative?. E si devono intendere, per esempio: ricevute di benzina consumata per raggiungere il luogo dove si disputano le partite; la benzina eventualmente consumata per raggiungere da un paese limitrofo il luogo dove disputare l?allenamento; ricevute attestanti l?acquisto di scarpe idonee a svolgere la pratica sportiva prevista per l?allenamento e le partite, ecc.
Nel caso in cui non si riuscisse a entrare in possesso di tali ?pezze giustificative?, diventa impossibile far sì che tali compensi possano essere considerati veri e propri rimborsi spesa. Il rischio deriva dal fatto che nel caso dovesse esserci una verifica, sia la società che tutti i percipienti i compensi fatti passare come rimborsi sarebbero in difficoltà nei confronti dell?erario. Attenzione anche agli importi elargiti come rimborsi spese.
Per esempio un giocatore che per raggiungere il luogo di allenamento deve affrontare un viaggio di circa 100 chilometri non può percepire mensilmente un compenso, sotto forma di rimborso spese, inferiore a quello percepito da un atleta che risiede nello stesso paese dove opera e gioca la squadra. Questo tipo di comportamento diventa un vero e proprio controsenso, oltre al fatto che elargire mensilmente gli stessi compensi fatti passare come rimborsi spese, con gli stessi importi, aumenta il sospetto che di tutto si tratti tranne che di rimborsi spesa. Una soluzione potrebbe essere quella di far passare parte del compenso come rimborso e il resto come compenso tenendo conto dei limiti per essere esenti da tassazione. Differente è invece il caso del medico la cui presenza per le partite spesso, per non dire sempre, è obbligatoria. In questo caso, volta per volta sarebbe opportuno farsi rilasciare un?apposita ricevuta fiscale per la prestazione svolta, indicando nella descrizione della prestazione la seguente dizione: «prestazione professionale o di assistenza svolta durante l?incontro di … avvenuto in data… presso… tra…» in modo da poter dimostrare la presenza del medico che è dimostrata anche dal referto.
Non pensi di far passare alcune prestazioni lavorative accessorie all?attività sportiva come prestazioni di carattere volontario, in quanto nel mondo sportivo dilettantistico non è contemplato attualmente l?istituto del volontariato.

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