Cultura

Il rifugiato che viene dal mare

Sbarchi. Gabriele Del Grande li commenta dal suo osservatorio "FortressEurope"

di Sara De Carli

Nelle 48 ore precedenti il momento in cui scriviamo, sono sbarcati a Lampedusa 800 immigrati. Altri 130 sono in arrivo, avvistati su due barconi. Quaranta persone invece sono morte affogate al largo di Malta, e almeno altre 100 sono disperse. Gabriele Del Grande le conta tutte, le vittime degli sbarchi: in vent?anni sono più di 12mila, di cui quasi un quarto nel Canale di Sicilia. Sono quelle di cui la stampa dà notizia: «Vuol dire che in realtà ce ne sono tre, quattro, forse dieci volte tante. Nell?indifferenza di tutti», dice l?autore di Mamadou va a morire (Infinito edizioni). Vita: I numeri di questi giorni sono legati solo alla bella stagione? Gabriele Del Grande: Gli arrivi via mare aumentano in estate, per il semplice fatto che la navigazione è più facile. Però guardando le statistiche annuali, arrivano sempre 20mila persone. Anzi, l?anno scorso gli sbarchi sono diminuiti del 20%. Quello che voglio sottolineare però è che le 20mila persone sbarcate ogni anno in Italia sono l?8% degli ingressi irregolari nel nostro Paese. Non c?è nessuna invasione di clandestini via mare: il 90% degli irregolari entra in Italia con un visto turistico e resta qui dopo che il visto è scaduto. Dal mare invece arriva il 60% dei rifugiati politici che ogni anno l?Italia accoglie. Vita: Un dato interessante? Del Grande: Vuol dire che una persona su cinque di quelle che sbarcano a Lampedusa, viene poi riconosciuta come rifugiato politico: è una persona che il mare l?ha attraversato per salvarsi la vita. Dal mare arrivano i rifugiati della Somalia, dell?Eritrea, del Sudan, del Darfur… sempre che la Libia non li abbia rimpatriati verso i loro Paesi d?origine, in base agli accordi europei di cooperazione per il contrasto dell?immigrazione clandestina. Il reato clandestinità non risolve niente: la radice del problema è il fatto che in Italia non c?è modo di entrare legalmente, né per un migrante economico né per un rifugiato politico. Vita: Quali responsabilità hanno la Libia o di altri Paesi di transito? Del Grande: Sabato 14 giugno, l?Egitto ha rimpatriato 200 eritrei, tutti potenziali rifugiati politici. Gli eritrei quando arrivano in Sicilia ricevono tutti un permesso per motivi umanitari, a volte anche l?asilo politico: la linea dell?Europa invece è quella di rimpatriarli. Rimpatriare un potenziale rifugiato significa fargli rischiare qualche anno di carcere nel migliore dei casi, nel peggiore una condanna a morte: nel caso specifico l?accusa è quella di alto tradimento, poiché chi se ne va ovviamente è un disertore dell?esercito. La Libia, l?Egitto e non solo: Bruxelles finanzia operazioni simili anche in Turchia, Algeria, Marocco e Tunisia. Vita: Il Parlamento deve decidere sulla proposta di far fare appello per avere lo status di rifugiato dall?estero… Del Grande: Il progetto dell?Europa in realtà è quello di esternalizzare del tutto la procedura di richiesta asilo, in modo che i rifugiati l?asilo lo chiedano in Libia, in Egitto o in Tunisia ed entrino in Europa solo dopo che l?asilo è stato concesso. Si dimentica però che in questi Paesi del Nord Africa i rifugiati politici vengono quotidianamente arrestati e rimpatriati. Vita: Il 20 giugno si celebra la Giornata mondiale del rifugiato. Una riflessione? Del Grande: Ricordo il processo che si sta tenendo ad Agrigento contro i sette pescatori tunisini accusati di favoreggiamento dell?immigrazione clandestina per aver salvato 44 naufraghi, lo scorso agosto. Se questi pescatori avessero salvato un solo italiano, avrebbero già ricevuto la medaglia d?oro al valore dal Quirinale: invece hanno salvato 44 indesiderati, persone che una volta varcata la frontiera cessano di essere persone e diventano clandestini, e quindi oggi rischiano 15 anni di galera. È segno che, al di là delle parole, la vita non ha lo stesso valore per tutti.


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