Famiglia

Il riccometro dimenticato

Fisco.L’Isee, pensato per stabilire la reale situazione economica delle famiglie, è in declino

di Maurizio Regosa

Famiglia, i tempi stringono. Un buco dopo l?altro. Come le cinghie. Di fronte al disagio crescente (in difficoltà un nucleo su cinque, dice il Rapporto sui diritti globali 2008), aumenta la pressione delle associazioni e della società civile perché, finalmente, si dia spazio a un ?fisco a misura di famiglia? (come l?hanno definito i firmatari – oltre un milione e 100mila – della petizione presentata dal Forum delle famiglie al presidente Napolitano).

A misura di famiglia
Ma Ici omettendo (perché alleggerimento indistinto della pressione fiscale) e mutui procrastinando (quel che non paghiamo oggi, lo salderemo poi), per aiutare le famiglie, spiegano gli esperti, serve un chiaro impegno su un duplice livello. Da una parte l?introduzione del quoziente familiare – promesso in campagna elettorale dal Pdl e confermato da Berlusconi premier -, dall?altra un?efficace politica assistenziale. Che nel Belpaese è calibrata facendo riferimento all?Isee. «Uno strumento che va migliorato, ma non abbandonato», premette Roberto Bolzonaro, presidente dell?Associazione delle famiglie.

Il ?riccometro? spuntato
Inventato una decina di anni fa, il ?riccometro? è però sempre meno utilizzato. Lo è a livello locale (dai Comuni per le graduatorie degli asili, ad esempio) e regionale (ne fa menzione la lombarda ?dote scuola?), ma non altrettanto a livello nazionale. «Sono numerosi gli esempi di un progressivo abbandono», nota Davide Tondani dell?università di Parma, «si pensi all?una tantum per i pensionati. È stata distribuita senza considerare la situazione economica equivalente, e quindi l?effettiva condizione dei destinatari. Rischiando interventi poco mirati». La cui efficacia è appesa a un filo. Esattamente come quelle 346.069 famiglie che si sono impoverite nel 2007 a causa di spese sanitarie (sempre stando al Rapporto sui diritti globali). Non sbagliano quindi le associazioni richiamando l?urgenza di vero sostegno e sollecitando la revisione di uno strumento importante ma che va reso, per dirla con Bolzonaro, «meno zoppo e più aderente alla realtà».

Le proposte di revisione
Il Forum delle famiglie ci aveva provato lo scorso anno: alla conferenza organizzata dall?allora ministro della Famiglia, aveva presentato – inascoltato – una proposta di revisione dell?Isee. Adesso la rilancia, prevedendo la modifica della scala di equivalenza, in pratica il punteggio assegnato a ciascun familiare: «Andrebbe alzato il ?peso? dei figli», spiega Alfredo Caltabiano, consigliere dell?Associazione nazionale famiglie numerose, «magari attribuendo un punteggio al concepito non ancora nato. Adesso dal terzo figlio la percentuale diminuisce, il che è sbagliato: è proprio quando si supera un certo numero di figli che la situazione economica si complica. Ad esempio si è costretti a cambiar casa: un onere non indifferente».

Ma, al di là delle singole modifiche, sottolinea Michele Mariotto, vicepresidente del Caf Acli (che ha aiutato 250mila cittadini, nel 2007, a ottenere l?Isee), «c?è l?esigenza di aggiornare questo strumento: deve essere sempre più calato sui territori, anche se serve una regia nazionale, perché non vi siano disomogeneità d?applicazione, e una banca dati». Molto sentita anche l?esigenza di controlli più puntuali: chi evade può ottenere un Isee più favorevole di chi dichiara ogni entrata. Un?iniquità non sopportabile: «È per questo», precisa Bolzonaro, «che accanto a una nuova stima dei beni immobili, abbiamo proposto modifiche nei controlli: invece che chiedere la situazione dei conti correnti al 31 dicembre, si potrebbe guardare alla giacenza media: capita che del denaro sparisca, prima della fine dell?anno, e ricompaia all?inizio del successivo».

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.