Cultura

Il relativismo? Sia cristiano

Cattolici/ Pezzotta, relatore a Verona, traccia un bilancio del IV Convegno ecclesiale

di Redazione

Savino Pezzotta non è contento, è di più. E non provate a citargli qualche commento o editoriale sui quotidiani, potreste prendervi il più classico dei ?vaffa??, se l?argomento lo permettesse. Trattandosi di Chiesa e, in particolare, del IV Convegno ecclesiale di Verona, Pezzotta, uno dei quattro relatori al convegno (relazione su La prospettiva sociale) si limita a un più classico «lasci perdere, parlano delle loro robe e convenienze, non di quello che è successo a Verona». Già, cosa è successo? Savino Pezzotta: Una grande assemblea tra 2.700 cattolici con un ospite d?onore, il Papa. Già, 2.700 persone – tra loro 11 cardinali, 222 vescovi, 608 sacerdoti, 41 diaconi, 322 tra religiosi e religiose – che per quattro giorni hanno dialogato. Mica un convegno di partito, ma una grande assemblea preparata per tre mesi con incontri tra i relatori, i vescovi, i leader delle associazioni: insomma, un vero cammino. Vita: Una grande assemblea in cui si sono espresse almeno due anime? Pezzotta: Macché due anime, molte di più, la Chiesa non è così depressa, è ricca e viva. La buona notizia è che queste sensibilità si ?accordano?, nel senso letterale, in quel essere testimoni ?di? Gesù risorto, come recitava il titolo del convegno. Un accordo che in questa occasione è stato particolarmente armonico. Un?armonia frutto di un dibattito veramente libero, un dibattito che i giornali non hanno visto o non hanno voluto vedere, un lavorìo vero durato quattro giornate nei seminari e a tavola, tutti insieme, laici o vescovi, giovani e anziani, e le sintesi presentate in chiusura di convegno sono state vere sintesi. Vede, in questi giorni sto ricevendo decine e decine di messaggi di giovani partecipanti al convegno ecclesiale che vogliono continuare a discutere e che mi invitano sui loro territori. A Verona ho rivisto un cattolicesimo popolare, una Chiesa più cosciente di sé e gioiosa, vogliosa di di fare. Credo sia una grande ricchezza per la società civile italiana e per il Paese . Vita: E le parole del Papa che indicazioni hanno dato? Pezzotta: Il suo intervento mi è parso ricchissimo di indicazioni programmatiche. Ma se dovessi sottolineare l?indicazione che più mi ha colpito è stato il suo ripetere più volte l?espressione ?dignità? e ?libertà? della persona, come volesse chiederci di guardare tutti insieme, nel nostro fare politica e società, a questo orizzonte comune: la piena dignità e la piena libertà dell?uomo. Vita: Nella sua relazione lei ha detto, testualmente che «la politica è un compito che tocca alla responsabilità dei laici cristiani» e che occorre «fare i conti con il bipolarismo uscendo dalle nostalgie per costruire una nuova e plurale presenza dei cattolici nell?impegno politico». A fine convegno le sembra che queste due convinzioni siano state davvero condivise? Pezzotta: Le dirò di più, questo mi sembra davvero un sentire comune nella Chiesa italiana, e le parole di Ruini in chiusura lo hanno confermato. Oggi è ben chiara ai laici la responsabilità di giocare in proprio l?impegno politico senza coinvolgere la Chiesa e, se possibile, Dio. La Chiesa educhi uomini autenticamente cristiani e li sostenga. Vita: Lei ha anche detto che è il sociale il «terreno proprio della testimonianza cristiana». Pezzotta: Sì, e ho anche invitato a un?azione capace di cercare dentro la società i luoghi della speranza vissuta, introducendo un ?relativismo cristiano? che ordini le cose rispetto a una prospettiva di trascendenza, presupponendo un rapporto di dono e non di consumo tra me e l?altro; un ?relativismo? di segno straordinariamente contrario a quello laicista.

  • Dalla relazione d’apertura Paolo VI dixit Ha commosso tutti i partecipanti la citazione dall?enciclica Gaudium et spes di Paolo VI che il cardinal Tettamanzi ha fatto nella relazione d?apertura. Eccola: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d?oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. Perciò essa si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia».
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