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Il regista di “Io sto con la sposa” ancora in carcere in Turchia

È il quinto giorno in cui non si hanno notizie di Gabriele Del Grande, giornalista esperto di migrazioni e Medio Oriente, fermato dalle autorità turche lo scorso lunedì e ancora oggi trattenuto in un luogo non conosciuto

di Ottavia Spaggiari

È ancora trattenuto dalle autorità turche in un luogo non conosciuto Gabriele Del Grande, il giornalista esperto di migrazioni e Medio Oriente, tra gli autori del documentario Io sto con la sposa, un inno alla vita e alla libera circolazione degli esseri umani, diventato l’esperimento di crowdfunding di maggior successo in Italia. Grazie alla mobilitazione di oltre 2mila sostenitori in 37 Paesi, Io sto con la sposa ha raccontato il viaggio di alcuni amici italiani che, fingendo un corteo nuziale, sono riusciti a trasportare un gruppo di profughi siriani e palestinesi da Milano a Stoccolma, sfidando le leggi europee.

Secondo quanto riportato, Del Grande, 34 anni, è stato fermato dalle autorità turche lunedì scorso nella provincia di Hatay, vicino alla Siria e alcune fonti avevano fatto sapere che avrebbe potuto fare ritorno a casa giovedì, eppure è passato un altro giorno e un’altra notte senza avere notizie. La Farnesina fa sapere che "sta continuando a seguire la vicenda ed è in strettissimo contatto con le autorità turche e con la famiglia".

Del Grande, sposato con due figli, è anche il fondatore del blog Fortress Europe, un osservatorio sulle morti in mare e, al momento del fermo si trovava in Turchia per un nuovo lavoro, Un partigiano mi disse, sempre finanziato in crowdfunding, grazie al contributo di oltre mille persone. Si tratta di un nuovo libro sulla “guerra in Siria e la nascita dell’Isis, raccontate attraverso l’epica della gente comune”, ha scritto sulla pagina della campagna di raccolta fondi sul sito di Produzioni dal Basso dove, nell’invito a sostenere il progetto, ha aggiunto un messaggio ai suoi lettori: “siamo giovani, cosmopoliti, curiosi, inguaribili idealisti, solidali e avventurieri. Tenuti insieme dal nostro sguardo sul mondo, dalle nostre lotte e dall'amore per il nostro Mediterraneo. E siamo tanti: migliaia di persone in Italia e nel mondo. Così tanti che siamo diventati una rete senza nemmeno rendercene conto.” Questa rete lo aspetta e si augura che possa ritornare al lavoro il prima possibile.

Foto: Marco Garofalo

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