Ieri sera Riccardo De Benedetti ci ha scritto una lettera che si conclude così: «La nostra discussione è un suo dono». In questi giorni tra i dialoghi che si sono sviluppati sul sito e sui nostri blog, quello con Riccardo De Benedetti è stato intenso e sorprendente. Riccardo De Benedetti è stato dal 1979 al 2000 redattore della rivista di filosofia «aut aut», fondata nel 1951 da Enzo Paci. Ha scritto e pubblicato diversi libri: «La fenice di Marx» (2003); «La politica invisibile di Maurice Blanchot» (2004); «Case di carta. Un imbroglio all’italiana» (2006); «La chiesa di Sade. Una devozione moderna» (2008) presso Medusa Edizioni. Ha curato numerose edizioni di libri tra cui: P. Ricoeur, «La questione del potere», 1991 Marco Editore; H. Bergson, «Lucrezio» (2003), Medusa; E. Voegelin, «Hitler e i tedeschi» (2005) Medusa; E. Voegelin, Cos’è la storia (2007) Medusa.
Ha collaborato con: «Lotta Continua», «manifesto», «il Moderno», «Radiopopolare».
Pochi minuti prima che Eluana morisse, Riccardo ci ha postato questo commento che vi ripropongo.
Per otto lunghi anni ho assistito mia madre nella progressione del suo Alzheimer. Dico suo, perché mai come in questa patologia c’è il malato e non la malattia. Progressione devastante che si è conclusa con un blocco intestinale che l’ha portata alla morte. Abbiamo, io e le mie sorelle, attraversato tutti gli stadi che limitano via via la comunicazione fino a cancellare quasi tutto di ciò che viene considerata vita relazionale, come dice nella discussione ospitata dal tuo blog, Lorenzo Sacconi. Ci siamo sempre chiesti se era veramente cancellata questa vita. E ogni giorno abbiamo avuto la dimostrazione che non era così. Lo sguardo, mai assente, pure in mancanza totale di parola (anche se poi ogni tanto un suono chiaro e preciso mia madre lo pronunciava. Davanti alla finestra il giorno prima dell’occlusione disse chiaramente: «andiamo»). È stato un punto fermo per noi: non era lo stesso davanti agli estranei. Mia madre, per esempio, si emozionava davanti ai bambini piccoli in carrozzina, ed era in una fase in cui il cosiddetto pensiero cognitivo doveva essere del tutto assente; nessuna autosufficienza, la assistevamo in tutto (dai bisogni all’alimentazione), in tutto e per tutto dipendeva da noi. Mia madre ha avuto nelle ultime sei settimane di vita il sondino nasogastrico che liberava il suo stomaco dai succhi prodotti dal blocco intestinale. Il suo semplice respiro permetteva di scaricare lo stomaco. Artificlale? A questa stregua è ancor più artificiale il gesto di noi familiari che negli ultimi quattro anni (degli otto in cui è stata malata) l’abbiamo imboccata: trattandosi di sostituire il movimento del braccio che dal piatto arriva alla bocca con il cucchiaio. Senza
contare l’individuazione dell’orario in cui fare pipì o evacuare, non più naturale e quindi regolato attraverso gli effetti di una splendida tisana a base di senna che ha evitato il ripetersi degli eventi subocclusivi a cui era soggetta. Ma se nelle brevi passeggiate intorno alla casa vedeva un bimbo si trasfigurava in un sorriso indescrivibile, stendeva il braccio per accarezzarlo senza ovviamente raggiungere il volto del bimbo perché la sua percezione era ormai alterata a tal punto che le strisce pedonali di Quinto Romano, dove abitava, li leggeva come gradini del marciapiede e i gradini come strisce pedonali. Era memoria? Era coscienza? Era semplicemente amore, credo. E vi assicuro che questi incontri ci bastavano per una settimana, erano una benedizione, una benedizione terrena… mi davano felicità più che se fosse stata in grado di pronunciare il mio nome… che non sillabava da anni… Tutto questo per dire che anche nella più fine, nella più filosoficamente avvertita definizione di persona c’è un insondabile resto, un’eccedenza che non è riducibile ad alcuna nostra categoria. Non voglio che questo resto sia preso in carico da una ragione giuridica, sociale, funzionalistica, chiamatela come volete.
Ora, mentre sto scrivendo mi stanno dicendo che Eluana è morta. Almeno la nostra discussione è un suo dono. Credo che lo ricorderemo per molto, e se quella che ritengo senza false ipocrisie una battaglia sciagurata, avrà un effetto positivo lo avrà proprio in virtù di questo dono. Gratuito come la vita.
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