Welfare
Il Rebus lavoro è risolto Occupazione in carcere: il modello Padova
95 inserimenti in carcere, altri 16 all'esterno. Una linea di dolciumi e un call center. E presto uno sportello lavoro...
Padova non è solo la città del muro di via Anelli e del ?riconoscimento? dei Pacs. Mentre divampa la polemica sull?indulto, meriterebbe uguale attenzione l?impegno a favore del carcere Due Palazzi, che potrebbe fare scuola circa l?approccio della società con un mondo, quello dei detenuti, considerato a dir poco ?alieno?. Protagonista è la cooperativa sociale Giotto che 16 anni fa ha iniziato un progetto innovativo per il reinserimento dei detenuti, basato sulla formazione e sull?educazione al lavoro che sta dando risultati sorprendenti nella lotta alla recidività. Oggi la Giotto ha dato vita al consorzio sociale Rebus in cui nascono veri e propri ?prodotti?, dove è più che evidente una interazione tra città e carcere.
Prendiamo ad esempio la nuova linea ?I Dolci di Giotto?, panettoni e piccola pasticceria che veicolano l?immagine della Cappella degli Scrovegni, in vendita presso il celeberrimo Caffè Pedrocchi, da sempre crocevia della vita sociale padovana. A questo si sono aggiunte le formelle di ceramica che riproducono le scene più belle dipinte da Giotto, in collaborazione con la Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Tutto questo – nonché l?elegante ?packaging? sempre ispirato a Giotto – è realizzato dai detenuti all?interno del carcere. Da qui passano anche parte delle prenotazioni per le visite mediche alla Usl cittadina, grazie a un call center con standard di qualità pari a quello esterno, mentre diverse e rinomate aziende hanno affidato ai detenuti parte delle proprie lavorazioni.
«Questo non sarebbe possibile senza il coinvolgimento e l?impegno sia dei diversi enti cittadini (Usl, Comune, Provincia, ecc.) e di tutti gli operatori del carcere, dal direttore Salvatore Pirruccio agli psicologi, alla polizia penitenziaria, che in questi anni hanno dimostrato nei fatti che è possibile un cambiamento» dice Nicola Boscoletto, presidente di Rebus, in occasione dell?incontro in carcere per gli auguri natalizi e dove presenta il bilancio operativo del 2006 del consorzio: 90 detenuti in formazione, altri15 impegnati in corsi di qualificazione, 95 inserimenti lavorativi all?interno del carcere e altri 16 all?esterno grazie alle misure alternative alla detenzione. La voglia di togliersi qualche sassolino dalle scarpe sull?indulto è tanta, ma Boscoletto non cede alla tentazione: «Basta speculazioni, il problema è a monte. L?albero si vede dai frutti: se l?albero è malato, non è isolando i frutti marci che si risolve il problema. Il carcere è espressione diretta della società: è urgente all?esterno investire in educazione, formazione, politiche giovanili e di recupero della devianza».
E all?interno del carcere? «Non è un problema di numeri, visto che oggi c?è un agente ogni 1,5 detenuti», conclude Boscoletto. «Occorre puntare su responsabilizzazione e motivazione degli operatori, che devono essere anche adeguatamente remunerati. In questi anni non è stato così».
Tra le novità del prossimo anno lo Sportello Lavoro che sarà aperto all?interno del Due Palazzi grazie a un accordo tra Rebus, ministero della Giustizia, Provincia e Comune di Padova per ottimizzare l?inserimento lavorativo dei detenuti. E a gennaio il consiglio comunale si darà appuntamento ?dietro le sbarre? proprio per parlare del rapporto tra città e istituzione carceraria. La scommessa di Padova sul carcere continua…
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