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Il realismo di Erminia l’astrazione dell’ ONU

Suor Erminia Cazzaniga, 69 anni di cui 35 a Timor Est, è stata trucidata insieme a una consorella canossiana e altri 7 religiosi lunedì 27 settembre. Non sono le prime vittime di una carneficina che d

di Riccardo Bonacina

S uor Erminia Cazzaniga, 69 anni di cui 35 a Timor Est, è stata trucidata insieme a una consorella canossiana e altri 7 religiosi lunedì 27 settembre. Non sono le prime vittime di una carneficina che dura dal 1975 e che ha già causato la morte di un quarto dell?intera popolazione. Non saranno neppure le ultime in questa sperduta isola del Pacifico, mentre scriviamo arriva notizia di altre carneficine quotidiane, i religiosi ad oggi assassinati sono ormai più di 20 solo in quest?ultimo mese. Eppure la morte di suor Emilia ci ha particolarmente colpito. Chi era questa donna settantenne che, in una situazione che sta paralizzando le forze Onu, non solo non ha avuto dubbi nel restare nel pieno dell?inferno, ma sapendo di rischiare la propria vita non ha neppure esitato a lasciare la missione di Baucau per raggiungere Los Palos (considerata un?enclave delle milizie) per portare qualche soccorso alle migliaia di profughi rifugiatesi nella giungla e in preda alla fame? Per scoprirlo abbiamo chiamato le associazioni di Sirtori (suo paese natale), abbiamo sentito i colleghi della ?Provincia?, quotidiano di Como e Lecco perché ci raccontassero, perché ci mandassero le sue lettere, gli scritti, i ricordi. Abbiamo così scoperto almeno tre cose che vale la pena raccontare perché sono una vera lezione.
La prima: suor Erminia non amava né parlare né scrivere, semplicemente faceva. In 35 anni ha costruito, anche direttamente con le sue mani, scuole, ambulatori, fattorie, orfanotrofi, chiese, ha riscattato le ragazze per strapparle al mercato dei matrimoni, per avviarle alla scuola e poi al lavoro. Ebbene le lettere che ha scritto in questi anni sono molte meno delle cose che ha fatto. Abbiamo recuperato in tutto tre lettere. Suor Erminia non ha nulla a che fare con la retorica umanitaria capace tanto di giustificare le viltà quanto le guerre, in 35 anni non ha detto e fatto altro che non fosse rispondere al bisogno di chi le domandava. In una lettera cita San Giacomo che dice: «Se congedi un fratello che ha fame solo con la benedizione non arriverai mai a rispondere né a lui né a Dio».
La seconda: suor Erminia non è un?idealista o un?utopista, sa bene dove vive, e sa per cosa vale la pena vivere, non nasconde né le sue paure, ne i suoi pianti (ne parlerà nell?ultima brevissima lettera di un anno fa). È saggia, realista. Suor Erminia è talmente cosciente persino della situazione sociale e politica di Timor est che in una telefonata in agosto dice: «Ora i timoresi voteranno per la loro libertà, ma sarà un bagno di sangue». Solo una decina di parole, ma sono terribili. Un urlo contro le astrazioni dell?Onu. Chi è più saggio, chi è più realista? I responsabili del Palazzo di vetro o l?anziana suora di Timor?
La terza: Non c?è buona causa che possa giustificare una guerra. Neppure l?indipendenza di Timor Est, neppure la difesa delle buone opere dei cattolici e cristiani. In un?intervista del 1996 ai colleghi della Provincia dice: «Tra la popolazione si sono formate tre diverse correnti e ne è nata una guerra. Come tutte le guerre anche questa significa dolore, distruzione, povertà».

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