Sottolineare comportamenti scorretti finisce per metterli più in evidenza o invece aiuta a combatterli? E quanto ci piace di più raccontare quanto di scorretto c’è e meno quanto di buono si vede?
A volte nutro questo dubbio, ed è forse per questo che davanti alle recenti vicende di razzismo e pallone sono ancora una volta rimasta senza parole e senza desiderio di trovarle.
Ma poi ho pensato che anche di fronte ai più assurdi episodi, che ci fa male commentare, possiamo perdere un’occasione per parlare di bene e quindi di affermare la verità.
Quindi eccomi a scrivere, non certo di calcio, non essendomene mai occupata e men che meno appassionata, ma di come anche lo sport, sia quello dei professionisti come Balotelli che quello giocato sui campi minori, ci offre uno spaccato sui marosi in atto nella nostra società.
Di Balotelli che scaglia il pallone in tribuna a seguito di cori razzisti della curva sappiamo tutti ed anche dei pochi consiglieri comunali di Verona che propongono un’azione legale contro il giocatore perché a loro avviso avrebbe diffamato la città.
Meno si sa degli episodi altri, sui campi minori, ancora più gravi, perché hanno coinvolto dei club di dilettanti e giovanissimi.
A Desio, durante la partita dei Pulcini Desio-Sovicese, un bambino della squadra desiana è chiamato “negro di merda” da una mamma della squadra avversaria.
Lo stesso epiteto è rivolto ad un diciassettenne originario del Senegal e ad un suo compagno, sempre di colore, su un campo della periferia di Milano dove la squadra del Melzo, di cui i ragazzi fanno parte, era ospite. Ma non è tutto qui. Un uomo, probabilmente il papà del ragazzo da cui era partito l’insulto, ha sferrato un pugno al ragazzo senegalese.
Storie di ordinaria follia, per fare una citazione.
Qualcuno ha voluto dare una spiegazione. E qui si leva la voce del nuovo maître à penser, il capo ultras del Verona che indica finalmente la chiave del problema.
Balotelli, non è del tutto italiano perché figlio adottivo. Ergo tutti quelli di colore non sono del tutto italiani? Un “del tutto”, offensivo non solo per Balotelli, ma per qualsiasi figlio adottivo.
Come Presidente di CIAI, associazione che ha introdotto in Italia l’adozione internazionale, quel non del tutto, mi fa fare un passo indietro di più di 50 anni.
Dal 1968, CIAI, si è dato come missione quella di diffondere il concetto che un bambino, ovunque sia nato, di qualsiasi colore sia la sua pelle, qualunque sia la sua storia, può diventare a tutti gli effetti figlio di una famiglia italiana e quindi italiano – italiano e basta, senza “del tutto”.
Vi confermo che 50 anni fa, esistevano i razzisti, come esistono oggi.
Esistevano quelli che non capivano l’adozione e che pensavano subito al “non del tutto”, vedendo una famiglia colorata. Ma vi confermo anche che il sentire comune era sicuramente dalla nostra parte. Era innegabile che questa nuova famiglia fosse guardata dalla comunità come un esempio tanto inconsueto quanto positivo.
Io questa positività continuo a sentirla se sfrondando le cronache arrivo alle prese di posizione che ci dicono che, nonostante questo clima, il razzismo oggi non ha preso definitivamente casa nel nostro Paese.
Mi riferisco alla reazione dell’arbitro della partita Verona- Brescia, che ha subito interrotto l’incontro. E alla decisione del giudice sportivo di Serie A che ha disposto la chiusura per una giornata effettiva di gara, del settore dello stadio da cui erano partiti i cori.
Ancora più significativa la reazione della società Hellas Verona che ha adottato nei confronti di Luca Castellini una misura interdittiva che gli impedirà l’accesso allo stadio di Verona per 10 anni, Perché il suo è un comportamento gravemente contrario ai principi etici ed ai valori della società.
Arriva dalla Sovicese una risposta importante alla richiesta di Desio affinché sia individuato chi ha lanciato l’insulto al piccolo giocatore. Ferma è la condanna dell’episodio, inchiesta interna già in corso per individuare il colpevole, e proposta di un incontro chiarificatore con la squadra di Desio.
Quest’ultima, da parte sua, propone a tutte le squadre del campionato di presentarsi in campo la prossima domenica con i volti dipinti di nero ricordando che “esiste una sola razza, quella umana”.
Sono segni importanti, che vanno evidenziati ancora di più degli odiosi episodi di razzismo, frutto di un clima avvelenato da chi ha interesse a creare nemici e che invece tutti siamo chiamati a contrastare.
A mio parere queste voci sono la dimostrazione che i razzisti hanno già perso.
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