Welfare

Il ragazzo che ha inventato il gioco con cui vincono sempre tutti


Nicolò Santin, giovane laureato in Economia e gestione delle aziende all’Università Ca’ Foscari di Venezia ha ideato oFree, un’applicazione di advergame in cui le aziende si fanno pubblicità e i giocatori raccolgono monete virtuali da destinare a realtà sociali

di Paolo Iabichino

«Ormai, infatti, abbiamo sempre più il telefono in mano e la maggior parte delle volte lo utilizziamo per cose futili. I trend dimostrano che lo utilizzeremo sempre di più e sempre più per giocare». Così il giovane neolaureato Nicolò Santin, intervistato da un quotidiano locale, contestualizza il punto di partenza della sua idea e prova a spiegare com’è nata la piattaforma oFree.


Il tutto è scaturito da un progetto di tesi. In realtà se arrivi a scrivere 700 pagine per discutere la tua laurea in Economia e gestione delle aziende all’Università Ca’ Foscari di Venezia, significa che hai una visione molto più ampia di una semplice tesi universitaria e infatti nella stessa intervista Nicolò dichiara che vuole creare una piattaforma in grado di intercettare i bisogni delle persone e, al tempo stesso, quelli delle aziende e delle non profit, per arrivare a donare un miliardo di euro entro il 2020.

OFree è un’applicazione contenente un catalogo di giochi online con la possibilità di raccogliere inserzionisti pubblicitari — tecnicamente sono definiti Advergame
— che permette alle persone di donare alle organizzazioni non profit senza mettere mano al portafoglio. Ecco come Nicolò racconta la sua idea: «Le aziende, per poter caricare il loro Advergame, e promuovere così il brand, devono versare un determinato ammontare di denaro, che corrisponde ad un tradizionale investimento pubblicitario. Questi soldi permettono ai singoli individui, dopo aver giocato ai vari Advergame, di raccogliere delle monete virtuali e successivamente di destinarle alle organizzazioni non profit che preferiscono».

Questo consentirebbe alle aziende di far fronte a un’istanza sempre più avvertita come quella della responsabilità sociale d’impresa, sempre più una richiesta del consumatore, a tal punto che in Italia l’80% delle aziende investe in Csr (Fonte: “Impegno sociale delle aziende in Italia, VII Rapporto di Indagine”). «Inoltre, è sempre più difficile raggiungere il proprio pubblico dato che è bombardato ogni giorno da migliaia di annunci pubblicitari. Se pensiamo al digitale, dal questionario della mia tesi di laurea è emerso che nove persone su 10 cercano subito il tasto skip su YouTube non appena compare uno spot, e sei su 10 non hanno mai cliccato in vita loro su un banner pubblicitario», dichiara Santin.

Per il neolaureato trevigiano la bontà della sua intuizione deriva dal tenere insieme le necessità di chi opera nel mondo profit, con le realtà non profit sempre più impegnate nella ricerca di nuove soluzioni per la raccolta fondi: «Se da un lato i giovani sono sempre più interessati a questa tematica, dall’altro solo il 10% delle persone dai 14 ai 34 anni sono dei donatori. Si tratta di una piattaforma win win win: gli individui possono giocare e al tempo stesso donare senza mettere mano al portafoglio; le aziende possono promuovere il brand e dimostrare la propria Csr; le non profit fare fundraising ed entrare in contatto con nuovi potenziali donatori».

@iabicus

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