Cultura

Il racconto della morte di Santa Maria Goretti nelle parole di Antonio Picca

Il 6 luglio del 1902 Maria Goretti è morta assassinata a 12 anni dopo il tentativo di stupro di Alessandro Santarelli, figlio di una famiglia amica alla sua. Lo scrittore Aurelio Picca prova a ricostruire quei momenti nel suo ultimo libro, "Capelli di Stoppa”, edito da San Paolo

di Redazione

Era la figlia di Luigi Goretti e Assunta Carlini. Il 6 luglio del 1902, a dodici anni, è morta dopo il tentativo di stupro di Alessandro Santarelli, figlio di una famiglia amica alla sua. Maria Goretti con gli anni è diventata un simbolo delle violenze che le donne subiscono e protettrice di tutte le vittime di stupro. Santarelli Aveva tentato di violentarla, lei aveva resistito e alla fine lui, in preda a un terribile raptus, l’aveva ferita a morte con un punteruolo. È stata canonizzata da papa Pio XII nel 1950. Il suo santuario a Nettuno è frequentatissimo. Ma chi può dirlo quello che successe quel 6 luglio di 114 anni fa? Lo scrittore Aurelio Picca, originario delle stesse zone della santa, ha parlato della vita di Maria Goretti in “Capelli di Stoppa”, edito da San Paolo.

“Marietta non è nell'aia. Riordina la casa e custodisce le cose. Bada pure alla piccola Teresa, l'ultima dei Goretti, sistemandola su una coperta fuori al pianerottolo. Il bianco dei buoi pare ricopra, come un sudario, non solo le paludi, Conca, le Ferriere: il bianco satura il mondo, lo azzittisce. Pare che questo silenzio blocchi ogni movimento. Tutti i protagonisti sembrano anestetizzati o imbalsamati o in posa come spaventapasseri su un teatro fittizio. Invece tutto avviene rapido e lentissimo insieme. Alessandro ha portato la camicia da rammendare a Marietta dopo averlo chiesto a sua madre, oppure, prima risalirà in barozza e dopo che Assunta ha pregato la figlia di rammendarla lei, scenderà dal mezzo e si avvierà per le scale? No. Accade che dopo la sosta pomeridiana, tutti si avviano di nuovo al lavoro (…) Ecco, ora, in questo preciso momento, Alessandro chiede che gli venga rammendato l'indumento, proprio ora che Assunta dice a sua figlia: Marietta, senti cosa vuole Alessandro. Allora Maria dolcissima si mette a rammendare la camicia di Lisà, mentre il resto degli attori torna al lavoro della battitura.

Con il grilletto facile del destino, Alessandro Serenelli farfuglia una scusa e salta dalla barozza. Vede il padre addossato al muro. Prende a montare i diciotto o venti gradini (non sapremo mai se li sale lento o veloce). La sua voglia e rabbia le maschera come ci si maschera a Carnevale, con l' astuzia di coloro che sono destinati a gesti infami. Scavalca Marietta e Teresa. Fa il finto tonto. Si avvia nel magazzino a recuperare il punteruolo e lo prepara su un coperchio o cassone o sul piano della cucina: pronto all' occorrenza.

Lisà ha sete di quella ragazzina. Vuole a tutti i costi entrarle dentro con il corpo. Marietta gli ha urlato con voce strozzata diverse volte: No! Lui non l'ha udita. È padrone del suo egoismo. Si è trasformato in una manina di Satana già nel giorno della Prima Comunione di colei che avrebbe dovuto essere una sorellina da proteggere. Ora l' afferra con forza per un braccio (…) Forse la presa slitta. Allora le stringe i capelli lunghi, del colore della stoppia, con l' attaccatura bassa, ma forti, vitali. Perché i capelli di Marietta sono la porzione esterna, rivolta al cielo, della sua onestà. La mia sorellina cerca di resistere. Strattona. L

e fanno male cute e muscolatura del braccio, ma non grida, non vuole dare un dispiacere alla mamma Assunta e agli altri che le vogliono bene. Alessandro non molla la preda. Maria è trascinata come un sacco mugolante in cucina. Lisà dà un calcio alla porta che si chiude. Via Satana! Via Alessandro! Invece restano entrambi. Nessuno lo racconta ma Lisà monta a cavalcioni di Marietta e tenta di alzarle le vesti. La tocca, la tocca. Le dice che vuole fare quella cosa.

Siamo seri, diciamo la verità: è eccitato e tenta di sfilarle le mutande (di cotone spesso o lunghe sulla coscia). Però Marietta si rivolta e si difende con le gambe allenate a camminare per chilometri, con le braccia avvezze al lavoro. Non avverte la pressione per quanto è dentro il rifiuto: No, no! Dio non vuole! Se fai questo vai all' inferno! Allora ad Alessandro le «brutali voglie», come lui stesso dirà, caddero.

E comunque il diavolo non lo abbandonò. Fu lucido e tempestoso (chissà se l' Adriatico di Ancona in tempesta, di quando ragazzetto aveva fatto il mozzo magari sfiancato dagli sberleffi dei marinai adulti, lo riacciuffò nei suoi gorghi?). Prese il punteruolo, rimontò a cavalcioni di Marietta incominciando a colpirla come se la mia sorellina fosse un sacco di patate, una tavola di compensato, una balla di fieno (…)”.


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