Non profit

Il quoziente familiare riparte da Parma

Le politiche per la famiglia al centro di un incontro al Meeting. Cota annuncia in Piemonte pannolini gratis come in Francia

di Antonietta Nembri

da Rimini

Il quoziente familiare non c’è ancora, ma il “quoziente Parma” sì. Ed è già stato imitato. E poi, perché non seguire l’esempio della Francia che non fa pagare i pannolini dei bimbi alle famiglie? «Da noi i pannolini si pagano, ma in Piemonte farò sì che i pannolini vengano passati dal servizio sanitario regionale, non è molto, non risolve, ma è un segnale» ha detto il presidente del Piemonte Roberto Cota. Si è parlato anche di questo al Meeting di Rimini nell’incontro cui hanno partecipato i sindaci di Roma Gianni Alemanno e Parma, Pietro Vignali, accanto al presidente del Forum delle associazioni familiari, Francesco Belletti, Caterina Tartaglione, presidente del Sindacato delle Famiglie, Luca Pesenti, ricercatore di sociologia generale alla Cattolica di Milano e Monica Poletto, presidente CdO – Opere sociali.

L’esempio di Parma, città dove è stata creata un’agenzia per la famiglia e dove si è cercato di riformare il sistema del welfare locale «così che la famiglia non sia vista come un cliente, ma un fornitore di servizi, applicando il quoziente familiare per l’Isee, il quoziente Parma che serve a rimodulare tasse e tariffe comunali sui carichi familiari». Per il primo cittadino di Parma la speranza è che il cosiddetto quoziente Parma «apra la strada a una fiscalità nazionale più a misura di famiglia». Al momento è attivo un network cui hanno aderito una cinquantina di comuni italiani.

Tra le città che hanno copiato Parma anche la Capitale, il cui sindaco ha detto di battersi da sempre per il quoziente familiare «lo ritengo la politica centrale per le famiglie, perché senza realizzare il quoziente familiare tutti gli aiuti alle famiglie rimarranno troppo deboli. Povertà e ricchezza si determinano dal nucleo familiare e la strada maestra per cambiare è rimodellare l’Isee». Pensando poi al ministro Tremonti ha ricordato come De Gaulle in Francia lo applicò all’indomani della fine della guerra, in un momento certo non florido «il quoziente familiare non è un costo in più, ma prevede una diversa ridistribuzione delle risorse».

Dalle città alla Regione Piemonte, con il neo governatore Cota che ha ribadito come la famiglia sia una priorità e per questa ragione «abbiamo modificato gli stanziamenti sul buono scuola, un provvedimento che negli ultimi cinque anni è stato svuotato, noi invece ci abbiamo messo i soldi perché la libertà educativa è una direttrice della politica a sostegno della famiglia». Cota, inoltre, ha ricordato che la legge sul federalismo fiscale contiene questo principio.

Accanto alle esperienze e alle riflessioni degli amministratori l’esperienza di chi le questioni familiari le vive come Caterina Tartaglione che ha fatto due proposte concrete: «Un nuovo sistema fiscale, con deduzioni sostanziose per i figli e la conciliazione dei tempi famiglia e lavoro con una flessibilità che sia a misura di famiglia». Mentre Francesco Belletti ha sottolineato come «fare famiglia sia un’attività socialmente rilevante», inoltre ha ricordato come ora il quoziente familiare sia tra i cinque punti di programma da attuare alla ripresa delle attività politiche del governo.

Luca Pesenti ha portato anche alcuni numeri che la dicono lunga sull’attuale impegno della politica italiana sulla famiglia: l’investimento del Pil che è fermo all’1 percento, contro il 2,5 della Francia e il 3,2 della Germania.

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