Salute

Il punto della situazione in Lombardia

Buona la copertura degli hospice, resta il problema tariffe e formazione. Francesca Crippa Floriani analizza il quadro il Lombardia in rapporto alla legge appena approvata.

di Sara De Carli

di Francesca Crippa Floriani, presidente della Fondazione Floriani

In questi ultimi anni le scelte e le azioni  di regione Lombardia per le politiche sanitarie in cure palliative, quindi nella direzione di rete  (Hospital Home Hospice), sono state globalmente positive.
Infatti Regione Lombardia, già prima della legge quadro nazionale appena approvata, ne è  già allineata nelle norme e quasi completamente nell’attuazione. Praticamente tutte le province lombarde, anche quelle di nuova formazione, sono dotate di assistenza domiciliare specifica per le cure palliative. Rimane esclusa, inspiegabilmente, la provincia di Sondrio in cui sono pur presenti 2 hospice e un servizio di cure domiciliari, ma non  allineati agli standard delle altre province.

Gli Hospice attivi nella nostra regione, che ha visto la nascita del primo hospice italiano (a Brescia nel 1987) sono oggi  50, con una media  di circa 12 posti letto ciascuno. Considerando  le raccomandazioni della Società Italiana di Cure Palliative (che indica come necessari 0,6 posti letto in hospice ogni 10.000 abitanti ) possiamo sostenere che il fabbisogno del nostro territorio è soddisfatto. Nel gennaio scorso inoltre regione Lombardia, prima in Italia, ha deliberato riguardo alla organizzazione di cure palliative pediatriche.

Rimangono comunque delle ombre ed alcuni nodi da sciogliere, primo fra tutti quello delle risorse destinate alla cura e all’assistenza: le tariffe. La sperimentazione  “Piano urbano” conclusasi nella città di Milano nel 2007 ha condotto alla formulazione delle tariffe per l’assistenza domiciliare in cure palliative. Queste si sono di fatto dimostrate fin da  subito insufficienti rispetto ai costi effettivi che una buona assistenza in cure palliative richiede: andrebbero al più presto adeguate, così come quelle per gli hospice che sono ormai ferme da parecchi anni.

Rimane irrisolto anche il problema della qualificazione degli operatori sanitari in cure palliative, problema peraltro assolutamente nazionale, che la nuova legge nn risolve e che comunque andrà recepito dalle regioni. Regione Lombardia dovrà in questo senso  individuare  precisi percorsi formativi, che la legge rimanda a decreti attuativi appositi.

E ultimo, ma non da ultimo, rimane la grande ombra sulla  conoscenza, l’informazione, la cultura delle cure palliative. La nostra regione, pur essendo stata tra le prime a recepire le istanze della società civile organizzandosi per le necessarie risposte, ha in questo senso ancora molta strada da fare, a partire dai suoi stessi medici. Speriamo che la legge nazionale dia un grande contributo in questo senso.


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