Sostenibilità

Il procuratore di Paola: la Cunsky è una casella di un puzzle più ampio

di Redazione

«Il rinvenimento del relitto della Cunski dà concretezza oggi a un teorema elaborato negli anni sull’affondamento di navi cariche di rifiuti tossici nel Mediterraneo», afferma il procuratore di Paola, Bruno Giordano. Il primo dei 47 inabissamenti sospetti avvenuti tra gli anni 80 e 90 risale al 1987, quando andò a picco la nave da carico Rigel, al largo di Capo Spartivento, Reggio Calabria, con mare calmo e senza richiedere soccorso. L’inchiesta sulla Rigel è stata archiviata dal tribunale di Reggio nel 2000. Nel 2003 la procura di Paola ha ricominciato a indagare sullo spiaggiamento della Jolly Rosso, risalente al 14 dicembre 1990, a Formiciche, comune di Amantea. Il ritrovamento della Cunski è avvenuto seguendo un percorso autonomo, che però potrebbe aiutare a ricomporre il puzzle. «La nave è stata ritrovata grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Fonti, che ha parlato dell’affondamento come di un affare di ?ndrangheta, con ramificazioni molto più ampie in tutto il Mediterraneo».
Ecomondo: Le dichiarazioni di Fonti sulla posizione della Cunski risalgono al 2006. Come mai ci sono voluti tre anni per ritrovare il relitto?
Bruno Giordano: Sono stati anni non facili. Io sono in servizio a Paola solo da un anno. Chi mi ha preceduto ha tentato di attivare canali istituzionali, ma senza successo, finché è tornato sui suoi passi per ragioni a me sconosciute.
Ecomondo: Com’è avvenuto il ritrovamento?
Giordano: Oltre alle indicazioni del Fonti, avevamo altre informazioni confidenziali sull’esistenza di un relitto non segnalato e le reti dei pescatori si impigliavano in qualcosa in quel punto. La Marina militare dichiarava però di non disporre di mezzi idonei ad esplorare il fondale. Quest’anno l’Arpacal, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, ha effettuato un monitoraggio delle coste calabresi, scoprendo un’impronta che sembrava riprodurre uno scafo.
Ecomondo: A questo punto si è mosso lo Stato?
Giordano: No. È l’assessorato all’Ambiente della Calabria che ha pagato le spese del rilevamento con robot sottomarini di un’impronta che sagoma perfettamente il relitto di una nave di 110 per 20 metri. Si vede anche lo squarcio a prua, con lembi di lamiera piegati come in seguito a un’esplosione interna. E si distinguono, vicino alla nave, due fusti adagiati sulla sabbia, con chiusure rinforzate, tipici dei contenitori per rifiuti pericolosi.

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