Welfare

Il primo obiettore va a processo

Il ricorso di Andrea Mazzi, 45 anni, può diventare un caso storico. Oggi a Modena la prima udienza della Commissione tributaria

di Daniele Biella

Oggi è stato il gran giorno. Per la prima volta in Italia, un obiettore di coscienza alle spese militari e di ogni altra forma di morte indotta, è entrato nell’aula di un Tribunale per un processo a suo carico. Gran giorno? Proprio così. Perché Andrea Mazzi, 45 anni, ingegnere modenese padre di due figli e membro dell’associazione Comunità papa Giovanni XXIII, ha voluto lui questo momento: qualche tempo fa ha presentato ricorso contro la decisione di Equitalie e dell’Agenzie delle entrate di contestare le sue azioni di disobbedienza civile a livello fiscale, non pagando una quota dell’Irpef o il bollo dell’auto e destinando una quota fissa (50 euro all’anno) a un’associazione che si occupa di promozione della nonviolenza o addirittura all’Unsc, Ufficio nazionale servizio civile, ente statale che promuove l’esperienza si Servizio civile volontario, oggi a rischio chiusura per mancanza di fondi. Prima e dopo l’udienza in Commisione tributaria a Modena, Vita.it ha raggiunto Mazzi al telefono.

Come e quando prevede l’esito del processo che si apre questa mattina?

Si dovrebbe arrivare a sentenza in un mese. Ci sono tre possibilità, nessuna delle quali prevede l’accoglienza del ricorso, in quanto in Italia non c’è una legge che sancisca l’obiezione fiscale di coscienza. Il giudice può quindi respingere il ricorso e basta, oppure oltre al respingimento può accollarmi le spese della controparte, come ha chiesto la stessa Agenzia dele entrate. La terza opzione, quella più positiva per noi, è che la Commissione tributaria chieda di passare il caso alla Corte costituzionale o alla Corte europea di giustizia, che prevede la libertà di coscienza per i diritti fondamentali. In quest’ultimo caso, di fatto, è come se la Commissione riconoscesse in qualche modo il mio diritto all’obiezione.

Da quanto tempo è obiettore di coscienza e perché?

Appena compiuti i 18 anni ho aderito alla campagna di Obiezione di coscienza alle spese militari che era nata nei primi anni ’80 e che ha preso vigore nel 1991, all’indomani dello scoppio della guerra del Golfo. Nel 1992 ho fatto il servizio civile come obiettore di coscienza con il Gavci, Gruppo autonomo di volontariato civile in Italia. Da allora ho sempre fatto obiezione fiscale, dichiarando pubblicamente di non versare tutti i contributi proprio perché per principio non mi sento partecipe di certe scelte di morte, partecipazione italiana alle guerre in primi ma non solo, per esempio sono contro anche alle spese abortive. Oggi non ho trovato motivi validi per smettere e quindi continuo con la mia scelta, fatta propria anche da altre centinaia di persone, la maggior parte delle quali si dichiara obiettore di coscienza, versa comunque tutti i contributi ma dona una quota ad associazioni promotrici di alternative nonviolente alla risoluzione dei conflitti.

In questi anni a quali sanzioni è andato incontro?

Pur rendendo sempre pubbliche le mie scelte, al contrario degli evasori fiscali, fino al 2006 non ho ricevuto comunque sanzioni, nonostante l’arrivo di varie cartelle esattoriali. Quell’anno Equitalia mi ha intimato il fermo amministrativo dell’auto, poi rimandato al 2008 perché nel frattempo avevo chiesto di parlare con loro e il provvedimento era stato sospeso. Sono stato senza potere usare l’auto per alcuni mesi, poi nel 2009 mi è stato prelevato forzosamente dallo stipendio un importo pari a circa 460 euro, e il fermo del veicolo è stato revocato dopo che ho pagato ulteriori 100 euro. Dal 2010, non avendo cambiato le mie decisioni, è ricominciata la trafila, ovvero i solleciti. Ma nel frattempo ho fatto due ricorsi: il primo l’h perso, il secondo, più documentato, è quello che arriva in Commissione tributaria oggi.

Come viene visto dagli altri per la sua scelta?

In famiglia tutti mi appoggiano, e anche fra gli amici e i membri della Comunità Papa Giovanni XXIII (che ha diffuso questo comunicato di solidarietà, ndr). Se c’è qualcuno che non è d’accordo, per adesso non me l’ha ancora detto. Poi le ammetto che, in primo luogo nelle sedi di Equitalia e dell’Agenzia delle entrate, che frequento molto data la mia condizione perché chiedo spesso incontri esplicativi, ricevo molti attestati di stima, compresi quelli dei direttori delle filiali. Tutti esprimono attenzione a quello che faccio, e in effetti negli ultimi anni l’atteggiamento generale è cambiato nei miei confronti come obiettore fiscale, proprio perché non mi considerano un evasore. È chiaro però che oltre all’ammirazione non si va, perché poi sono funzionari esecutivi e quindi devono seguire le disposizioni legislative. Ma spero che nell’immediato futuro qualcosa cambi, anche perché dopo anni di stallo, ultimamente la campagna Osm, Obiezione alle spese militari, ha ripreso vigore con nuove adesioni.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.