Medio Oriente

Il presidente della Croce Rossa Italiana: «A Gaza viene impedito l’aiuto umanitario»

Rosario Valastro, presidente della Cri, ha partecipato in Egitto all’Humanitarian Appeal Conference to Support Gaza: «Dal Valico di Rafah», dice, «gli aiuti entrano con il contagocce. Ma non passano né tende per gli sfollati, né generatori e neanche bombole d’ossigeno. Eppure l’accesso alle cure sanitarie è un diritto fondamentale. L’aiuto umanitario non significa schierarsi da una parte o dall’altra. L’aiuto umanitario significa aiutare chi soffre, supportare chi ha bisogno, ma oggi questo ci viene impedito»

di Anna Spena

Il presidente della Croce Rossa Italiana, Rosario Valastro, sta rientrando in queste ore in Italia dopo aver partecipato all‘Humanitarian Appeal Conference to Support Gaza, la conferenza organizzata a Il Cairo dalla Mezzaluna Rossa Egiziana e dalla Mezzaluna Rossa Palestinese, alla quale erano presenti 20 società nazionali della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, altrettante ambasciate, agenzie dell’Onu e numerose organizzazioni umanitarie.

Nella Striscia di Gaza sono stati superati i 23mila morti, sono circa 60mila i feriti e 1,9 i milioni di sfollati interni, su una popolazione di 2,2 milioni di persone.

«Quest’anno si celebrano i 160 anni della prima convenzione di Ginevra», dice Rosario Valastro. «Ma è un compleanno triste. A Gaza siamo davanti a una catastrofe umanitaria dove appare evidente che viene impedito l’aiuto umanitario».


Tutti i servizi sanitari nel Nord della Striscia sono stati in gran parte distrutti, il sistema sanitario nella parte meridionale della Striscia di Gaza è sull’orlo del collasso. La maggior parte degli ospedali del nord, compreso l’ospedale Al-Quds della Mezzalunarossa palestinese ha cessato le operazioni a causa della mancanza di carburante, di medicinali, di attrezzature mediche e di accesso sicuro. L’ospedale di Al-Amal, uno dei pochi ancora funzionanti nel sud, è debitamente contrassegnato dall’emblema della Mezzaluna Rossa eppure gli operatori umanitari continuano a morire. La Federazione Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa è sconvolta dai continui bombardamenti sull’ospedale Al-Amal e sulla sede della Palestine Red Crescent Society a Khan Yunis. «Uno dei nostri colleghi», come riporta la Federazione Internazionale della Croce Rossa, «un volontario dei servizi medici di emergenza della Mezzalunarossa palestinese, è rimasto ferito durante l’attacco, che si aggiunge ai 26 feriti dall’inizio dell’escalation delle ostilità e ai quattro colleghi che hanno tragicamente perso la vita in servizio». 

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La Croce Rossa Italiana, intanto, a seguito della richiesta pervenuta dalla Mezzaluna Rossa Egiziana, ha previsto l’invio in Egitto di due spedizioni di farina, inviata via nave per complessivi 231mila kg. La prima, con 100.800 kg di prodotto, è già partita e dovrebbe arrivare a destinazione intorno al 24 gennaio. La seconda, con 130.200 kg di farina, partirà a breve e arriverà in Egitto a fine mese.  

«Ci sono continui appelli affinché il conflitto finisca o si arrivi a un cessate il fuoco», dice Valastro. «In attesa che ciò accada, è necessario che tutti gli attori della macchina umanitaria cooperino in sicurezza e in maniera coordinata al fine di garantire non solo l’aiuto umanitario ma anche per fornire tutta l’assistenza necessaria. La Mezzaluna Rossa Egiziana che ha unito quelli che sono gli aiuti di tutto il mondo per farli passare attraverso il valico, ha fatto un grandissimo lavoro ma i problemi restano. Il valico di Rafah è l’unica via di ingresso, ma gli aiuti passano con il contagocce e i materiali che contengono ferro vengono bloccati. Ciò significa che non passano le tende per gli sfollati, non passano i generatori per l’energia elettrica, non passano neanche le bombole d’ossigeno. E senza bombole d’ossigeno condanniamo le persone a morte». 

Eppure: «L’accesso alle cure sanitarie è un diritto fondamentale, così come la protezione degli operatori umanitaria è sancita dalle convenzioni internazionali. Ho ascoltato la testimonianza di una volontaria della Mezzaluna Rossa Palestinese: “non siamo numeri”, ha detto. Come non sono numeri gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Trovo pericoloso il fatto che non si consenta agli operatori sanitari di fare il loro lavoro, che non si consenta agli operatori umanitari di distribuire gli aiuti, come trovo pericoloso che non si consenta al personale del Comitato Internazionale della Croce Rossa di visitare gli ostaggi. L’incontro a Il Cairo non è stato organizzato per risolvere la crisi in Medio Oriente, ma per coordinare il lavoro umanitario. E con gli aiuti che continuano ad essere bloccati siamo davanti a una situazione incredibile perché quegli aiuti sono un dovere di fronte alla sofferenza di tante donne e uomini nel conflitto in corso, una sofferenza che riguarda da vicino non solo il popolo palestinese che sta pagando con tante vittime ma anche Israele colpita terribilmente e ancora oggi violentata dalla mancata liberazione di tutti gli ostaggi».


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La Croce Rossa Italiana è pronta: «Potremmo fare molto di più», spiega Valastro. «Oltre ai beni di prima necessità potremmo montare un ospedale da campo e inviare personale per il supporto psicologico. Ma agli operatori deve essere garantita protezione e i materiali necessari per l’ospedale, come bisturi e ossigeno, devono poter passa oltre il valico di Rafah». 

Il diritto internazionale umanitario è stato violato: «Abbiamo ascoltato», racconta Valastro, «la testimonianza di una donna che ha dovuto portare il suo bambino, nato prematuramente, dal Nord al Sud della Striscia di Gaza perché non c’erano incubatrici negli ospedali e non ha visto l’altra sua figlia per 40 giorni, periodo nel quale non ha avuto notizie di lei, se fosse viva o morta. Il mio appello è affinché tutto questo finisca e vengano liberati tutti gli ostaggi israeliani. Perché non è vero che in guerra tutto è concesso, anche la guerra ha delle regole. I precedenti che si stanno verificando sono davvero pericolosi, com’è pericolosa la polarizzazione dell’aiuto umanitario. L’aiuto umanitario non significa schierarsi da una parte o dall’altra.  Non è nostro compito schierarci, non è nostra responsabilità dire chi ha ragione o torto. L’aiuto umanitario significa appunto aiutare chi soffre, supportare chi ha bisogno, ma oggi questo ci viene impedito».

AP Photo/Hatem Moussa

 

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