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Il premio “Paolo Dieci” all’Associazione ingegneri africani

La prima edizione del riconoscimento, dedicato a una delle più grandi figure della cooperazione internazionale, è andata all'Ets fondato a Roma nel 2007. Il progetto vincitore, in corso di realizzazione in Camerun, sarà completato a luglio. Finanziato dall’Otto per mille della Tavola Valdese, in collaborazione con Arcs, consentirà di realizzare una rete idrica locale con pompaggio fotovoltaico per più di 5.000 persone

di Luigi Alfonso

Il progetto “Acqua potabile per la sanità, l’educazione e contro lo spopolamento delle zone rurali”, presentato dall’Associazione Ingegneri Africani (Aia), questo pomeriggio si è aggiudicato la prima edizione del Premio Paolo Dieci per il partenariato tra Osc e Diaspore, istituito da Link2007 e Le Reseau, assieme al Cisp, in partenariato con Aoi, Cini e Forum del Terzo settore. Alle sue spalle, la giuria (presieduta da Maura Viezzoli, Cusp/Link2007, e composta da: Stefano Arduini, direttore di Vita; Cleophas Adrien Dioma e Mehret Tewolde, Le Réseau; Gabriele Giuglietti, Banca Etica; Stefania Mancini, Fondazione Charlemagne; Roberto Natale, Rai per il Sociale; Daniele Panzeri, Oim) ha individuato i progetti di Tamat e Tetezana Onlus. La premiazione si è tenuta nel corso della seconda Conferenza nazionale della Cooperazione allo sviluppo, in programma oggi e domani all’Auditorium della Conciliazione, a Roma.

Il progetto vincitore, in corso di realizzazione in Camerun, nella località di Moumekeng (Manjo), è arrivato all’85% del suo completamento e sarà consegnato a luglio. Finanziato dall’Otto per mille della Tavola Valdese, in collaborazione con Arcs, consentirà di realizzare una rete idrica locale con pompaggio fotovoltaico per più di 5.000 persone, con un serbatoio di accumulo di 60mila litri di capacità. Un progetto di grande rilevanza, soprattutto perché in questi mesi in diverse città del Camerun sono stati accertati più di 3.000 casi di colera, una malattia legata alla scarsa qualità dell’acqua. Le popolazioni locali hanno dato un grande contributo di idee per arrivare alla scelta progettuale dell’Aia, una Aps creata nel 2007 da ingegneri e laureandi in ingegneria di alcune università italiane come piattaforma di interscambio e di promozione di uno sviluppo sostenibile.

«Volutamente abbiamo scartato la realizzazione di pozzi in profondità, per il semplice motivo che sono anti-igienici», ha spiegato Frank Dongmo, segretario generale dell’Associazione Ingegneri Africani, intervenuto in rappresentanza del presidente Pierre Eyoung. «Spesso, con il crescere della popolazione, il pozzo diventa parte del centro abitato, venendo così contaminato dalle fosse biologiche. L’intento è quello di dare acqua non contaminata alla gente del posto».

La rete idrica in costruzione comprende un bacino di raccolta in cemento armento, una batteria di filtri in cemento, un serbatoio di pompaggio. L’acqua raccolta dal bacino viene convogliata attraverso i filtri per un pretrattamento meccanico, e poi mandata al serbatoio di pompaggio che ha 5 metri cubi di capacità. Una pompa di 2.5kW di potenza, alimentata da un impianto fotovoltaico, permette di pompare acqua per riempire un serbatoio di stoccaggio di 60 metri cubi posto ad una distanza di circa 700 metri dal bacino. Dal serbatoio di adduzione, posto nel punto più alto del villaggio ed a sei metri dal suolo, l’acqua viene distribuita per gravità per alimentare sei fontane pubbliche e le case private. Un sistema di potabilizzazione è posto a valle del serbatoio di stoccaggio.

«Il partenariato con Arcs, maturato in precedenti esperienze, ancora una volta si è concretizzato in fase di progettazione», ha precisato Frank Dongmo. «Con la presenza permanente di Arcs in Camerun e la sua conoscenza molto approfondita del contesto, abbiamo potuto operare le scelte tecnologiche più appropriate per l’ambiente e adeguato le nostre scelte di materiali e strumenti per favorire eventuali approvvigionamenti sul mercato locale in caso di guasto. Così il progetto è diventato non un trasferimento di tecnologie ma un trasferimento di conoscenze. Insieme ad Arcs, abbiamo poi introdotto il concetto di durabilità, cioè la gestione autonoma ed indipendente delle infrastrutture una volta che sarà consegnato il progetto, attraverso la formazione di tecnici locali. Coinvolgendo le popolazioni, abbiamo stabilito un canone mensile accessibile a tutte le famiglie, per la cassa di gestione e manutenzione dell’impianto».

L’Associazione Ingegneri Africani è un ente del Terzo settore creato a Roma nel 2007 come piattaforma di interscambio e condivisione di conoscenze e esperienze tra competenze qualificate, per sostenere la sfida dello sviluppo sostenibile attraverso progetti di co-sviluppo con tecnologie appropriate. Conta 30 ingegneri associati, una decina di progetti di cooperazione avviati in 8 Paesi d’Europa e Africa, tra cui l’Italia. Sinora ha coinvolto oltre 50 professionisti della diaspora. Oltre un milione di persone hanno beneficiato dei suoi interventi.

«Nato per ricordare Paolo Dieci, il suo impegno nella cooperazione internazionale, e in particolare il suo convincimento sulla importanza di coinvolgere le organizzazioni delle diaspore nelle iniziative della cooperazione italiana, il Premio è pienamente nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile su cui la cooperazione italiana è focalizzata, con particolare riferimento alla valorizzazione del contributo positivo delle migrazioni allo sviluppo dei Paesi partner», ha sottolineato la presidente della giuria, Maura Viezzoli. «Questo obiettivo comporta: il coinvolgimento delle associazioni della diaspora nelle attività di cooperazione allo sviluppo, riconoscendole come partner e attori di sviluppo; l’attivazione di una dimensione territoriale della cooperazione; la valorizzazione delle loro competenze in settori specifici e di conoscenza dei territori di origine. Comporta anche la promozione – in Italia, in Europa e nei Paesi partner – di una narrativa informata sulle migrazioni e sul nesso tra migrazioni e sviluppo. Il Premio intende dare un contributo in questa direzione e ricordare Paolo come figura chiave della cooperazione allo sviluppo degli ultimi decenni, con l’intento di proiettare nel futuro i valori che lo hanno ispirato, guardando in avanti e proponendo un percorso di sviluppo di partenariati tra Osc e diaspore come elemento fondamentale della cooperazione. Partenariato è dunque la parola chiave, complessa e articolata che ci inserisce all’interno dell’Obiettivo 17 della Agenda 2020, quello che collega tutti gli altri».

Il Premio ha ricevuto il patrocinio di: Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics); Banca Etica; Fondazione Charlemagne; Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale (Maeci); Organizzazione Internazionale per le migrazioni (Oim); Rai per il Sociale; Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. Vita è media partner.

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