Salute
Il Premio internazionale Trotula 2019 ad Ariela Benigni
Dedicato alle donne che si sono maggiormente distinte nel campo dell’arte, della cultura e della ricerca è intitolato a una delle più importanti “medichesse” della Scuola Medica Salernitana: Trotula de Ruggiero, nata a e vissuta a Salerno nell’XI secolo. Il premio è stato assegnato quest’anno al segretario scientifico dell’Istituto Mario Negri il cui nome figura i primi posti della classifica delle Top Italian Woman Scientists
di Redazione
A Salerno, nella Cappella Palatina del Principe Arechi, è stato consegnato ad Ariela Benigni, Segretario Scientifico dell’Istituto Mario Negri e Coordinatore delle Ricerche delle sedi di Bergamo, il Premio internazionale “Trotula 2019” dell’Università Nuova Scuola Medica Salernitana, alla presenza dell’Arcivescovo di Salerno, Mons. Andrea Bellandi e di numerose autorità civili, militari e religiose. Il luogo storico della cerimonia è quello in cui i Magister dell’Antica Schola Salernitana assegnavano le Pergamene di Laurea in Medicina, Chirurgia e in Filosofia ai neo laureati.
La Nuova Scuola Medica Salernitana conferisce da oltre venti anni il “Premio Trotula” dedicato alle donne che si sono maggiormente distinte nel campo dell’arte, della cultura e della ricerca ed è dedicato ad una delle più importanti “Medichesse” della Scuola Medica Salernitana, Trotula de Ruggiero, di nobile famiglia longobarda, nata e vissuta a Salerno nell’XI secolo, donna medico che ha contributo con i suoi studi e i suoi trattati alla cura ed alla prevenzione delle malattie delle donne e dei neonati.
La Scuola Medica Salernitana fu la prima illustre Accademia medica a sorgere, intorno all’anno 1000, nell’Occidente cristiano e prima istituzione universitaria legata alla medicina a nascere in Europa. Il primo documento ufficiale in cui è citata come istituzione unica è contenuto nelle costituzioni di Federico II pubblicate a Melfi nel 1231.
La Scuola ha fornito per secoli trattati e principi che sono diventati la base della moderna medicina e ha consentito per la prima volta l’accesso agli studi medici alle donne, alle quali venne eccezionalmente permesso di praticare le arti guaritorie. Nel XII secolo la Scuola medica salernitana è già conosciuta in tutta Europa, non solo per i suoi principi ma anche per le famigerate “Mulieres Salernitanae” che insegnarono e operarono nella Scuola.
Tra le precedenti vincitrici del premio: Clara Zecchini (Ospedale Pediatrico di Bari), Patrizia Nigro (Centro Cardiologico Monzino), Antonella Litta (Università La Sapienza di Roma), Vittoriana Abate (giornalista Rai). «Sono onorata come donna e come ricercatrice di questo riconoscimento prestigioso dedicato ad una pioniera che ha fatto grande la medicina in tempi così lontani» spiega la dottoressa Benigni. «Voglio dedicare il premio a tutte le ricercatrici dell’Istituto Mario Negri che ogni giorno contribuiscono al progredire delle conoscenze nel nostro Paese e lo fanno con grande passione, entusiasmo e spirito di sacrificio».
Nata a Bergamo, Ariela Benigni si è laureata in Scienze Biologiche all’Università degli Studi di Milano, con un PhD presso l’Università di Maastricht. Ha avuto incarichi di spicco in ambito internazionale, tra i quali Senior Fellow presso il Dipartimento di Obstetrics and Gynecology all’Università di Oxford e Consulente per l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Dal 2015 è Editor in Chief della rivista scientifica internazionale Nephron. Il suo nome figura ai primi posti della classifica dei Top Italian Scientists che sono i ricercatori più citati al mondo nella letteratura scientifica, e fa parte del gruppo delle Top Italian Women Scientists che comprende le scienziate con pubblicazioni ad alto impatto, il suo H-Index è 81 (Google Scholar).
Nel 2016 è stata inserita tra le 100 esperte nel sito www.100esperte.it, una banca dati online, che raccoglie 100 nomi di esperte nell'ambito delle STEM, Science, Technology, Engineering and Mathematics.
Si occupa da sempre dei meccanismi che sono alla base dell’insorgenza delle malattie renali, del perché queste progrediscono verso la necessità di dialisi e trapianto e di come arrestare la loro progressione. Si occupa anche di medicina rigenerativa con un’attenzione particolare alle cellule staminali e alla loro capacità di riparare organi danneggiati. Più recentemente la sua attenzione si è rivolta all’invecchiamento e a come ridurne le conseguenze su organi quali il cuore e il rene.
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