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Il premier contro i “farabutti”

Alta tensione nel centrodestra, una lettera per Fini, lo show a Porta a porta, tutto sui giornali di oggi.

di Franco Bomprezzi

Fibrillazione nel centrodestra, falchi e colombe in azione nel Pdl, mentre Berlusconi a “Porta a porta” presenta incontrastato la sua visione della politica e del governo del Paese. Ecco come i giornali di oggi cercano di condensare i diversi argomenti.

“Stampa e politici, Berlusconi attacca”, è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA. Questa la sintesi della giornata: «Berlusconi consegna le prime abitazioni ai terremotati in Abruzzo e annuncia: A fine mese vie le tendopoli. Poi attacca stampa e politici in tv a Porta a Porta, ospite di Bruno Vespa: Troppi farabutti. Su Gianfranco Fini: abbiamo concezioni diverse. Lettera dei parlamentari ex An: patto di consultazione permanente fra il premier e il presidente della Camera». Dalla prima partono anche tre corsivi: “La tv dell’obbligo” di Aldo Grasso («Bruno Vespa si sarebbe dovuto opporre allo slittamento di Ballarò e Matrix. Quanto è successo ha fatto fare un passo indietro all’informazione tv, l’ha riportata ai tempi del pensiero e del canale unici»); “L’incontro rifiutato con il cavaliere” di Francesco Verderami («Non hanno nulla da dirsi, l’ha spiegato l’ex leader di An a Gianni Letta, che tenta di costruire un ponte fra le macerie di un rapporto ormai logoro») e “Quei verbali sull’ex segretario e l’ira di Fini” in cui Fiorenza Sarzanini prova a fare luce sul fascicolo a luci rosse di Feltri su Fini (che ha querelato il direttore del Giornale). All’interno i servizi vanno da pag 2 a pag 9. Il CORRIERE sceglie di puntare più sullo show da Vespa che sulla cronaca della consegna delle casette di legno. I titoli alla 2 e 3 sono infatti tutti “politici”. Si va dall’apertura (“Il premier consegna le prime case. Poi l’attacco in tv”), allo scontro aperto in rai (“Garimberti: il caso al Cda. Lite di Vespa con Franceschini e Di Pietro”) e quello con l’Udc (“E Casini rompe in diretta: «Udc clientelare?Addio alleanze»”) fino alla cronaca dell’intervento a Porta a Porta (“Le due ore di show nel salotto «corazzata»”). A pag 5 il dossier dà i numeri dell’emergenza: gli sfollati sono ancora 55mila e 11mila persone continuano a vivere nelle tendopoli. Di queste, secondo la Protezione civile, 23mila persone avranno presto un tetto.

 Il virgolettato del premier dà il titolo di apertura a LA REPUBBLICA: “Farabutti in politica, stampa e tv”. Molto spazio allo show di Berlusconi in casa Vespa. Altro che terremoto (la puntata doveva essere sulla consegna delle prime case, realizzate dalla Provincia di Trento che per inciso non ha accolto l’invito rivolto al suo presidente Dellai a partecipare, facendo da pubblico…). È stato “un monologo con insulti e menzogne nel salotto del servizio pubblico” come s’intitola il commento di Curzio Maltese. Di fronte a un osannante Vespa («ma questo è un record!», «un altro record», «è un miracolo»), il presidente del Consiglio ha fatto «tre ore di spot governativo», prendendosela in particolare con LA REPUBBLICA e il suo editore, contestando l’opportunità della manifestazione indetta per sabato prossimo («delinquenziale dire che in Italia c’è un pericolo per la libertà di stampa»), difendendosi circa i festini («non ho mai partecipato a festini, sono infamie che non corrispondono al vero») senza che nessuno dei «figuranti» (ovvero i presenti in studio) abbia provato a fare domande vere. «A parte lo scempio d’informazione, cui ormai si è quasi abituati, indigna di più la strumentalizzazione del dolore della gente abruzzese». Quanto ai rapporti con Fini da Berlusconi liquidato in tv con un «i problemi sono solo suoi», si annuncia la riscossa. “Gli ex di An si schierano con Fini. Berlusconi: tra noi concezioni diverse” è il titolo del pezzo di Giovanna Casadio che riferisce della lettera firmata da un cospicuo gruppo di parlamentari, 50 circa, nella quale si chiede maggior democrazia e di porre fine allo sbilanciamento verso la Lega. “«Ora il governo farà i conti pure con i miei» Gianfranco vara la corrente di Montecitorio” spiega Francesco Bei, che analizza le firme. Scontate quelle dei deputati di sicura osservanza finiana, meno scontate quelle dei colonnelli (che alla fine sono giunte: altrimenti in minoranza sarebbero stati proprio gli ex luogotenenti di Fini). Il punto politico è però che in questo modo Fini ha mostrato di avere ancora presa sugli ex compagni di partito e di poterne in qualche modo condizionare il voto. Altro che isolamento del presidente della Camera. Un risultato tanto più importante, fa sapere un pezzo accanto, perché tra poco ci sarà il verdetto della Consulta sul Lodo Alfano. Le prime indiscrezioni sostengono che prevarrebbe il no (in quanto «privilegio illegittimo»)..

La consegna delle case della ricostruzione in Abruzzo apre la prima pagina, ma la cronaca è relegata alle pagine 6 e 7 perché IL GIORNALE sino a pagina 5 commenta l’affair Fini che s’intreccia con la critica della sinistra alla consegna mass mediatica delle nuove abitazione dei terremotati. È Renato Farina che (da cronista ha vissuto il terremoto del Belice e di Marche e Umbria) dalla prima pagina scrive: «La ricostruzione ha segnato un punto d’arrivo, velocità strepitosa, efficienza assai poco normale per un Paese  dove era solito vincere  il sottobosco burocratico. Berlusconi e con lui Gianni Letta e Guido Bertolaso sono riusciti in una lotta contro la  passività pelosa  di talune autorità locali e contro le difficoltà ovvie  a fornire case dignitose e senza scricchiolii  in un ambiente ancora devastato. E che cosa accade d’innanzi a questa specie di miracolo? Incredibilmente, anzi ovviamente, la sinistra capovolge la realtà. L’unica vittima del terremoto è diventata RaiTre, anzi Giovanni Floris, perché gli hanno spostato il programma di una settimana. Certo restano un sacco di cose da fare. L’Abruzzo ricostruito aiuta tutti, è diventato il laboratorio dove sperimentare  sistemi per costruire ben e in fretta. Intanto il Parlamento ha trovato il modo per celebrare un processo popolare contro Vittorio Feltri  senza la presenza del reo, mai nemmeno nominato, ma evocato come killer, mafioso, esecutore e così via». Vittorio Feltri nel suo editoriale non cambia lo scenario di aula di tribunale e anticipa la difesa del suo avvocato contro la querela di Fini e scrive: «Il fantomatico dossier è in realtà un atto della procura della repubblica di Roma. Il mio non è un avvertimento mafioso ma il racconto di fatti. Mi auguro qualora si discutesse una causa contro di me di non esser costretto a documentarli per provare  una cosa palese: non ho diffamato nessuno, ma ho fatto solo notare a Fini quanto sia imprudente spingere altri a fare  quanto egli desidera non sia fatto a lui». La parola passa a Gabriele Villa che chiude la difesa del GIORNALE  e del suo direttore  citando la storia professionale del giornalista di Repubblica Giuseppe D’Avanzo che ieri accusava Veltri di essere un accoltellatore e che invece, secondo Villa, proprio lui  con la sua penna «è un esperto di killeraggio: dai giudici Carnevale e Di Pisa agli amici e ai familiari di Mario Rostagno, innocenti che ha crocifisso e che sono stati assolti». Sul piano della cronaca politica per IL GIORNALE il frondismo degli ex di Alleanza nazionale fa flop. Francesco Cramer riporta il testo del cahier des doléances fatto passare fra i banchi di Montecitoro da Bocchino, dove si legge: «Caro presidente ci rivolgiamo a te per rappresentarti un disagio  che richiede un intervento per armonizzare le varie anime politiche e parlamentari del Popolo della libertà». Cramer sottolinea anche i passaggi in cui si riconosce a Berlusconi «la tua leadership, la tua ineguagliabile politica del fare».

L’editoriale di seconda pagina a firma di Marina Corradi, su AVVENIRE, mette insieme lo show di Berlusconi da Vespa, l’intimidazione di Feltri a Fini, il caso Boffo. La tesi è che c’è da preoccuparsi per «l’uso crescente e normale della stampa come di una spietata arma impropria» e che qualcosa stia «vacillando nell’informazione in Italia» se Feltri può permettersi «ostentatamente» di fare «intimidazioni», senza che nessuno «nemmeno l’ordine dei giornalisti» ritenga di dire o fare niente. La lettera dei deputati ex An e la querela di Fini a Feltri finiscono a pagina 9, con pezzi che smorzano i toni: le molte firme alla fine hanno «depotenziato la parte più dirompente della lettera» e comunque per tutta la giornata di ieri – scrive AVVENIRE – c’è stato «un incessante frullar d’ali di colombe» che ha «sterilizzato i timori di fratture irreparabili» tra finiani e berlusconiani. Anche il pezzo sulla querela apre sottolineando il fatto che ieri l’avvocato del premier ha incontrato sia Fini sia la Bongiorno. Nella stessa pagina l’appello di Gianni Letta che citando il giornalista Giorgio Montini, padre del futuro Papa, dice che il giornalismo è «una splendida missione a servizio della verità» e la solidaretà a Dino Boffo del patriarca di Venezia, Angelo Scola.

“Bene, ma senza grancassa” è il titolo di un bel fondo de IL SOLE 24 ORE, equilibrato, sulla questione ricostruzione e Berlusconi-show. In sostanza Alberto Orioli dice: «L’efficacia assicurata (in Abruzzo, ndr) dal governo e dalla Protezione civile di Bertolaso è patrimonio di ogni cittadino (…) Avrebbe poco senso, anche per il più acerrimo oppositore del premier Berlusconi, scommettere sul fallimento della ricostruzione (…) il successo di oggi è un successo comune, senza colori né partiti. Se l’Italia sapesse tornare unita sulla gara per la soluzione dell’emergenza sarebbe un bel giorno (…) Se il governo farà bene, occorrerà dirne bene, un dovere per l’informazione». Poi ecco il passaggio che giustifica il titolo: «A chi governa tocca anche impedire che la fine dell’emergenza terremoto venga ridotta a tema da propaganda politico-televisiva, trasformando in gadget quella che è una difficile opera di salvataggio (…) Chi volesse fare della televisione questo uso sbaglierebbe tanto quanto oggi chi, nel centrosinistra, non sa dire altro se non che il successo in politica passa dal controllo catodico. È un errore gemello: fa gli stessi guasti».

Bocche cucite su Fini, immigrazione e scuola. Dai piani alti del Carroccio arriva l’ordine di non far polemiche e concentrarsi sulle regionali. E’ la sintesi del pezzo di ITALIA OGGI “Adesso Bossi fa il pompiere” che anticipa  la stretta sulla comunicazione degli esponenti della Lega attesa per oggi. A decidere la strategia comunicativa sono stati Calderoli e Bossi, quelli che più di tutti in questi anni non hanno mai abbassato i toni. «Ma ora i tempi sono cambiati» scrive il quotidiano, «e bisogna essere accorti e moderati. Non saranno ammesse defezioni, tutti i deputati e i senatori padani dovranno rispondere compatti all’ordine in arrivo: concentrasi sui provvedimento concreti che servono alla causa e astenersi sala bagarre politico». «I cittadini sono stanchi di inutili conflittualità» ha detto il presidente della Lega Nord al Senato, Federcio Bricolo, interpellato da ITALIA OGGI: «Ci chiedono di impegnarci a rispettare il programma elettorale sottoscritto dall’intera maggioranza. E noi così faremo». L’attenzione alla comunicazione dell’efficienza leghista è fondamentale per un buon successo alle prossime elezioni regionali. Il concetto è spiegato in questi termini:«Bossi punta tutto su federalismo e regionali e poco altro. Di tutto il resto, della battaglia politico-giornalistica di questi giorni, dello stillicidio del Pdl tra forzisti e aennini, non vuol sentire parlare».
 
Su IL MANIFESTO il pezzo di Micaela Bongi “La porta dei miracoli” ripercorre con ironia i passaggi di ieri con cui i vertici Rai hanno «epurato» Ballarò e Matrix dalla prima serata e Franceschini e Di Pietro (il contraddittorio) da Porta a Porta. La giornata è stata convulsa con il rifiuto all’ospitata di Franceschini perchè «la mia presenza» spiega il segretario del Pd «servirebbe per coprire la scelta della rai di stravolgere i palinsesti allo scopo di garantire al presidente del consiglio una vetrina». A stretto giro di posta, dopo la risposta piccata di Vespa che accusa di fare processi ad una trasmissione ancora non andata in onda, interviene Di Pietro, anche lui ospite programmato che dopo un paragone forte «Minzolini e Vespa stanno al giornalismo come la sedia elettrica sta alla vita umana» spinge i cittadini a disertare il canone Rai in favore di Sky. Poco dopo Vespa annuncia l’esclusione del leader dell’Idv dal programma. Insomma ogni possibile intralcio al premier è stato scansato e il programma può iniziare.  
«Le fazioni in cui sono divisi il Pdl, la Lega e la vecchia An sono arrivate ad un passo dalla guerra termonucleare totale» questo il quadro che fa su IL MANIFESTO Matteo Bartocci nell’articolo “La vecchia An commissaria Fini. E Tremonti spera nel dopo Silvio». Per capire il caos interno al partito basta ripercorrere gli ultimi passaggi. L’An dei finiani scrive una lettera al premier, mentre proprio Fini querela Feltri, direttore del quotidiano della famiglia Berlusconi, il che crea uno scontro di secondo piano: I due avvocati-deputati Bongiorno e Ghedini, si incontrano nello studio del presidente della camera», Ghedini infatti difende Berlusconi, la Bongiorno invece Fini. La richiesta degli ex An è il ridimensionamento della Lega, con un aumento di democrazia interna al partito. E poi la ciliegina sulla torta. «Mentre la maionese del Pdl impazzisce fa capolino un’altro pretendente al trono di Berlusconi». Tremonti infatti lascia un’intervista al Corriere bussa alla porta di Fini e parla da leader «Serve una tregua, nel Pdl la discussione è aperta».
 
  “Niente elezioni anticipate”. Apre così l’edizione di oggi de LA STAMPA, con cinque pagine dedicate alla politica: le prime due sul premier a “Porta a porta”, poi cronaca e retroscena della querela di Fini a Feltri e tutti i movimenti che ne sono seguiti nel centrodestra, per finire un’intervista a Pierferdinando Casini (Udc).  La cronaca di Porta a Porta sottolinea l’abilità di comunicare di Berlusconi (sobrio fra le vittime del terremoto, «se avesse ceduto all’istinto di gridare “E’ tutto merito mio” si sarebbe scordato gli applausi perché lì la gente soffre davvero» e senza freni da Vespa). A fianco un’intervista a Lorenzo Dellai, presidente della Provincia di Trento. Gli viene chiesto: «Diciamola tutta: di chi sono queste case (Onna, ndr), della protezione civile o dei trentini? Dellai si schermisce «Le case non appartengono alla Provincia, al governo, a questa o quella forza politica: sono degli abruzzesi». “E Franceschini non va da Vespa”: un pezzetto di appoggio sul segretario del Pd che ha annullato la sua ospitata da Vespa per il prossimo “Porta a Porta”, che in una lettera ha detto di non voler prestarsi a una sorta di operazione “par condicio” che legittimi la vetrina data al premier. “Fini querela Feltri”, “Così il generale Gianfranco ha esautorato i colonnelli”. La lettera a Berlusconi del presidente della Camera, in cui si chiede un patto permanente fra i co-fondatori del Pdl e viene espresso un giudizio severo sui continui attacchi di Feltri, è stata firmata da 69 deputati ex An su 71 ma solo al termine di una giornata travagliata nella quale la fronda La Russa, Matteoli, Alemanno era su altre posizioni, scrive LA STAMPA, con l’ipotesi anche di una “controlettera”, che poi è caduta lasciando il posto a una dichiarazione di La Russa che ha detto di essere d’accordo sul «merito ma non sul metodo» della presa di posizione di Fini. «Fine corsa per Fini?» è una delle domande poste da LA STAMPA a Pierferdinando Casini (Udc). «Ai miei tempi c’era una vaga idea di collegialità. Oggi il rapporto è fra Berlusconi e Bossi, e basta. Per giunta, più Berlusconi è debole, più Bossi è forte. Detto questo non penso affatto che Fini sia a fine corsa». E ancora: «La politica che usa il ricatto permanente contro le istituzioni è miope, non può durare. Fini per il Pdl è più eretico di quanto non lo fossi io 5 anni fa. Ma venivo tollerato, oggi c’è l’insofferenza per chi non sta nel pensiero unico. Informazione compresa. E Berlusconi che affida a Feltri la propria difesa politica dà una straordinaria prova della propria debolezza».

E inoltre sui giornali di oggi:

FINE VITA

CORRIERE DELLA SERA –  Al testamento biologico è dedicato l’editoriale di oggi firmato da Giovanni Sartori (“Il testamento senza volontà”). Sostiene Sartori: Il provvedimento «è arrivato ieri alla commissione competente della Camera per l’approvazione definitiva. Si prevede che sarà ritoccato. Anche così resterà un testamento che viola la volontà del testatore. Perché questo è l’intento della Santa Sede».

 

NON PROFIT

LA REPUBBLICA – “In campo le associazioni non profit «Garantire la libertà di stampa»”. Un pezzo di società civile, una quarantina di associazioni, si è schierato a favore della manifestazione indetta dalla Fnsi per sabato prossimo per tutelare la libertà di stampa. Wwf, ActionAid, Enpa, Amref, Save the children, Terre des hommes ed altre. In una nota fanno sapere che ritengono «si debba attribuire estrema, fondamentale considerazione al diritto dei cittadini a conoscere, e al dovere di giornali, radio ed emittenti televisive di informare correttamente». 

 

DIRITTI UMANI

IL GIORNALE – Fausto Bioslavo tratteggia a tutta pagina un ritratto di Navi Pillay sotto al titolo a pag. 15 “ La razzista dell’Onu che accusa l’Italia di razzismo”. In sintesi Biloslavo scrive: «La paladina dei diritti umani è una nemica viscerale di Israele, una sfegatata sostenitrice dell’aborto, con controverso passato punteggiato da dichiarazioni accomodanti verso sanguinari dittatori e movimenti  terroristici». 

 

TV

ITALIA OGGI – «Bussare alle porte dei Talk Show per far propaganda alle proprie riforme pare proprio essere un vezzo di tutti i capi di stato e di governo del mondo». Lo scrive Roberto Miliacca nel pezzo “Anche Obama, come Silvo, parla via talk show“ pubblicato da ITALIA OGGI nella sezione Commenti. I telespettatori americani faranno un’indigestione mediatici di Obama. Domenica, il presidente Usa sarà in 5 trasmissioni tv: This Week sulla Abc; Meet The Press sulla Nbc; Face the Nation della Cbs; Ma anche Cnn e Unovision. A snobbare il presidente la FoxNews di Murdoch.

 

INTEGRAZIONE

LA REPUBBLICA – “Marocchina uccisa dal padre: amava un italiano”. Ennesima vittima in provincia di Pordenone di una visione “proprietaria” della vita. El Katawi Dafani, 45 anni, aiuto cuoco e musulmano molto osservante, ha assalito sua figlia 18enne e il fidanzato di lei, un italiano di 31 anni. La ragazza è morta, il giovane è in ospedale. I due avevano iniziato a convivere da poche settimane. La ragione del folle gesto omicida è che il genitore non accettava la differenza di età e di fede. Immediata la reazione del sindaco leghista  di Azzano Decimo, il paese dove è accaduto il fatto, secondo cui «dimostra l’impossibilità di una integrazione con la cultura musulmana»  

 

SAVIANO

AVVENIRE – Roberto Saviano, autore di Gomorra, racconta il suo approccio alla religione e il suo giudizio sulla Chiesa locale in una lunga intervista rilasciata a Nigrizia, il mensile dei comboniani. «Castel Volturno, dove c’è la missione dei comboniani, è davvero una città africana. Della diaspora africana. Quello che fanno i comboniani in quella realtà – uso una parola che potrebbe apparire altisonante, ma non lo è – ha del miracoloso». Della fede dice: «Mi piace l’idea che ha Jonas, di un Dio da aiutare. Un Dio non onnipotente che si trova a scontrarsi con il male. Un Dio non onnipotente è un Dio che mi sta molto simpatico». E ancora: «Nel tempo ho iniziato a percepire che la fede è stata spesso il vero motore delle persone di buona volontà che nelle zone più difficili del Sud hanno cercato di trasformare le cose».

 

NAVI A PERDERE

IL MANIFESTO – Il titolo del quotidiano comunista “Somalia Connection” è dedicato al giallo delle «navi a perdere», cominciato con il ritrovamento del relitto di Cutraro e velocemente diventato caso di cronaca internazionale. Il pezzo centrale è un’intervista a Francesco Fonti, collaboratore di giustizia della n’drangheta, che ha sempre parlato coi magistrati del traffico di rifiuti nel Mediterraneo. «Ho portato di persona rifiuti radioattivi nel Corno d’Africa. Quando arrivavamo al porto di Bosaso i militari italiani si voltavano dall’altra parte. Sono convinto che Ilaria Alpi è stata uccisa perchè ha visto proprio lì le cose che non doveva vedere».   

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