Economia

Il pranzo (scaduto) è servito

di Maurizio Regosa

Ve l’immaginate? Passami il tonno scaduto il mese scorso”. “Però buono questo mai che avremmo dovuto consumare due mesi fa…”. E ancora: “Non credevo: il panettone scaduto è ancor più buono”. Frammenti di conversazioni dell’irrealtà, direte voi…

E invece…

A Londra dialoghi simili sono possibili, dal momento che – in Gran Bretagna – non è vietato vendere prodotti scaduti. Addirittura è occasione per alcuni magazzini di fare affari d’oro, vendendo la merce un po’ vecchietta a prezzi scontati. Infatti, complice la crisi, sono sempre più numerosi i consumatori che, accettano il rischio di ingerire alimenti non proprio freschissimi. Ovviamente, non è detto siano automaticamente velenosi… Mentre invece è probabile che, dal punto di vista nutrizionale, siano diventati scadenti. Del resto, come ha sottolineato oggi il quotidiano la Repubblica (segnalando il boom di clienti e di acquisti on line), in Gran Bretagna vendere merce scaduta è legale. E quindi i salumieri inglesi non corrono rischi…

Il diritto alla salute

Ne corrono invece da noi quei commercianti che non tolgono dai banchi della vendita gli alimenti scaduti. In Italia la legislazione è diversamente severa e vieta la commercializzazione di prodotti la cui etichetta impietosamente ne denunci l’anzianità. Ragioni di sicurezza alimentare, come evidenzia una nota della Coldiretti, preoccupata che anche nel Belpaese possa giungere questa “forma di risparmio”. In sostanza il ragionamento (condivisibile) dell’associazione è il seguente: il diritto a una sana alimentazione è universale e va garantito a tutti, anche a coloro che per motivi economici potrebbero essere indotti nella tentazione di acquistare a minor costo cibi e bevande scaduti.

La tentazione del risparmio

Quella al risparmio è del resto una tentazione comprensibile se vista dalla parte dei consumatori, il cui potere d’acquisto si assottiglia sempre più. Lo è assai meno se analizzata secondo la prospettiva di quelle multinazionali alimentari, prosegue la nota della Coldiretti, che spesso tentano “di ridurre i propri costi sostituendo le ricette tradizionali con ingredienti meno costosi, ma di minore qualità”. “Una scelta che peraltro rischia di aprire le porte alle frodi e sofisticazioni che spesso in Italia si fondano proprio sulla cambiamento delle date di confezionamento e la messa in vendita di prodotti scaduti da tempo. Come dimostrano i recenti sequestri di passata di pomodoro al sud e dei salumi nel nord Italia”.

 L’impegno per la qualità

“Fare leva sulle difficoltà economiche delle persone per collocare prodotti altrimenti invendibili è una strategia che può risultare vantaggiosa dal punto di vista commerciale, ma è profondamente discutibile”, sostiene la Coldiretti, “sul piano etico. Fra le tante strade da percorrere per contenere i prezzi quella di tagliare sulla qualità e la sicurezza è l’unica da evitare perché mette a rischio le caratteristiche degli alimenti che si mettono in tavola ogni giorno”. Meglio, assai meglio esplorare strade alternative all’acquisto in economia….

Foto di Hora yarou (da www.flickr.com)

 

 


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