Cultura

Il potere della marca: da clienti ad attori

Il potere della marca, Bollati Boringhieri, pp. 160, 9,30 euro

di Redazione

Da una ventina d?anni a questa parte, si è scritto e riscritto che la nostra epoca (postmoderna, postindustriale o come diavolo la si voglia chiamare) sarebbe caratterizzata dalla fine delle ?grandi narrazioni?. Ovvero di quelle grandi impalcature teoriche che si ritenevano capaci di descrivere il senso dell?esistente e di prescriverne il futuro, va da sé, magnifico e luminoso. Ma siamo sicuri che il vuoto lasciato dal collasso di questi grandi serbatoi di senso e speranza (cristianesimo, idealismo, illuminismo e marxismo), non sia stato riempito da qualche parodia o surrogato? Vanni Codeluppi (Il potere della marca, Bollati Boringhieri, pp. 160, 9,30 euro), per esempio, ne è convinto: una nuova weltanschaung, una scintillante visione del mondo si è fatta avanti prepotentemente. Di che si tratta? Del marketing aziendale e del suo suadente braccio ideologico: la marca. Analizzando nel dettaglio celebri loghi (Disney, Nike e McDonald), Codeluppi ne mette in risalto, con un gran numero di esempi concreti, la loro natura, che è poi quella di un?autentica, seppur grottesca, filosofia di vita, con tanto di etica ed estetica. In questa fase del marketing non conta neanche più il prodotto. Le principali marche sono diventate infatti puri concetti perché, per un?azienda, l?obiettivo non è più quello di vendere, ma di creare il cliente. Di attrarre gli individui e di trasformarli in attori del suo mondo.

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