Non profit

Il poster razzista? L’ho fatto io!

Il manifesto-scandalo attribuito alla Lega in realtà è un falso creato dal nostro vignettista Mauro Biani

di Daniele Biella

Il manifesto incriminato l’aveva fatto lui. Stiamo parlando di Mauro Biani, vignettista collaboratore di varie testate tra cui Vita non profit, ma soprattutto ci riferiamo al poster che giovedì 27 agosto ha causato tanto scalpore nell’opinione pubblica di tutta Italia, scatenando le reazioni di buona parte della classe politica e conquistando le prime pagine dei quotidiani. “Immigrati clandestini: torturali! È legittima difesa”, è scritto a caratteri cubitali sul manifesto, che riporta in primo piano anche il logo della Lega Nord. Ebbene, qualche giorno fa sul social network facebook il gruppo ‘Lega Nord Mirano’ (a cui hanno aderito, ‘accettando l’amicizia’, come si dice nel gergo della comunità web, anche politici leghisti di rilievo come Umberto Bossi e il capogruppo alla Camera Roberto Cota: qui il link al gruppo) aveva pensato bene di adottarlo come propria immagine rappresentativa. “Chi ha fatto questa scelta ha preso per serio quello che invece era nato nel lontano 2004 come un progetto di satira. È roba da matti”, spiega a Vita lo stesso Biani, incredulo di fronte all’accaduto, “ci sarebbe da ridere eccome, se fossimo in un paese normale…”. Alla luce della piega che stava prendendo il tam tam mediatico di ieri, è stato proprio il vignettista, che sul suo blog maurobiani.splinder.com si definisce ‘antirazzista’, a fare l’estemporaneo outing. A lui la parola per raccontarci come sono andate le cose.

Qual’è stato il tuo primo pensiero una volta ‘rivisto’ il manifesto-scandalo?
Ero allibito. Vederlo sulle home page dei giornali, e soprattutto vedere con quanta rilevanza veniva affrontato il tema, mi ha sconcertato. Ho pensato: ‘è un paradosso che si è trasformato in realtà!’. Il fatto che qualcuno ha ritenuto verosimile un’idea nata con fini esclusivamente satirici, tanto da prendere l’immagine da internet e metterla sul proprio profilo di facebook, è un segno che i paletti della decenza sono oggi spostati troppo in là, e che questa purtroppo non è più satira.

Da dove nasce il manifesto?
Nasce da un concorso sulla comunicazione non violenta lanciato pubblicamente cinque anni fa da Peacelink, in particolare dal giornalista Carlo Gubitosa, il portale sui temi della pace: si trattava di creare dei finti manifesti elettorali che lavorassero sul linguaggio elettorale e propagandistico dei partiti, in un periodo storico di forte preoccupazione, all’indomani dello scoppio del conflitto armato in Iraq e, in particolare, dell’appoggio del Governo italiano alla guerra. Si sono quindi realizzati poster con slogan dei partiti politici, di ogni schieramento, da Rifondazione comunista a Forza Italia, dalla Lega Nord agli allora Ds.

Parlaci di quello della Lega, oggi nell’occhio del ciclone…
Era basato sui tre cavalli di battaglia di allora: oltre all’immigrazione, una costante della propaganda leghista, nel 2004 il partito di Bossi aveva incentrato le sue attenzioni sul far approvare la legge sulla legittima difesa e sull’impedire l’introduzione in Italia del reato di tortura, che nel nostro paese non esiste ancora oggi. In questo modo, unendo i tre temi, è nato lo slogan riportato sul manifesto. L’intento di quest’iniziativa era chiaramente satirico, così come è ancora oggi riportato nella pagina web ufficiale, in cui si possono vedere tutti i manifesti (clicca qui). A questo punto, menomale che ci siamo tutelati allora, visti i tempi che corrono.

In che senso?
Mettendo i riferimenti legislativi legati al diritto a fare satira, oggi siamo tranquilli. Ma l’incredibile sta nel fatto che allora, nel 2004, questi manifesti non se li era filati nessuno. Oggi invece quello della Lega viene ritenuto da molti riconducibile alle idee dello stesso partito, ovvero un possibile manifesto leghista. E solo perchè si è mosso un politico, in questo caso Walter Veltroni, che ha chiesto la rimozione del gruppo (che nel pomeriggio di venerdì, al momento in cui si sta scrivendo questo articolo, è invece ancora attivo, e ospita i commenti di molti ‘leghisti indignati’ che si dissociano dall’iniziativa del gruppo veneto, ndr) i giornali si sono scatenati. Giornali che avrebbero dovuto verificare di più la notizia.

Come si è saputo che eri tu l’autore?

Semplicemente perchè l’ho rivelato via skype alla redazione di uno dei giornali in cui collaboro, Liberazione. Tre ore dopo il mio messaggio, quando probabilmente hanno capito la portata della notizia, mi hanno richiamato, e la prima cosa che mi hanno chiesto è stata se ero sicuro di quello che dicevo: non ci credeva nessuno! Ora ci rido sopra, ma anche questo è indicativo, così come lo è il fatto che tutti abbiamo creduto alla serietà della cosa, senza porsi delle domande.

Chi è la persona che ha inserito il manifesto sul profilo di facebook del gruppo leghista?
Quello che ho letto è che il gestore del sito è una ragazza giovane (è nata nel 1984, come si legge sulla pagina del social network in questione, ndr). L’unica cosa che mi viene da dire è che mi dispiace per lei, perchè probabilmente da questa sua azione non si aspettava un ritorno di pubblicità negativa di tale portata. Pur ritenendo, comunque che, il gruppo di facebook in questione non sia un falso, ma un’iniziativa seria…

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