Politica
Il portavoce si dimette, alla Cgil non basta
L'autore del comunicato sui neutrini ha lasciato la carica di portavoce del ministro, ma non la poltrona di dirigente ministeriale
«Il rapporto tra il ministro Gelmini e il suo ex portavoce è un problema suo, ma non lo è quello tra quest’ultimo e l’amministrazione pubblica. Non si è rotto infatti solo un sodalizio di lavoro ma il legame tra Massimo Zennaro e lo Stato». E’ questo il commento del responsabile del dipartimento dei Settori pubblici della Cgil Nazionale, Michele Gentile, all’indomani dell’intervista del ministro dell’Istruzione Gelmini, sulle parole che quest’ultima dedica alla chiusura del rapporto con il suo portavoce.
Gentile sottolinea come «l’ormai ex portavoce del ministro, individuato come il responsabile dell’errore sui neutrini, ha rassegnato le dimissioni irrevocabili dal ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione ma resta comunque alla guida della direzione generale per lo studente, l’integrazione, la partecipazione e la comunicazione del Ministero nel ruolo di direttore generale. Ma è la scelta del ruolo dal quale dimettersi che è sbagliata perché se un portavoce deve avere un rapporto di fiducia di tipo politico con il ministro, un dirigente dello Stato no».
Quest’ultimo, infatti, prosegue il dirigente sindacale della Cgil, «deve avere una sua terzietà, credibilità e autorevolezza riconosciuta dall’intera pubblica amministrazione. Non esistono rapporti dirigenziali di natura fiduciaria se non quelli espressamente previsti dalla legge. E’ per noi quindi irrilevante che sia venuto meno il rapporto politico tra il ministro e il suo portavoce, ma non è assolutamente irrilevante – conclude Gentile – il fatto che Zennaro mantenga la sua funzione di dirigente generale dello Stato».
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