Non profit
Il portavoce di Riccardi: Novità positive sul prossimo bando
Giovanni Grasso: «Nessun preconcetto nell'aprire agli stranieri. Entro due settimane notizie sulle prossime partenze». E i 14,5 milioni risparmiati dal Fondo Mecenati potrebbero aggiungersi a quelli già recuperati
La novità, questa volta, c'è: "Entro due settimane arriverà una comunicazione relativa al nuovo bando di servizio civile. Positiva". Queste le parole che rivolge a Vita.it Giovanni Grasso, portavoce del ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione Andrea Riccardi. Parole che hanno il timbro dello stesso ministro, nelle cui mani è affidata al salvaguardia di un'esperienza giovanile senza eguali ma da anni in preda a tagli governativi. "A oggi non siamo pronti, anche alla luce della recente sentenza sul diritto dei giovani stranieri di partecipare al bando. Ma stiamo lavorando per fare presto".
La sentenza della Corte d’appello che boccia il requisito di cittadinanza italiana per fare il servizio civile crea problemi all’uscita del nuovo bando?
No, nel senso che stiamo studiando come renderlo possibile compatibilmente con la sentenza e con la situazione finanziaria attuale. Di certo ci sarebbe bisogno di una certezza normativa che ora manca, dato che sull’altro caso legato alla partecipazione di giovani stranieri, il Tribunale di Brescia aveva dato parere diverso rispetto alla Corte d’appello milanese. Sottolineo che non abbiamo nessuna prevenzione in merito all’aprire tale esperienza anche agli stranieri.
A proposito di situazione finanziaria, a che punto siamo?
Il ministro Riccardi si è speso molto per trovare 50 milioni di euro aggiuntivi, che noi diamo per acquisiti in attesa delle ultime firme (vedi a lato la conferma del prefetto Morcone, ndr). Assieme ai fondi ordinari, tali cifre come detto in passato permetterebbero di far partire 18mila volontari. Ma avremo più certezze fra due settimane al massimo, quando arriverà una comunicazione ufficiale che spiegherà i tempi del bando e il numero di giovani da avviare.
E' possibile che arrivino fondi last minute, magari attingendo dai 14,5 milioni di euro avanzati dal Fondo Mecenate?
Non escludo nulla: il ministro sta valutando se e come utilizzare i soldi avanzati dal fondo per l'imprenditoria giovanile, potrebbe lasciarli al suo successore così come impiegarli subito in altre azioni verso i giovani, tra le quali naturalmente c’è il servizio civile. Rispetto al recente passato abbiamo un vantaggio per quanto riguarda la velocità delle decisioni: l’accorpamento in un'unica struttura del Dipartimento della gioventù e dell’Unsc, Ufficio nazionale servizio civile.
Come valuta questo accorpamento, ovvero la nascita del Dipartimento della gioventù e del servizio civile?
In modo molto positivo. Oltre al risparmio economico, c’è un fattore operativo che è ben rappresentato dall’esempio del Fondo Mecenate: i fondi a disposizione possono passare rapidamente da uno scopo a un altro perché sono gestiti da un unico ente. E c’è la certezza che non vanno persi.
Dal 2001 a oggi è la prima volta che il Scn, Servizio civile nazionale, rimarrà senza volontari per alcuni mesi (gli ultimi finiscono a giugno 2013). Allo stato di salute attuale e con il nuovo assetto, pensa che tale esperienza avrà un futuro?
Siamo in un momento di forte crisi, e il governo tecnico era nato sotto l’egida dei tagli e della messa a posto dei conti pubblici: il fatto che il Scn non sia stato cancellato, ma che sia resistito a questo periodo è un buon segno. È un’esperienza che giova molto a tutta la società, non solo ai giovani che lo svolgono, e per molti di loro è un’opportunità per trovare lavoro in un campo affine, cosa non da poco con l’alta disoccupazione di oggi. Sarebbe da sprovveduti non riconoscere l’importanza di quest’esperienza, lo stesso pensa il ministro Riccardi, che si è speso molto per salvaguardare il servizio civile. Quello che è nato come difesa alternativa della patria si è oggi esteso a tanti altri campi, a un’attenzione sociale a 360 gradi, spesso utile anche allo stato per diminuire i costi di alcuni servizi, per esempio con le fasce deboli della popolazione.
Come vede un servizio civile universale, se non obbligatorio come rilancia su Vita di questo mese il presidente della provincia di Trento Alberto Pacher?
Sul tema sono uscite molte idee, tutte interessanti. Per quanto mi riguarda, lo renderei il più esteso possibile, anziché parlare di obbligatorietà. Questo però a oggi è un discorso a metà, perché l’ostacolo economico, ovvero il reperimento di fondi per garantire la partecipazione a tutti i giovani che lo volessero, è insormontabile.
In alcune esperienze di servizio civile regionale e leva civica gli enti pubblici si stanno rivolgendo a finanziamenti privati. A livello nazionale è pensabile?
Sì, perché è previsto dalla legge in vigore. Purtroppo però finora tale possibilità non si è concretizzata: nessuno si è fatto avanti, ma è una prospettiva da non lasciar cadere. Sarebbe il momento che l’istituzione iniziasse un’opera di sensibilizzazione in tal senso.
Come dimostra l’inchiesta sul mensile in edicola, sono sempre di più le Regioni che si stanno costruendo un proprio servizio civile. Come valuta questo fenomeno?
Senza dubbio è positivo. C’è molta differenza tra una regione e l’altra, sarebbe ottimo armonizzare le varie esperienze, con un maggiore confronto, affinché non risultino a macchia di leopardo come inevitabilmente sta avvenendo ora.
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