Sostenibilità

Il popolo migratore soffre il grande caldo

Ecco l'Atlante europeo degli uccelli che migrano

di Redazione

Una ricognizione a tappeto su 280 specie a partire
dal 1906. Per capire come cambia il nostro clima sulla base dei mutamenti nelle rotte. Nell’Oasi delle Gole del Sagittario, in Abruzzo, un importante meeting internazionale
Quando, in primavera, enormi stormi di uccelli che hanno trascorso l’inverno in Africa, attraversando l’Italia volano verso nord per andare a riprodursi in Europa settentrionale, ad esempio nelle foreste della Scandinavia, i loro spostamenti sono così rapidi da portare un Luì grosso (che, nonostante il nome, pesa meno di 10 grammi) fino in Svezia in soli 3 giorni. Rotte misteriose ed invisibili nel cielo sono seguite ogni anno da milioni di uccelli nei loro lunghi spostamenti tra Europa ed Africa. I migratori sono particolarmente vulnerabili alle modificazioni che l’uomo causa all’ambiente, sia direttamente attraverso la distruzione degli habitat, sia indirettamente con il mutamento climatico globale. In questo contesto, lo stato di salute delle popolazioni dei migratori è una misura efficace di quello dell’ambiente in cui noi viviamo. Conoscere e monitorare nel tempo le popolazioni dei migratori è quindi utile per il futuro nostro quanto loro.
Per discutere delle strategie di potenziamento della rete di monitoraggio – rappresentata in Europa da una comunità costituita da 10mila ricercatori, tra cui 400 italiani – i rappresentanti dei diversi Centri di inanellamento europei, riuniti dall’Ispra che è Centro nazionale di inanellamento, hanno tenuto ad Anversa degli Abruzzi, ospiti dell’amministrazione comunale e dell’Oasi WWF Gole del Sagittario, l’assemblea dell’Euring, l’organismo scientifico di coordinamento delle attività di ricerca e monitoraggio basate sull’inanellamento: in Europa ogni anno sono marcati circa 5 milioni di uccelli appartenenti ad oltre 300 specie. In quell’occasione è stato definito il progetto più ambizioso fino ad oggi pianificato relativamente allo studio delle rotte di migrazione: la produzione dell’Atlante europeo della migrazione. I dati pubblicati nell’Atlante si riferiscono ad oltre 165mila segnalazioni di uccelli inanellati appartenenti a ben 280 specie diverse, a partire dal 1906. Questa massa di informazioni conferma come l’Italia sia risultata connessa, per tramite degli uccelli migratori, a tutti i Paesi europei, a ben 38 Paesi africani ed a 9 Paesi asiatici.
L’Atlante vedrà la partecipazione dei massimi esperti europei nello studio della migrazione basato sull’inanellamento ed offrirà una solida base scientifica all’applicazione di norme comunitarie, producendo dati indispensabili a comprendere anche le ragioni della loro drammatica rarefazione in molte aree europee. «Recenti studi hanno dimostrato», ha dichiarato Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF, « come 12 specie di migratori, su 24 studiate, abbiano accorciato, nell’arco del Novecento, la distanza tra le aree di svernamento e le aree di riproduzione. I migratori che svernano nel bacino del Mediterraneo per poi nidificare nel Nord Europa stanno reagendo più velocemente rispetto ai migratori che svernano a Sud del Sahara». «I cambiamenti climatici», ha concluso Caserta, «pongono a rischio il 38% delle specie europee di uccelli».


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