Non profit

Il popolo della pace e l’inizio della guerra

"Tutti hanno subito capito che la Campagna non era per niente conclusa, anzi, lo scoppiare del conflitto ha determinato una presa di posizione ancora più forte"

di Redazione

L?attacco all?Iraq è cominciato da cinque giorni, ma nel Coordinamento della Campagna ?Pace da tutti i balconi!? il clima è caratterizzato dalla consueta frenesia. «È un momento particolarmente difficile – ci spiegano i promotori – il nostro pensiero va ovviamente alla popolazione civile dell?Iraq che sta subendo un attacco durissimo; le guerre, infatti, lasciano ferite che non si potranno mai rimarginare. Sul versante della risposta alla guerra, registriamo moltissimi segnali che fanno affermare quanto sia stata incredibile la reazione degli italiani: tutti hanno subito capito che la Campagna non era per niente conclusa, anzi, in un certo senso, lo scoppiare del conflitto ha determinato una presa di posizione ancora più forte». Effettivamente le continue, numerosissime e imponenti manifestazioni di queste ore danno la ?cifra? della forza dell?impegno a favore della pace, non solo contro il conflitto, che anima la stragrande maggioranza degli italiani. «La bandiera della pace è diventata il simbolo dell?impegno attivo di centinaia di migliaia di italiani di tutti i ceti, religioni e orientamenti politici. Per questo invitiamo il ?popolo dell?arcobaleno? a utilizzare proprio questo strumento durante tutte le iniziative (manifestazioni, sit-in, veglie, fiaccolate, ecc.), a cui ognuno vorrà aderire. Sappiamo inoltre che la fortissima mobilitazione a cui assistiamo in questi giorni diventerà nelle prossime settimane sempre più imponente, giungendo a coinvolgere con modalità sempre nuove e nonviolente tutti i cittadini. Dobbiamo tenerci in contatto, consultando nei limiti del possibile i siti internet nei quali le iniziative locali vengano pubblicizzate a cominciare dal nostro: www.bandieredipace.org per potervi partecipare ed esserne a nostra volta promotori». Da più parti è giunta voce di bandiere della pace listate a lutto. «La bandiera non dovrebbe essere mai listata a lutto, anche se è comprensibile un certo sconforto, perché molti credevano che tanto impegno avrebbe potuto fermare la guerra. Ma la bandiera della pace non registra una sensazione, propone con la forza dei colori dell?arcobaleno, simbolo dell?unione di tutti i popoli, il valore della Pace. Il nero è la negazione della speranza stessa, la dichiarazione di una disfatta, e quindi non può essere abbinato alla bandiera. Non dobbiamo mai scordarci che la bandiera vuole dire PACE, e lo dice anche mentre nel mondo sono decine i conflitti aperti e dimenticati. Questa nuova consapevolezza, quella di avere solo iniziato un cammino, di averne compreso, magari solo in parte, l?importanza, di essersi addentrati per un sentiero che pochi fino ad oggi hanno osato percorrere e di averlo fatto in milioni di persone, ebbene questo è il dato nuovo, questa è la speranza per il futuro, questi sono i frutti più belli che possiamo consegnare alle generazioni che verranno». Sul sito www.bandieredipace.org si trovano due nuovi riferimenti… «Abbiamo rilanciato l?appello di Zanotelli, Ciotti, Teresa Strada, e molti altri sulle iniziative da intraprendere a seguito dello scoppio delle ostilità; tra queste merita una sottolineatura ?Stop Esso war?, la campagna di boicottaggio dei prodotti della multinazionale che si è aggiudicata l?appalto per la fornitura di carburante all?esercito degli Stati Uniti. Chiediamo inoltre a tutti i sostenitori della campagna un impegno ulteriore nella diffusione delle bandiere, data la grande mobilitazione popolare sorta per fermare la guerra». Il costo della guerra, il costo delle armi Chi saranno le vittime di questo conflitto? Volti e persone in tutto il Mondo? E? ovvio pensare, come sottolineato da più voci in questi giorni, che i primi a subire l?impatto devastante dell?attacco all?Iraq saranno i più deboli fra la popolazione irachena?. Ma purtroppo non rimarranno da soli! Le persone non moriranno infatti solo sotto le bombe, ma anche fra i bambini in Africa malati di AIDS, fra le donne dell?Asia senza la possibilità di accedere all?acqua, fra gli uomini negli Stati Uniti senza assistenza sanitaria e senza istruzione? Le stime più attendibili e recenti (Wall Street Journal) determinano in 95 miliardi di dollari il costo delle sole operazioni militari della guerra in Iraq. Se poi si tengono in considerazione le spese per la gestione post-bellica e gli impatti sull?economia, i costi per la sola America verranno contati in migliaia di miliardi di dollari? Di contro, la Banca Mondiale stima che con circa 50 miliardi di dollari all?anno si potrebbe dimezzare la povertà nel mondo entro il 2015! Ma a queste richieste e dichiarazioni negli scorsi anni si è sempre risposto: ?mancano le risorse? ?ora sappiamo che tutto ciò era falso, perché in verità le risorse non mancano ma vengono usate per fare la guerra! Ce lo confermano anche i dati sulle spese militari e per gli armamenti, che sono ormai arrivate a livelli spaventosi (per avere un?idea consultate la sezione ?lo sapete? del sito www.bandieredipace.org…). Perciò noi diciamo NO a questa guerra non solo per difendere il diritto alla vita ed alla speranza della povera gente irachena, ma anche in supporto alla società civile statunitense, soprattutto per ciò che riguarda le fasce più deboli. Va detto infatti con forza che nell’anno fiscale 2004 l’amministrazione Bush intende spendere 400 miliardi di dollari per difesa e apparato militare (solo 23 per la diplomazia internazionale) che, se confrontati con i 247 miliardi di dollari per la sanità e gli 86 miliardi di dollari per l’educazione, fanno comprendere come l?interesse vero di chi comanda non sia certo quello di migliorare le condizioni di vita nemmeno dei propri cittadini! Preoccupano quindi le dichiarazioni recenti del nostro Presidente del Consiglio, che invita l?Europa a spendere di più nell?ambito militare, non capendo i problemi che questo già ora comporta direttamente ed indirettamente per la popolazione degli Stati Uniti. Senza possibilità e volontà di investire in campi sociali la società americana ha aumentato nel corso dei decenni le proprie disparità e i propri problemi (vedere ad esempio i dati su le diseguaglianze di reddito e sulla popolazione carceraria?) Non vogliamo morti fra le strade di Baghdad a causa delle bombe e nemmeno morti fra le strade di New York per mancanza di assistenza medica? E? giunto il momento di gridare con forza quanto questi aspetti siano simili e come siano causati dalla stessa sete di potere e dall?illusione di poter costruire con le armi il progresso dell?Umanità verso pace e giustizia?. La vera Pace e la vera Giustizia si costruiscono solo con l?amore, la condivisione ed il rispetto.

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